Mani giunte, veli neri, bare di compensato e finte lacrime. Il popolo parmigiano è tornato in piazza, sotto quei portici del Grano diventati ormai teatro della protesta degli indignados in salsa emiliana, per celebrare anticipatamente il funerale all’amministrazione comunale di stretto rito berlusconiano trainata dal sindaco Pietro Vignali, già risoprannominato ‘Vignavil‘, per il suo attaccamento alla poltrona da primo cittadino dopo lo scandalo Green money che a giugno ha portato all’arresto di 11 persone, tre delle quali legate a doppio filo al primo inquilino del Municipio.
Il tutto a cornice di un consiglio comunale infuocato che ha approvato l’assestamento del bilancio, ovvero una manovra di 5,5 milioni di euro con tagli in ogni settore, necessario per non mandare in bancarotta il Comune. Discusse 12 delibere fino a notte fonda con il risultato che la manovra si farà ma con un conseguente scossone politico: gli assessori civici Lorenzo Lasagna, Roberto Ghiretti, Cristina Sassi, Francesco Manfredi e il delegat0 Ferdinando Sandroni hanno rimesso questa mattina il loro mandato nelle mani del sindaco. Una situazione a dir poco farsesca visto che questo intermezzo, dicono i dimissionari, di “48 ore” permetterà a Vignali di riflettere e valutare se sostituire i cinque o, scenario molto lontano ma non impossibile, far chiudere definitivamente l’esperienza di una delle giunte più fallimentari dell’ultimo ventennio parmigiano.
Un consiglio comunale al cardiopalma, quello di ieri sera, iniziato nel peggiore dei modi: dopo appena un’ora il presidente del consiglio comunale, Elvio Ubaldi, ha interrotto i lavori lasciando bollire nel proprio brodo i consiglieri e convocando la conferenza dei capigruppo. Il tutto dichiarando davanti alle telecamere della Rai: “Sono pentito di Vignali come sindaco, aspetto l’intervento della magistratura”.
Sotto ai portici del Grano, intanto, la protesta impazzava. Alle 17.30 si è raggiunta quota 500 persone, armate di cartelli e megafoni. E di velo nero, per fare il funerale a una giunta ormai finita. Parma, quindi, è tornata in piazza con finti feretri di compensato sperando che, al termine della prima assemblea alla ripresa dei lavori consiliari, Vignali si rendesse conto che commissariare il Comune sarebbe una soluzione migliore di provare a galleggiare sino alle prossime elezioni del 2012. Nella bara che gli indignados portano sulle spalle, infatti, c’è una data precisa: 1998 (anno di proclamazione di Elvio Ubaldi sindaco) – 2011.
“E’ la fine di un modo di far politica – ha dichiarato Andrea Bui, leader del movimento La Piazza -, in questi anni si è semplicemente lasciato far fare tutto quello che volevano agli industriali che hanno rovinato la nostra città”. Trasformandola, come recitano i cartelli degli indignati, da ‘Città cantiere a cimitero dei cantieri’ visto che non ci sono più soldi per concludere i lavori iniziati.
Corruzione, scandali, milioni di debiti impossibili da ripianare è il quadro in cui Vignali sta cercando di rimanere a galla ma in queste ore il vignalismo sembra essere agli sgoccioli. Nonostante il vicesindaco Paolo Buzzi abbia aperto il consiglio comunale dichiarando che “non toglieremo il disturbo” e nonostante il consiglio, alle prime battute, si sia occupato di ben altro, come della Libia con una disamina durata quasi un quarto d’ora dal consigliere di maggioranza Arcuri, nell’aria c’è aria di cambiamento. I parmigiani sotto ai portici del Grano non hanno intenzione di mollare e continuano la protesta, chiedendo a gran voce le dimissioni di Vignali, che ormai sembrano vicine più che mai. Ma, come è noto, augurare la morte al tuo nemico non fa altro che allungargli la vita.
di Caterina Zanirato e Massimo Paradiso