Un colabrodo. Assolutamente inaffidabile che ha spinto il portavoce del commissario agli affari monetari, Oli Rehn, a dichiarare senza mezzi termini: «Siamo preoccupati dal vedere un eccessivo affidamento alle misure sulla lotta contro l’evasione fiscale». Parole che hanno convinto gli operatori a vendere a piene mani titoli pubblici italiani e spinto lo spread oltre i 331 punti di differenziale nei confronti dei Bund tedeschi decennali e, cosa veramente preoccupante, mentre i Bonos spagnoli sono fermi a 300 punti.
In effetti, se si legge la relazione tecnica che accompagna l’emendamento (ecco il testo integrale) non c’è da stare tranquilli. Il testo è pieno di «è plausibile», «prudenzialmente», «il gettito è stimabile»: quasi tre miliardi di euro dovrebbero arrivare da una serie di misure di lotta all’evasione i cui incassi sono assolutamente aleatori. La minaccia delle manette dovrebbe portare oltre 1 miliardo, 428 milioni dall’obbligo di inserire i conti correnti nelle dichiarazioni dei redditi, 145 milioni derivanti dal non utilizzo del contante da parte delle società con oltre 5 milioni di fatturato.
Secondo Bruxelles è infatti «molto difficile valutare e prevedere l’impatto» delle misure relative alla lotta all’evasione fiscale sui conti pubblici, ha spiegato Amadeu Altafaj. Il portavoce ha quindi ribadito che la Commissione europea «sta monitorando da vicino il dibattito sulla manovra in corso al Parlamento» e ha aggiunto che la Commissione non sarà in ogni caso in grado di dare una valutazione definitiva fino a che non sarà pronto il testo finale della manovra». «L’efficacia delle misure in quest’area è sempre molto difficile da determinare», ha spiegato Altafaj riguardo alla «preoccupazione» di Bruxelles sulla prominenza assunta dalla lotta all’evasione nelle «nuove proposte» del pacchetto di provvedimenti che compongono la manovra italiana.
Il commissario Rehn «non si aspetta che siano rimessi in discussione gli obiettivi già concordati di riduzione del deficit». La Commissione ha ribadito poi il monito già lanciato mercoledì sulla necessità di «una maggiore rilevanza per quanto riguarda le misure per rilanciare la crescita», suggerendo in particolare, come già fatto nelle raccomandazioni paese per paese adottate a giugno da Bruxelles, «ulteriori liberalizzazioni nel settore dei servizi pubblici locali e delle professioni». Sulla stessa linea è poi arrivata la bordata di Confindustria: «Siamo sconcertati per le misure di contrasto all’evasione fiscale previste nell’emendamento presentato dal Governo», dice l’associazione di Viale dell’Astronomia, che condivide l’obiettivo di «una sere ed efficacia lotta» ma, rileva, «le misure presentate risentono però della fretta e dell’approssimazione con cui è stato predisposto l’emendamento». Per l’associazione le norme «sono poco efficaci rispetto all’obiettivo di una seria lotta all’evasione e rischiano di penalizzare le imprese corrette nel rapporto con il fisco».
A questo proposito Confindustria evidenzia «due esempi per tutti: innanzitutto la misura che considera presuntivamente società di comodo le imprese in perdita per tre anni consecutivi. In questi anni di seria e diffusa crisi economica sono molte le imprese che si trovano in questa situazione e non per questo possono essere ulteriormente penalizzate considerandole a priori società non operative». «Con riguardo alle misure in materia di reati tributari, in particolare quelle previste per l’infedele dichiarazione, per sanzionare penalmente tale condotta, l’illecito – continua – va rapportato all’effettiva entità dell’evasione e al dolo specifico altrimenti si rischia solo di ingolfare ancor di più una giustizia già lenta e appesantita, generando crescente incertezza per tutte le imprese». «Siamo stupiti – conclude la nota – che il Governo non abbia preso in considerazione misure più efficaci di contrasto all’evasione come la nostra proposta di abbassare la soglia per l’uso del contante a 500 euro».
di Andrea Di Stefano (direttore del mensile Valori)