Adesso c’è pure la pubblicità. La Rai ricorda ai telespettatori che presto andrà in onda l’ennesima edizione di Miss Italia, concorso per giovani modelle che unisce l’Italia da cinquant’anni. Unisce, però, sempre meno persone. Perché il pubblico è scomparso, lentamente. Quando i reality erano soltanto un libro di George Orwell, nel settembre 1999, la rassegna di Salsomaggiore radunava il 42,5 per cento delle televisioni accese e 8 milioni tondi tondi di italiani. L’anno scorso, al culmine di una decrescita costante, le cifre si sono esattamente dimezzate: 23,45 per cento di share, non più di 4 milioni di spettatori.

Non è facile spiegare cosa sia successo, la televisione cambia, la Rai resiste e i programmi sono sempre uguali, però l’utilità dell’evento – che evento non è – può far riflettere l’azienda di viale Mazzini. La Rai trasmette Miss Italia da vent’anni, almeno da un decennio autori e conduttori si trastullano la mente per cercare di attirare il pubblico. Prima cercano di far parlare le ragazze, ma le scene migliori sono le riprese; poi creano polemiche sul lato B. e le inquadrature strette; infine aprono alle taglie normali per un’ipocrita lotta contro l’anoressia. Il frullatore di idee non paga, e difatti dal 2005 non si arriva oltre i 5 milioni di telespettatori. Le serate di Salsomaggiore sono l’appuntamento di fine estate del servizio pubblico, quel momento che introduce il palinsesto autunnale e riapre la stagione chiusa per ferie, giusto un paio di mesi per bloccare il flusso di notizie già di per sé carente.

Un’altra data in agenda, da anni, segna il piano industriale di viale Mazzini: il Festival di Sanremo. Per un concorso canoro, spesso snobbato dai divi italiani del rock e del pop, c’erano due strategie possibili, e sono state perseguite entrambe: fare show e sacrificare le canzoni, o viceversa. La scorsa edizione con Gianni Morandi ha premiato i cantautori come Roberto Vecchioni e gli antichi repertori di musica come il duetto di Morandi con Massimo Ranieri. Cercando nelle teche Rai, i due erano sulla scena già vent’anni fa. Questo dimostra che gli utenti del servizio pubblico, e in particolare di Rai1, hanno una certa età e certi gusti, molto difficili da modificare all’improvviso. Il Festival 2011 ha registrato i dati migliori dal 2005 (al timone c’era Paolo Bonolis con Antonella Clerici): 49,36 per cento di share e 11,5 milioni di telespettatori.

La Rai ha bisogno, dunque, di una rivoluzione morbida. Non un uragano che spazzi via tutto, ma una degna uscita di scena dei programmi-eventi poco utili. Miss Italia sembra abbastanza stagionata per passare la mano o riprovarci traslocando su altri canali o addirittura cambiando formula. Le televisioni concorrenti di viale Mazzini hanno poco rispetto dei “totem”, non si fanno troppi scrupoli a mandare in soffitta una trasmissione a cui erano affezionati. Lì vigono le regole del mercato: se vai bene, continui; se vai male, lasci. Pensate ai numerosi conduttori Rai che, nonostante i fallimenti di ascolto e l’occupazione ventennale del video, godono di una forte immunità catodica.

(Elaborazione studio Frasi su dati Auditel)

Il Fatto Quotidiano, 3 settembre 2011

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