Nel ridicolo giro di roulette dove ogni giorno si contraddicono le decisioni del giorno precedente, una volta per non scontentare i pensionati che votano, una volta per non dispiacere ai calciatori da 30 mila euro al giorno, che non votano ma che fanno perdere consensi, una volta per non toccare i patrimoni di quelle poche decine di migliaia di ricchi sfondati (su sessanta milioni di poveracci) – ché poi non li invitano più alle feste -, l’unica certezza è il contributo di solidarietà richiesto ai politici. Forse, demandato alle calende greche di una futura legge costituzionale che il prossimo governo sicuramente disconoscerà, anche il taglio dei parlamentari, delle loro indennità, delle loro pensioni e delle province.
Gli italiani gongolano soddisfatti, come a dire: “ve l’abbiamo fatta”. Non sanno, tapini, che se la sono fatta da soli. Abolire tutti i cosiddetti “privilegi della politica” (fatto salvo il discorso delle province, che invece ha senso), ha il peso di una manciata di milioni di euro su una manovra da decine di miliardi. E’ come gongolare per avere tagliato i 50 euro di un’assicurazione sugli infortuni, quando poi si va fuori a cena tutte le sere, si comprano abiti costosi e si fanno settimane bianche tutto l’anno. Peccato che quell’assicurazione era la sola cosa utile.
Cosa credete che succederà quando ci saranno la metà dei parlamentari a rappresentarvi, quando avranno uno stipendio di 2 mila euro al mese e quando non avranno più nessuna garanzia sul futuro? Ve lo dico io: il vostro vicino di casa, il signor Rossi, che è stimato da tutti e che, se messo a servire il suo paese, farebbe meglio di questa accozzaglia di sordidi affaristi dediti all’intrallazzo e alla lussuria come gli antichi romani di Spartacus, resterebbe a fare l’impiegato o a gestire con successo la sua bottega. A vita. Chi glielo fa fare di perdere il suo lavoro con pochissime probabilità di essere riassunto, magari dopo 10 anni, quando ormai cinquantenne non se lo filerà più nessuno ma, avendo già fatto due mandati, dovrà tornarsene a casa, senza la garanzia di una pensione integrativa da parte dello Stato? Chi glielo fa fare di mollare i suoi due bimbi piccoli, che ora perlomeno hanno la certezza di mangiare due volte al giorno, per trasferirsi a Roma e spendere più di quello che guadagna? E giacché non ci devono più essere neppure i rimborsi elettorali, chi glielo fa fare di dilapidare tutto quello che ha guadagnato solo per pagarsi una campagna elettorale dall’esito incerto, anche in considerazione dell’esiguità dei posti disponibili in Parlamento dopo il dimezzamento? Per fare cosa, poi: per contribuire al bene comune?
No, il signor Rossi, che siete voi, d’ora in poi se ne starà a casa. E sapete chi ci andrà, a tutelare i vostri interessi? Chi se lo può permettere: i ricchi, i faccendieri, magari i criminali che hanno ingenti quantità di liquidi da spendere, in un modo o nell’altro. Guarda caso, le uniche riforme che non si toccano, in questo girotondo di acrobati e di venditori di fumo, sono proprio quelle che diminuiscono il “potere rappresentativo del popolo”, che per di più sono osannate e invocate a gran voce dallo stesso popolo. Un miracolo della tecnica di persuasione di massa. Bravi: rinunciate pure volontariamente ai vostri diritti acquisiti. Ma sì: limitiamola, questa democrazia già così scricchiolante.
Se il Titanic è affondato per avere urtato contro un iceberg, la soluzione non è tornare a costruire barchette e rinunciare ai transatlantici per attraversare l’oceano, ma nominare un capitano esperto e più capace. Allo stesso modo non è rinunciando alle garanzie che tutelano i nostri diritti (riconoscendo a chi serve il popolo con onore un futuro non incerto) che raddrizzeremo la rotta. Dobbiamo cambiare gli uomini al comando, non buttare la nave.
Gli uomini al comando, tuttavia, non cambieranno mai finché a candidarsi saranno quelli che possono permettersi campagne elettorali pervasive, condotte su tutti i media, a suon di milioni di euro. Vinceranno sempre i più ricchi e più inciucioni. Che poi saranno ricattati come è evidentemente sotto ricatto il governo, oggi, nel suo ridicolo dibattersi come un pesce tirato a riva. Il sistema elettorale va riformato drasticamente, in maniera che tutti i candidati partano alla pari e che ad essere privilegiate siano le idee, non i bei faccioni simpatici.
Se fosse per me, io farei così. Sei mesi prima delle elezioni, i cittadini che lo desiderano presentano un proprio programma. I programmi vengono accorpati in base alla similarità dei loro punti, e vengono presentati in rete e in televisione. In rete si sceglie il programma migliore. Si scelgono cioè le “idee”, non le persone. A questo punto chiunque, sia chi ha scritto il programma sia chi ritiene di poterlo realizzare con profitto, si candida e si presenta, semplicemente aprendo un blog, in rete. Tra tutti i partecipanti, la rete vota ed esprime una rosa di candidati, i più convincenti, che si presenteranno alle elezioni. I candidati espressi faranno la campagna elettorale vera e propria. Avranno gli stessi spazi su tutti i media, gireranno le stesse piazze e gli stessi teatri. A spese pubbliche, perché scegliere chi ci governerà per i successivi cinque anni è un nostro interesse, un impegno prioritario che deve assumersi la collettività. Nessuno deve potersi avvantaggiare grazie alla sua disponibilità economica. A nessun proprietario di televisioni e di giornali può essere consentito di sfruttare la sua influenza per favorire se stesso. Tutti inizieranno a correre dagli stessi blocchi di partenza. La campagna elettorale non sarà incentrata sui programmi: quelli sono già stati scelti dai cittadini. Quello che bisognerà dimostrare sarà di essere in grado di realizzarli. Le retribuzioni, la pensione e le indennità dei politici potranno essere modificate di anno in anno, decise da un’apposita commissione rappresentativa dei cittadini e legate alla performance, ovvero al tasso di trasformazione del programma in attuazioni concrete. Allo stesso modo, il Parlamento può essere sciolto dal popolo, se il governo non presta fede alle attese. Esattamente: ho detto dal popolo, non dal Presidente della Repubblica.
Difficile? Non credo: la tecnologia per farlo esiste già ed è affidabile. Non tutti hanno la rete? Chi ne è sprovvisto può accedere all’internet point più vicino, così contribuiamo a sostenere l’emergere di nuove figure professionali. Oppure votano in comune. I dettagli sono insignificanti: il futuro è solo nelle nostre mani. Il problema è che abbiamo le mani sporche e, come i bambini, poca voglia di lavarle.
p.s. voglio condividere con voi la frase di apertura del sito personale del deputato americano Sheila Jackson Lee: “Sono sinceramente grata di essere stata rieletta e di avere il grande onore di continuare a servire la gente del 18° distretto congressuale del Texas”.
Ecco: l’onore di continuare a servire la gente. E’ questo che dobbiamo metterci in testa quando pensiamo alla politica.