Luca De Pero è l’ex prete apostata che non piace a Comunione e liberazione. Il parroco di Santa Maria in Recluso di Montecerignone, paesino della Val Conca, che Umberto Eco ha scelto come suo buen retiro, ha abbandonato il cattolicesimo per sposare la fede battista.
L’ex sacerdote ha spiegato la sua scelta come una “conversione in Cristo”. Di diverso parere il superiore Monsignor Luigi Negri, vescovo della diocesi di San Marino-Montefeltro, per il quale la conversione rappresenta un “gravissimo attacco al dogma cattolico e alla disciplina ecclesiastica” e un “colpo grave del padre delle tenebre alla nostra Chiesa”. Nella terra adottiva dell’autore de “Il nome della rosa” tornano a echeggiare, dopo centinaia d’anni, intransigenze da inquisizione medioevale.
Ma chi è Mons. Luigi Negri? Il vescovo del Montefeltro è un ciellino della prima ora. Milanese purosangue, del quartiere di Porta Romana e della parrocchia di Sant’Andrea, Negri ha frequentato dal 1955 al 1960 il liceo Berchet ed è stato uno dei primissimi seguaci di don Luigi Giussani, suo insegnante di religione. Dopo gli studi liceali Negri ha aderito al movimento di Gioventù Studentesca, nucleo storico di Comunione e Liberazione, del quale è stato il primo presidente diocesano, dal 1965 al 1967. Fino a poco tempo fa era, infine, nella ridda di nomi per succedere come arcivescovo di Milano, al cardinale Dionigi Tettamanzi.
Negri ha dimostrato di non gradire affatto il cambio d’abito di De Pero trasferendolo in un’altra parrocchia. Preso atto della decisione, l’ex sacerdote di Montecerignone ha affidato alla sua ultima omelia il messaggio d’addio alla chiesa cattolica, un discorso i cui contenuti sono stati ripresi dal video “La conversione di un ex prete a Cristo Gesù”, pubblicato su youtube dalla chiesa battista di Cesena, alla quale De Pero ha aderito.
Nel video si sente la voce dell’ex parroco che ha parole di umana pietas per Mons. Negri: “Non lo giudico –afferma. Anche egli in fondo è una vittima, e lo dico senza rancore, di un sistema ecclesiale incapace di mostrare amore e fratellanza e vero dialogo”. Usa poi una metafora De Pero per dichiarare la sua presa di distanza da una chiesa nella quale non riesce più a riconoscersi: “Un figlio che vede la madre comportarsi male non può tacere in eterno. La chiesa nella quale operavo era come un magnifico castello costruito su rituali, cerimonie, gerarchie: una magnifica costruzione umana, ma con poco o nulla di divino dentro”. Impossibile allora non consumare una rottura per un ecclesiastico che come modello ha “una chiesa che non vuole privilegi e che non sia a servizio di stessa e del suo apparato, ma della parola di Dio”.
Monsignor Negri ha replicato al video messaggio del sottoposto con ben altri toni: De Pero –ha dichiarato- “ha assunto una posizione eretica, quanto ai contenuti, e scismatica, quanto all’atteggiamento. Non è la Chiesa che lo esclude, è lui che si è autoescluso dalla comunione ecclesiale. Il Signore abbia alla fine misericordia di chi, con quest’atteggiamento dissennato, inizia una vita negativa per sé e per coloro che, fidandosi di lui, potrebbero addirittura seguirlo”.
Dal sisma allo scisma, verrebbe da dire: basta aggiungere una consonante e il grande scompiglio causato da un prelato di provincia si trasforma in un terremoto per le certezze secolari delle gerarchie vaticane. Farà carriera probabilmente Mons. Negri, come la fece a suo tempo il celebre inquisitore spagnolo, terrore dei marranos e dei moriscos, Tomás de Torquemada, con l’appoggio dei papi Sisto IV e Innocenzo VIII.
Quest’anno il cardinale brianzolo è stato un illustre ospite del Meeting riminese dell’amicizia tra i popoli. L’avvicinamento con il movimento di CL è stato sancito da una data simbolica, il 24 febbraio 2005, quando, nel Duomo di Milano, egli celebrò con Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, le esequie solenni di don Luigi Giussani.
Furono d’encomio allora le parole che Tettamanzi spese in ricordo del fondatore di CL: “È anzitutto questa Chiesa ambrosiana che è lieta di ringraziare il Signore, perché qui don Giussani, con la sua fede limpida e forte e con la sua indomabile passione apostolica, ha fatto nascere il movimento di Comunione e liberazione”. Dal 2005 l’arcivescovo di Milano non ha mai mancato di affiancare don Julian Carron, successore di don Giussani nella messa a ricordo del nume tutelare di CL.
“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. L’unico faro che oggi guida De Pero è la parola del Signore: questo passo del vangelo di Giovanni (8.32) è stato per lui come un monito che gli ha aperto gli occhi. De Pero la verità dice di averla conosciuta, resta da chiedersi se potrà esercitarne il diritto, sotto la pesante egida di Santa Romana Chiesa.