Nessuno me l’ha chiesto, ovvio, ma nessuno neanche mi vieta di avanzare una candidatura per il dopo Berlusconi. Anzi, la rete serve proprio a questo, a lanciare un messaggio nella bottiglia che possa aggregare ovvero aggregarsi ad un certo consenso. Prenderei quindi al volo la disponibilità di Alessandro Profumo di scendere in politica e vi spiego il perchè.

Il 21.9.2004 un articolo apparso su “La Repubblica” a firma di Giuliano Amato e Carlo De Benedetti dal titolo “Missione Italia, il futuro possibile” confermò a molti una visione di sviluppo nuova e possibile per il Paese, incentrata sulla qualità delle produzioni, la cura del territorio e il merito. L’anno seguente Antonio Cianciullo ed Ermete Realacci pubblicarono “Soft economy”, una serie di 25 storie aziendali coerenti con questa visione di sviluppo.

Nello stesso anno prendeva vita Symbola, fondazione per le qualità italiane, che ha tra i promotori lo stesso Alessandro Profumo. Se è questa la visione di sviluppo che l’ex ad di Unicredit ha in mente, io lo sostengo con convinzione e come me tanti che cercano l’uomo e non il partito preso.

Ieri Pierferdinando Casini, recependo tale disponibilità, ha detto che sarebbe un buon candidato all’Economia. Furbata da politico consumato che, evidentemente, pensa di riservare a se stesso la premiership. No, il tempo dei “casini” deve terminare al più presto con persone nuove che non abbiano costruito la propria posizione politica sul bacino di voti di Totò Cuffaro. Profumo può essere benissimo il capoprogetto: sta a noi elettori dargli, se lo riteniamo, il consenso democratico.

Approfitto, infine, dell’occasione per fare un pubblico apprezzamento a Jacopo Fo i cui ultimi interventi rappresentano un modo finalmente diretto e concreto di affrontare i problemi reali di chi fa impresa (ministro della Semplificazione?).

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