Con la festa dell’Aïd el-Fitr, è finito ieri il Ramadan. Ma la data non era del tutto scontata, è stata confermata – per la Tunisia-  la sera di lunedì dopo che come tradizione, il Gran Mufti ha visto dalla cima della Medina una fettina di luna crescente. A quel punto son partiti avvisi sms, radio, Tv etc. E nella giornata di martedì era davvero tutto chiuso – negozi e uffici – e non si riusciva a trovare nessuno, neanche i più laici: tutti impegnati in visite familiari. Ramadan e Aïd: Un incredibile fenomeno dicostume e di consumi, che cresce sempre di più, anche indipendentemente dalla osservanza religiosa.

Vederlo a Tunisi, (dove son venuto per indagare sulle prossime elezioni sottovalutando il caldo e il Ramadan) serve a capire meglio la portata e i contenuti del Ramadan, anche di quello in Italia. Qui nella capitale del primo paese arabo ha che abbattuto la dittatura in nome di principi democratici e liberali universali, non c’è nessun obbligo legale di aderire al digiuno. Si tratta – ricordiamolo – di non mangiare nè bere nè fumare dal’alba al tramonto.

Ma anche senza obbligo la spinta alla imitazione o solidarietà sociale verso il digiuno è irresistibile. Durante il Ramadan ci sono sì alcuni caffè, bar e ristoranti  aperti, ma è molto difficile che qualcuno ci vada, soprattutto se sono all’aperto o con sale visibili dalla strada. In un albergo ho visto una sala per evasori del Ramadan che sembra lo spazio fumatori nei nostri eroporti. Anche metà dei  ragazzi italiani del blog Vivere in Tunisia, residenti che non sono musulmani, finiscono per digiunare di giorno. Per rispetto e partecipazione, dicono. Qualcosa del genere sta già succedendo nelle nostre città europee, dove si partecipa per convenzione sociale  nelle famiglie miste o nelle piccole imprese.

Stiamo parlando di un fenomeno destinato a diventare sempre più importante nei prossimi anni, visto che non è intaccato dalla modernità, anzi si alimenta di essa e visto che l’orario aumenterà nei prossimi 3-4anni. Quest’anno, col Ramadan che ha coinciso col mese di agosto, il digiuno nell’area del Mediterraneo durava mediamente 16 ore al giorno o poco meno.  Il suo inizio slitta ogni anni di qualche settimana indietro, e andrà progressivamente a centrare il giorno più lungo che è il 21 giugno.

Diciassette ore senza bere in una giornata estiva, se arrivano ondate di caldo, saranno un problema da gestire, anche comunale. Il rovescio della medaglia della fatica del Ramadan, è il consumismo familiare e commerciale serale e notturno, fino alla rottura finale del digiuno. A Tunisi il cambiamento di ritmo è impressionante. Un’ora e mezza prima del tramonto le strade si svuotano per la preparazione della cena rigorosamente in famiglia o in casa, e due ore dopo il tramonto una folla enorme si riversa nel centro a mangiare dolci e gelati, bere bibite e soprattutto invadere i negozi delle marche di moda. Che il Corano e l’89 arabo convergano a
imbottigliare l’ingresso dei negozi Nike è interessante da studiare.  Sta di fatto che come fosse un nostro Natale prolungato, la spinta ai consumi nel Ramadan è sempre più forte, tanto che studi ufficiali confermano che mediamente nel Magreb nel mese del digiuno diurno si ingrassa di cinque chili.

C’è comunque una esigenza di socializzazione e di festa alla quale le amministrazioni pubbliche dovrebbero andare incontro. Il sindaco di Parigi, socialista e gay, ha sfidato le accuse del prefetto per organizzare o almeno patrocinare le iniziative della festa culturale chiamata Notti del Ramadan. E una laica e interculturale notte bianca di Ramadan alla milanese o alla torinese potrebbe essere un obiettivo interessante per le nuove amministrazioni di centro sinistra italiane.

Ringrazio Vivere in Tunisia per la collaborazione

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