La descrizione di ciò che è avvenuto nel mega-summit di Arcore, sette ore di discussione intensa e laboriosa fra i migliori cervelli disponibili al governo di questo Paese, è buon materiale per una ricostruzione di vecchio varietà, come la celebre gag del gatto che assiste alla furibonda lite di due amanti ed è persuaso che l’uno stia incolpando l’altro di avere dimenticato di comprare la trippa.
Ciò che è avvenuto invece è la distruzione, non si sa quanto cosciente, ma certo accurata, di ciò che forse era rimasto della credibilità e rispettabilità italiana. Come in un incubo è avvenuto tutto ciò che un mago menagramo poteva prevedere per l’Italia: una serie di cancellazioni e di aggiunte fatte con confusione, concitazione, e senza alcuna logica, da mani diverse, deformata persino rispetto al prima, inventando ciò che non si poteva fare e dimenticando dei pezzi, tipo cinque miliardi di euro che non si trovano nella somma finale.
L’evento è da denuncia penale, perché reca all’azienda Italia un danno grandissimo. Centra in pieno l’obiettivo di presentarci come un Paese che non ha neppure un po’ di rispetto per se stesso e la propria immagine, e non teme il ridicolo. E non parliamo di tempestive e credibili misure economiche. Pensate alla canzoncina da ripetere prima che si apra il penoso sipario del Parlamento: “Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani”. La frase corretta è questa: “Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani ricchi”, come sempre. Gli altri se la vedano con i 40 anni di lavoro come requisito minimo per la pensione, da tassare subito. Che italiani saranno i pensionati? Che italiani saranno i sindaci che hanno invaso le strade di Milano per far sapere che i Comuni sono a secco? Che contributo darà, e in che modo, la cancellazione a futura memoria delle Province, e la riduzione dei parlamentari di un altro parlamento, nel momento minaccioso che grava adesso sull’Italia?
Come se non bastasse, giornali e tv fanno il lancio senza ridere (o senza piangere) come se ad Arcore fossero state prese decisioni storiche. “Via la supertassa, stretta sulle pensioni, niente superprelievo, l’Iva non si tocca”, gridano giornali e tv. I cittadini credono che sia il lavoro del Parlamento. Non è vero, non è successo niente. Hanno solo rinnovato il contratto a Bossi e Calderoli. Si attende la risposta dei mercati.
Il Fatto Quotidiano, 31 agosto 2011