L'intervento sulle pensioni deciso nel vertice di Arcore smentisce clamorosamente i proclami di Bossi, che fino a pochi giorni fa ringhiava: "La previdenza non si tocca". Il quotidiano del Carroccio scorda le parole che solo una settimana fa erano "scritte sul marmo". Sallusti premia invece il Cavaliere, Libero celebra se stesso
Per risolvere il mistero della parolina scomparsa basta andare indietro di una settimana esatta e recuperare La Padania di martedì 23 agosto, dove, sempre in prima pagina, Alessandro Montanari scriveva: “La Lega nord non fa retromarcia… e scrive sul marmo i paletti già ripetutamente annunciati da Umberto Bossi nei comizi d’agosto: le pensioni non si toccano”. Il tutto rafforzato da un titolo perentorio: “La Lega detta le condizioni”.
La certezza “scritta sul marmo” arriva da lontano: “Le pensioni dei lavoratori non si toccano” titolava il giornale della Lega il 9 agosto, virgolettando il Segretario in persona, che minacciava: “Finché c’è la Lega non si mettono in discussione i diritti della nostra gente”. E tre giorni dopo, il 12, il senatùr affrontava i cronisti a muso duro: “Vado a vigilare sulle pensioni, ma non penso che nessuno osi toccarle finché non c’è chi ha il pugno più forte del mio”. E così via, fino al comizio del 20 agosto ad Alzano Lombardo in provincia di Bergamo, quando Bossi rassicurava i militanti: “Le pensioni si lasciano fuori dalla manovra. Le pensioni le ha salvate la Lega, nonostante quello che dice quello stronzo di Casini”. L’ultima bufala verde viene propinata il 27 agosto, tre giorni fa, dal leghista Andrea Gibelli, vicepresidente della Regione Lombardia, secondo il quale la Lega aveva “chiuso sul nascere ogni discussione relativa all’innalzamento dell’età pensionabile”, e dunque nell’incontro tra Bossi e Berlusconi ad Arcore non se ne sarebbe neppure parlato.
Il marmo, alla fine, si è squagliato sotto il sole di Arcore, dove Bossi si è presentato in compagnia del fido figlio Renzo – è sempre la Padania a sottolinearlo – oltre a Maroni, Giorgetti e Cota (sul fronte opposto sedeva lo squadrone Berlusconi-Cicchitto-Gasparri più il “responsabile” Silvano Moffa). L’intervento sulle pensioni è diventato a sorpresa il cardine della manovra aggiuntiva che la maggioranza porterà in Parlamento, spazzando via diverse proposte avanzate dal centrodestra stesso nelle ultime settimane, a partire dall’incremento dell’Iva. L’età pensionabile, in sostanza, aumenterà perché il governo intende tagliare dal calcolo gli anni del servizio militare e quelli di università riscattati.
Insomma, una retromarcia completa di Umberto Bossi e del suo partito, ma sulla Padania vince la Lega. Così come sul Giornale vince Berlusconi. “Niente nuove tasse, ha vinto Berlusconi” è infatti il titolo cubitale scelto dal direttore Alessandro Sallusti. Perché dalla manovra è scomparso “il contributo di solidarietà” e c’è stato uno “stop all’aumento dell’Iva”. La parolina pensioni sul Giornale c’é, sia pure associata a un sostantivo dal sapore lieve: “ritocchi”.
Ha vinto anche il quotidiano cugino-rivale: “La manovra di Libero. Vittoria: niente tasse” è l’apertura di prima pagina della testatata diretta da Maurizio Belpietro. Non manca la gratificazione del Cavaliere, che in grande evidenza dice: “Ho raddrizzato questo decreto nato male”. Pare però di ricordare che a presiedere il consiglio dei ministri che approvò il decreto “nato male” ci fosse proprio lui.
In mezzo a tanti trionfatori, va onestamente ammesso che Il Fatto Quotidiano ha perso. Nella quadra Berlusconi-Bossi non trovano spazio seri provvedimenti contro l’economia criminale e l’evasione fiscale. Nessuna tassazione bis sui capitali scudati, nessuna patrimoniale sui patrimoni inconciliabili con i redditi dichiarati, nessun intervento per scoraggiare la corruzione, autentica idrovora di risorse pubbliche. Solo un generico coinvolgimento dei Comuni nella caccia agli evasori e la promessa di qualche nuova norma di cui al momento non si conoscono i dettagli né, tantomeno, il gettito previsto per le casse dello Stato.