L’ultima trovata del governo Berlusconi sul carcere (presunto) per evasori da 3 milioni in su è surreale: arriva dal premier imputato a Milano per diverse frodi fiscali. Si è salvato dalla condanna per falso in bilancio solo grazie a una delle leggi ad personam. Ma consapevole che, per quanto lo riguarda, la prescrizione è dietro l’angolo, si trasforma nel presidente manettaro.

Il 26 settembre riprende il processo “Mediaset-diritti tv”, Silvio Berlusconi è imputato di frode fiscale. La procura ipotizza costi gonfiati per l’acquisto di film e accantonamento di fondi neri all’estero. Grazie a una legge ad hoc sulla riduzione dei tempi di prescrizione (ex-Cirielli), però, sono state azzerate la frode fiscale per 120 miliardi di lire e l’appropriazione indebita per 276 milioni di dollari, fino al 1999. Restano le contestazioni fino al 2003. Il processo non arriverà a sentenza definitiva: la prescrizione è prevista ad aprile 2013. Senza ex-Cirielli sarebbe scattata nel 2020. Secondo i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro l’attività illecita sarebbe proseguita almeno fino al 2009.

Tant’è che si trova in fase di udienza preliminare un’altra indagine fotocopia, “Mediatrade-Rti”, che ipotizza, a partire dal 2002 (solo per problemi di prescrizione) una compravendita gonfiata di diritti tv (45% di “cresta”). Imputati Silvio Berlusconi, il figlio Pier Silvio, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, manager della società e Farouk Agrama, produttore cinematografico. A lui nell’ottobre 2005 la Procura di Milano ha sequestrato in Svizzera 100 milioni di euro sui conti della “Wiltshire Trading” di Hong Kong. Soldi che, secondo l’accusa, sarebbero anche di Berlusconi perché ritengono Agrama un socio occulto. Al premier i magistrati contestano un’appropriazione indebita da 34 milioni di dollari, fino al 2006 e un’evasione fiscale da 8 milioni di euro per fatti fino al 30 settembre 2009. Dunque nel pieno delle sue funzioni di premier. Il 4 aprile, De Pasquale davanti al giudice Maria Vicidomini ha chiesto il rinvio a giudizio per gli 11 imputati. Riferendosi alla frode fiscale, ha detto: “Per quanto ne so, potrebbe essere ancora in corso”. E ancora: “Berlusconi agì da socio occulto di Frank Agrama, intermediario dei diritti tv con le major, anche quando era presidente del Consiglio”. La decisione del gip è attesa per il 18 ottobre.

Uno stralcio dell’inchiesta Mediatrade è finito a Roma. Il premier è accusato di frode fiscale: avrebbe concorso a un’evasione fiscale da 16 milioni di euro con false fatturazioni per 200 milioni. Il giochino è lo stesso preso di mira dai pm di Milano: la triangolazione su società estere per acquistare i diritti dei film, gonfiando i costi. I fatti, in questo caso, sia per Silvio Berlusconi che per gli altri imputati, si riferiscono esclusivamente al 2003-2004, periodo in cui la controllata di Fininvest, Rti, aveva sede legale nella capitale. Il Cavaliere e gli altri 9 indagati , tra i quali il figlio Pier Silvio, avevano ricevuto l’invito a comparire per il 26 ottobre scorso, ma non si sono presentati.

Secondo i pm romani Pierfilippo Laviani e Barbara Sargenti, Silvio Berlusconi sarebbe stato il regista delle triangolazioni con il produttore Agrama. Si legge nel disatteso invito a comparire che Berlusconi avrebbe concorso nella frode fiscale “in qualità di azionista di riferimento – per il tramite di Fininvest Spa – di Mediaset Spa (di cui Fininvest possedeva oltre il 50% del capitale sociale nel periodo 2003 e 2004), a sua volta società controllante al 100% di RTI Spa, facendo giungere alle società controllate direttive che confermassero il mantenimento delle relazioni d’affari preesistenti con Frank Agrama nella fittizia intermediazione per l’acquisto dei diritti di sfruttamento di prodotti cinematografici e televisivi”. Berlusconi e i co-indagati, però, possono stare tranquilli, la prescrizione del filone romano è prevista per una parte nell’aprile 2012 e per un’altra nell’aprile 2013.

Berlusconi è abituato a farla franca. Con la sua legge che ha depenalizzato il falso in bilancio, per esempio, è stato assolto al processo milanese All Iberian 2 perché “il fatto non costituisce più reato”, ma i conti erano truccati per 1.500 miliardi di lire. E per non far correre alla Mondadori alcun rischio di perdere in Cassazione un vecchio contenzioso fiscale da 400 miliardi di lire con l’Agenzia delle Entrate, il premier l’anno scorso ha fatto approvare una norma ad hoc per sanare la posizione pagando il 5%.

dal Fatto Quotidiano del 3 settembre 2011

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