Una manovra che non piace a nessuno. Tantomeno ai suoi padrini politici, Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi in testa. Una serie di misure che il presidente del Consiglio rinnegherebbe convinto, come scrive il quotidiano La Repubblica, che la lotta all’evasione impostata così sia “roba che neanche Visco”, roba che lui sostiene di non aver autorizzato. Almeno “non in questa formulazione da ‘socialismo reale’, per usare un termine di uno dei suoi più stretti collaboratori.
In realtà, Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze del governo Prodi, intervistato da Il Mattino è piuttosto tiepido sui correttivi alla manovra: ”Niente di nuovo, di strutturale. Sono misure che in parte anche il nostro governo aveva varato e contro le quali l’attuale maggioranza, allora all’opposizione, aveva mobilitato anche la piazza”. Anzi, “per dare vera battaglia all’evasione – propone – è necessario tracciare tutti i redditi”.
Ma il Cavaliere, impegnato anche sul fronte giudiziario con il nuovo capitolo del caso D’Addario, sa di dover mettere comunque la faccia su un testo che scontenta l’ala liberale del Pdl. A Roma il quadro resta critico con i conti che continuano a non tornare. Napolitano monitora senza sosta le vicende politiche non senza apprensione come riferito dallo stesso Capo dello Stato due settimane fa al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini.
Ieri sera, lasciando l’Eliseo, Berlusconi ha fatto sapere di essere pronto a intervenire con nuove correzioni con la “clausola di salvaguardia”, il decreto che aumenti l’Iva di 1-2 punti.
A preoccupare il premier, racconta Repubblica, sono due fattori: primo, la tenuta politica della maggioranza. Secondo, il silenzio della Lega. Non è un mistero infatti che Roberto Maroni sia molto irritato per quei tagli ai Comuni che, dopo la riunione di Arcore, sarebbero dovuti passare da 6 a 3 miliardi e che, invece, restano pesanti con uno sconto di solo 1,8 miliardi.
Tremonti, impegnato ieri sera nell’ennesimo chiarimento con Calderoli e Sacconi, d’altronde, ha fatto di nuovo di testa sua. Tornato a Roma da Lorenzago, si era chiuso coi soli tecnici del ministero e aveva riscritto il decreto poi portato in commissione al Senato dichiarando il pacchetto “chiuso”.
Le critiche non sono mancate a partire dai colleghi del Pdl. “Difficile andare avanti”, ha commentato Ignazio La Russa; “insoddisfatto” si è detto Altero Matteoli responsabile delle Infrastrutture. Anche fuori dal Palazzo monta la protesta con gli imprenditori in testa. Solo ieri il leader di Confindustria Emma Marcegaglia ha bollato il testo della manovra come “disastroso”.