In attesa di martedì, quando la manovra inizierà il suo iter in Aula, continuano le modifiche alla Finanziaria del governo giudicata dall’Ue “inaffidabile” per la troppa fiducia posta nel giro di vite contro l’evasione. Fatto sta che a smontare la legge di bilancio è lo stesso governo (con l’aiuto dell’opposizione) e quelli che fino a ieri erano dei capisaldi della politica economica dell’esecutivo, oggi sono solo un pallido ricordo.

La raffica di cambiamenti al Senato riguarda le feste laiche, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno che non saranno più accorpate alle domeniche. Sono salve anche le tredicesime dei lavoratori statali che non saranno più toccate. Schivano la mannaia dei tagli anche gli enti di ricerca con meno di 70 dipendenti e le accademie della Crusca e dei Lincei.

Esclusi poi dalla clausola di salvaguardia i Fas regionali (Fondi per le aree sottosviluppate) e cioè nel caso che i tagli ai ministeri non arrivino gli attesi 6 miliardi. Cantano vittoria anche le province autonome di Trento e Bolzano: i tagli ai comuni saranno fatti nel rispetto degli statuti delle due province autonome.

Nella giornata di ieri sono stati esaminati circa un terzo del 1300 emendamenti alla Finanziaria. Ne sono passati 11 di cui 5 in maniera bipartisan.

La maggioranza di fronte ai vari provvedimenti passati assicura che si tratta di “poca roba”: le misure prese non graveranno sul saldo finale della manovra. Non la pensano così i mercati, preoccupati più che dal ripristino delle feste della Repubblica, dalla troppa fiducia posta nelle misure anti-evasione.

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