Manovre per insabbiare le indagini di Bari su Patrizia D’Addario e il giro di escort a Palazzo Grazioli? Per tentare di rispondere a questa domanda la procura di Lecce ha aperto una indagine preliminare sull’operato della procura di Bari nell’inchiesta che riguarda Gianpaolo Tarantini, arrestato ieri e da tempo indagato nel capoluogo pugliese con l’accusa di sfruttamento della prostituzione, per aver procurato prestazioni sessuali di giovani escort al presidente del Consiglio.
La procura salentina, infatti, è competente ad indagare su fatti che riguardino magistrati in servizio nel distretto della Corte d’appello di Bari. L’inchiesta è affidata al pm Antonio De Donno, il quale oggi sarebbe a Roma proprio per lo svolgimento di attività legate all’indagine. Nei giorni scorsi la Procura di Lecce avrebbe ricevuto documenti ed intercettazioni telefoniche dai pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio e Henry John Woodcock che indagano sull’estorsione al premier, reato per il quale hanno chiesto ed ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere contro Tarantini, la moglie Angela Devenuto e Valter Lavitola.
Non è noto se siano già state fatte iscrizioni nel registro degli indagati, né quali intercettazioni siano ora all’esame dei pm salentini. Di certo, nelle carte che accompagnano l’ordinanza di custodia cautelare di Tarantini e Lavitola, ci sono diversi passaggi di conversazioni in cui i due sostengono di avere una sorta di santo in paradiso tra gli inquirenti.
In particolare Tarantini racconta di quando il suo avvocato Nicola Quaranta avrebbe incontrato “il capo”, che si sarebbe dimostrato preoccupatissimo (“è cacato nelle mutande”) per il contenuto dell’ultima informativa della Guardia di Finanza consegnata alla procura di Bari. Nel documento, ancora oggi coperto da segreto, secondo Tarantini sarebbero state trascritte tutte le sue intercettazioni, comprese quelle con il premier. E questo riaccendeva pericolosamente il rischio che il caso D’Addario riesplodesse diventando di nuovo pericolosissimo per Berlusconi e per lo stesso Tarantini.
Ecco cosa si dicevano Lavitola (V) e Tarantini (G) al telefono.
V: pronto..
G: we…Gianpaolo……. come stai?
V: bene, buon dì, bene tu?
G: bene grazie….senti…. ho parlato ora con NICOLA,
V: è
G: di BARI…
V: è….
G: e ha parlato…
V: Nicola di BARI…
G: l’avvocato…
V: e ha parlato l’altro giorno…… ti dissi che andava a parlare al CAPO……
V: è..
G: là c’è un problema grosso…..
V: cioè..
G: mo VAL…per telefono come cazzo faccio a dirti sti cazzo di cose…
V: èh..
G: per telefono come cazzo faccio a dirti ste cazzo di cose…pratiamente quelli…dove andasti tu a paralre…che io ti vavevo detto vai…vai…controlla
V: è..
G: hanno fatto un puttanaio….un putiferio..
V: cioè..?
G: hanno trascritto tutto, cosa che non dovevano fare..
V: ah…
G: le mie e le sue..e …quello lui, il CAPO STAVA CACATO NELLE MUTANDE, HA DETTO TI PREGO AIUTATEMI..
V: mh…
G: è…allora siccome questo dice che non sarà piu…piu…non se la può più tenere questa cosa finale, la deve per forza mandare…….e se và…
V: mh….
G: dice che non è quello che è uscito il mese scorso, due me….sei mesi fà, dice che sono terrificanti…..gli ha spegato anche tutto gliele ha letto, si è molto aperto, gli ha detto tutto.
In un’altra telefonata, Tarantini lascia intendere che in procura ci fosse chi aveva un “ruolo” molto preciso: tentare di insabbiare l’inchiesta sul premier e Patrizia D’Addario. Ecco cosa si legge nei brogliacci degli investigatori:
Gianpoalo: “eh quello ha detto a Nicola (l’avvocato di Tarantini, ndr) tutt’altro, gli ha messo l’ansia…ha detto che è catastrofica…LUI HA DETTO A NICOLA CHE IL SUO RUOLO E’ FALLITO LA’, HAI CAPITO, PERCHE’ LUI ERA CONVINTO, TI RICORDI, DI ARCHIVIARLA” Valter ribatte: “SISSIGNORE, IL SUO RUOLO E’ FALLITO, ma nelle intercettazioni trascritte non ci sta trascritto…” Gianpaolo lo interrompe dicendo: “NO, LUI DICE CHE SI EVINCE CHIARAMENTE CHE C’E’ IL REATO DI FAVOREGGIAMENTO” Valter dice: “da parte tua”, Gianpaolo conferma e prosegue dicendo: “PERO’ POI IO GLI CONFERMO CHE QUELLO…PERCHE’ FAVOREGGIAMENTO VUOL DIRE CHE TU FAVORISCI UNA PROFESSIONE CHE E’ LA PROSTITUZIONE, QUINDI IO GLI CONFERMO CHE QUELLE PUTTANE CHE ANDAVANO LI, PURE AD ARCORE, ERANO…” Valter ribatte: “MA LUI NON LO SAPEVA! HAI CAPITO? DALLE INTERCETTAZIONI EMERGE IL REGALO, NON IL REGALO…NON EMERGE MAI CHE TU GLI DICI: ‘DAMMI 2.000 EURO CHE GLIELI DO A QUELLA SENNO’ NON SCOPA'” Ma Gianpaolo ribatte: “SI, IN ALCUNE SI. MI CHIAMANO LORO. DICO: IO NON VADO SE NON TU NON MI DAI SOLDI” Valter dice: “ma loro a te ti chiamano, no tu a lui” Gianpaolo conferma dicendo: “no, a me, a me” quindi Valter dice: “E ALLORA, LUI CHE NE SA” Gianpaolo riprende dicendo: “SUL FATTO CHE LUI NON LO SAPEVA, SI. PERO’ SICCOME ALCUNE SONO COINVOLTE A MILANO, CONFERMANO IL FATTO CHE ERANO PUTTANE” e Valter riprende affermando: “MA L’HO CAPITO GIANPAOLO! MA CHE ERANO PUTTANE, ORAMAI…ANZITUTTO NON E’ REATO E SECONDA COSA L’HANNO CAPITO TUTTO IL MONDO CHE SONO PUTTANE , NON CI STA UNA PERSONA AL MONDO CHE NON PENSA CHE SIANO PUTTANE”.
E’ ovvio che quelle dei due indagati potrebbero benissimo essere millanterie, ma è un fatto che la situazione nella procura di Bari è da tempo molto tesa. Giuseppe Scelsi, il pm inizialmente titolare dell’indagine sulla D’Addario, ha inviato al Csm un esposto contro il procuratore Antonio Laudati, sostenendo in buona sostanza che l’inchiesta è stata rallentata da quando è diventato capo dell’ufficio. Di questo parlano anche Tarantini e Lavitola
VL: embè, è che vantaggio ha il PM a riaprire le indagini, scusa.
GT: no, il vantaggio ce l’abbiamo noi; l’ha fatto apposta Laudati questo, perché, si sono messi d’accordo, nel momento in cui riaprono l’indagine e non mandano l’avviso di conclusione, non escono pubbl…non diventano pubbliche…le intercettazioni.
VL: ah, dici tu.
GT: si e pure Nicola l’ha detto, pure Perroni l’ha detto oggi . .
In effetti c’è da registrare che a due anni dall’esplosione dello scandalo, l’indagine su Tarantini non è ancora stata chiusa, le intercettazioni che tanto preoccupano gli indagati restano segrete. E se Tarantini a Bari avesse chiuso tutto con un patteggiamento (come certamente avrebbe fatto piacere al premier) lo sarebbero state per sempre. A questo punto però, la procura di Lecce e quella di Napoli le dovranno per forza acquisirle per capire se i veleni che emergono dalle ultime chiacchierate al telefono tra Lavitola e Tarantini abbiano qualche fondamento o meno.