L’associazione nata nel 2002 per iniziativa dell’Anci riunisce 200 borghi in Italia (di cui 10 in Emilia-Romagna) e si rifà a Les plus beaux villages de France nata nel 1982 nel paese transalpino, incantevole tour di 156 borghi francesi, perlopiù nella Francia meridionale (citiamo gli straordinari Bonneval-sur-Arc, Saint Cirque Lapopie e Roussillon visto che li abbiamo visitati).
L’idea è quella di rivalutare e recuperare luoghi che a livello architettonico e urbanistico sono rimasti pressoché intatti con l’andare del tempo. Poi, visto che siamo in Italia, l’arte si sposa immediatamente col palato. Gastronomia, specialità dop, doc e igp e chi più ne ha più ne metta.
“Questa manifestazione è la dimostrazione delle potenzialità che ha il nostro paese dal punto di vista turistico”, ha sottolineato l’assessore regionale a Turismo e commercio dell’Emilia Romagna, Maurizio Melucci: “Si tratta di un settore strategico che rappresenta il 12-13% del Pil, con margini di crescita importanti, che va però aiutato con una politica nazionale che dia sostegno alle imprese del settore”.
La sesta edizione del Festival “I Borghi più Belli d’Italia” sarà inaugurato il 2 settembre nel Borgo di Castell’Arquato (Pc), quando si riuniranno gli Stati generali del turismo sociale nazionale aderenti alla Organizzazione mondiale del turismo sociale (O.I.T.S.) per fare il punto sulla situazione del settore. Poi il 3 e 4 settembre continuerà la parte convegnistica e fieristica nel Borgo di Vigoleno (Pc). Qui si terrà anche la parte più interessante per il pubblico che potrà passeggiare fra gli stand, degustare i prodotti che i borghi più belli d’Italia avranno portato per l’occasione, assistere a spettacoli di gruppi folcloristici, musica popolare, bande e ad animazioni di artisti in strada. Infine il 12 novembre a Dozza (Bologna) si terrà il primo “Workshop dei borghi più belli d’Italia” e il primo “Meeting degli operatori del turismo sociale collettivo”.
Ad una trentina di chilometri da Piacenza e poco di più da Parma il borgo medioevale di Castell’Arquato vive ancora l’atmosfera dell’antica pieve del nobile Magno che nel 756 d.c. lo organizzò in corte con mercato e un’amministrazione della giustizia. Dal 790 fino al 1220 la dominazione vescovile di Piacenza ne bloccò lo sviluppo fino all’epoca dei “liberi comuni”, poi un breve intermezzo di scontro tra guelfi e ghibellini, infine l’apogeo rinascimentale dei Visconti e degli Sforza.
Vigoleno, invece è un labirintico borgo-castello arroccato sul torrente Stirone, Caso raro della storia italiana, è appartenuto quasi ininterrottamente dalla fine del Trecento fino agli inizi del Novecento a una sola famiglia: gli Scotti. Entrambi i borghi offrono, infine, prelibatezze alimentari: il vino passito a Vigoleno; Monterosso Valdarda doc, crostata di cioccolata e anolini a Castell’Arquato.
(d.t.)