L'azienda leader mondiale delle spedizioni pagherà 10 milioni di sterline l’anno per vedere il proprio marchio sull’abbigliamento che i Reds indosseranno durante il training. Non era mai capitato in Europa perché nessuna squadra era mai riuscita a vendere lo spazio sulle casacche separando l'addestramento dalla partita
Il Manchester United, una delle cinque squadre più forti al mondo secondo il ranking Uefa, ha messo in cassaforte un altro primato. Che però questa volta poco o nulla ha a che fare con il campo da gioco. Nei giorni scorsi, i Reds hanno firmato un contratto che legherà per quattro anni la società di Sir Alex Ferguson alla Dhl, leader mondiale delle spedizioni. Ecco i termini dell’accordo: Dhl pagherà circa 10 milioni di sterline l’anno (per un totale di circa 46 milioni di euro) per vedere il proprio marchio sull’abbigliamento che i giocatori indosseranno durante gli allenamenti. E’ una prima assoluta, almeno per la Premier League: mai nessun club del massimo campionato inglese era riuscito a vendere lo spazio sulle casacche da training, che fino a oggi era di assoluto controllo dello sponsor principale, quello per intenderci che appare anche sulle maglie della squadra nelle partite ufficiali.
Insomma, due brand per due occasioni diverse. Il gruppo assicurativo statunitense Aon continuerà a “coprire” tutte le gare dei Reds, dal campionato alla Champions League. Dhl, per una cifra di poco inferiore alla metà, avrà invece l’onore di sfoggiare il proprio logo sulle magliette che Rooney e compagni useranno durante gli allenamenti, tranne quelli alla vigilia degli appuntamenti europei. Perché i campioni dello United hanno mercato pure quando sgambettano quotidianamente per preparare gli impegni della settimana. Per dare ragione dei numeri, la Dhl pagherà per l’operazione più di quanto fece a suo tempo la Vodafone che del Manchester era il main sponsor fino al 2006. Passa il tempo, sale il prezzo. Anche in un contesto economico mondiale che non promette nulla di buono come quello che stiamo vivendo.
Se per il calcio europeo è una novità, da considerare come l’ultima deriva del marketing applicato al business sportivo, negli Stati Uniti è prassi consolidata da anni. E che riguarda i fuoriclasse della pallacanestro, ma anche quelli del baseball e del football americano. Nella terra di Obama tutto è mercato, tutto è vendibile, tutto può fare denaro. Figuriamoci le divise di allenamento di una squadra che raccoglie ogni anno milioni di euro di sponsorizzazione. Anzi, strano che non l’avessero ancora fatto, direbbero da quelle parti. Il direttore commerciale dei Reds è colmo d’orgoglio: “L’accordo con Dhl dimostra che siamo il club più innovativo e di successo”. Gongola anche la proprietà a stelle e strisce, che sebbene accusi un debito di circa 515 milioni di sterline per via di un mercato che nelle scorse stagioni ha portato in maglia rossa numerose stelle del bel pallone, si dice convinta di essere pronta per adeguarsi al fair play promesso e promosso da Michel Platini.
Il Manchester United è una macchina da soldi. Può contare su uno staff di venditori di prim’ordine composto da una settantina di agguerittissimi agenti. Gli affati sono all’ordine del giorno, dai più grandi, come quello con Dhl, ai meno importanti sotto il profilo del ritorno economico, come quello che pare sia stato formalizzato qualche settimana fa con un’azienda malese che confeziona snack. Già, perché in Asia lo United è popolarissimo. Da un’indagine del club, sembra che i tifosi dei Reds siano intorno ai 190 milioni. Un bacino straordinario, che permette di costruire iniziative commerciali con i fiocchi e di generare utili che valgono oro per guardare al domani con una certa tranquillità. Certo, fair play permettendo.