Un welfare che rischia di diventare uno spezzatino informe e al trito finiscono per trovarsi i lavoratori, pronti per diventare polpette. Questa, in una metafora, la triste situazione dei 170 educatori della Coop Dolce che rischiano un drastico smembramento dei servizi assistenziali ed educativi, insieme ai 150 educatori di Geco che da ormai quattro mesi non percepiscono lo stipendio causa il fallimento del consorzio Epta. Hanno deciso così uniti tutti da una battaglia comune per i loro diritti, di portare la loro voce alla Festa dell’unità di Bologna, al dibattito “Prospettive del sociale e della sanità” al quale hanno partecipato Luca Rizzo Nervo, assessore alla sanità del Comune di Bologna, Giuliano Barigazzi e Carlo Lusenti, gli omologhi colleghi di Provincia e Regione e il sindaco di Casalecchio, Simone Gamberini.

Tutti, sbigottiti, hanno assistito poco dopo l’inizio dell’incontro, all’entrata in scena dei lavoratori muniti di striscioni e volantini ad affollare la sala dei diritti. Qualche educatore ha interrotto il dibattito, protestando contro “i soliti interventi lunghi e privi di concretezza” e incitando a “non prendere in giro i lavoratori con chiacchiere di poco conto”.

Insomma un clima di tensione che alla fine ha lasciato spazio alle ragioni dei lavoratori. Così sul palco, si sono animate le situazioni di chi da mesi non viene pagato pur lavorando ogni giorno sul campo e ora le loro sorti vengono spartite tra “cooperatori mercenari”, e chi denuncia apertamente che il welfare bolognese sta diventando un monopolio di grandi cooperative, con una politica favorita da Legacoop. E poi la voce dei lavoratori della cooperativa “Dolce”  che hanno precisato come, causa la perdita di un bando d’appalto da parte della loro cooperativa, gli educatori rischino uno scorporamento dei servizi che li porterebbe a lavorare per tre datori di lavoro. Ma il rischio è che alcuni potrebbero non lavorare proprio.

Ha replicato ai lavoratori, Ethel Frasinetti, direttore di Legacoop, precisando che al momento per il caso Geco si stanno cercando tutte le strade possibili per aiutare i lavoratori e che Legacoop si sta dando da fare più di altri, anche se non sarebbe tenuta a farlo direttamente.

Gli altri relatori hanno invitato invece i protestatori ad istituire un tavolo di confronto per discutere insieme delle problematiche che attanagliano il lavoro degli educatori Dolce e Geco. Ma i lavoratori sono stati risoluti nel dire basta alle chiacchiere di una politica che segue giochetti privi di logica, senza ascoltare i lavoratori.

Una forza, quella degli “indignados” di Dolce, che si era manifestata appieno anche ieri pomeriggio quando tutti gli educatori hanno deciso di presidiare il Comune sostenuti dal Sindacato di Base, “ribellandosi” come lavoratori al bando indetto il giungo scorso, per cui la loro cooperativa avrebbe perso i servizi dell’handicap scolastico, i servizi integrativi di cui è sempre stata titolare, e in aggiunta si sarebbe verificato uno scorporamento dei centri estivi.

Ad aggiudicarsi l’appalto, la cooperativa torinese Quadrifoglio, che, seppur con tariffe meno vantaggiose rispetto a Dolce, l’avrebbe spuntata, non avendo nemmeno come prerogativa favorevole l’elemento della territorialità. Nascono da qui le perplessità e i dubbi dei lavoratori sulla vicenda, motivazioni che hanno spinto la cooperativa a presentare il mese scorso un ricorso al Tar, la cui pronuncia definitiva dovrebbe giungere il 7 settembre.

Sulle spalle dei lavoratori ad oggi, pesano incertezze sul loro domani lavorativo. Soprattutto una domanda sembra essere il loro tarlo ricorrente: “Verremo riassorbiti tutti da Quadrifoglio, chi con contratto a tempo indeterminato e chi con contratto a tempo  determinato oppure una parte resterà a casa?” Perché, sembra chiaro, il rischio di un eventuale “sfoltimento” tra i lavoratori è enorme, sia tra i servizi educativi che quelli assistenziali.

E allora gli educatori hanno deciso di rivolgersi a chi, a Palazzo d’Accursio, dovrebbe fornire risposte e garanzie, rischiando di lasciare sguarnite scuole e famiglie del loro prezioso sostegno. L’avevano già fatto nei mesi scorsi, per i centri estivi, ed era stato garantito un interessamento alla vicenda. Ma oggi, a due settimane dall’inizio della scuola, quelle risposte promesse mancano.

Il presidio, organizzato proprio per avere dei chiarimenti dall’assessore al welfare Amelia Frascaroli, non ha ottenuto risposta o chiarimento alcuno. Motivazione? L’annuncio da parte della segretaria dell’assessore: “L’assessore Frascaroli è in ferie”. Facile immaginare lo sbigottimento dei lavoratori, che, nonostante l’incredulità, non si sono scoraggiati e hanno deciso di aspettare il sindaco Virginio Merola “accampati” all’interno dell’atrio del Comune, che in poco tempo si è trasformato in una sorta di “posto di blocco” con Polizia, Vigili Urbani e Digos.

Nonostante la lunga attesa, Virginio Merola non si è presentato perché pare fosse impegnato in una riunione, o forse era già proiettato alla Festa dell’Unità, intento a fare il cameriere. Al suo posto, dopo ripetute richieste si è presentato il capo di Gabinetto Lombardelli che, con un filo di voce, ha dichiarato il suo impegno affinché l’assessore Amelia Frascaroli e l’assessore alla scuola e alla formazione Marilena Pillati prendano visione della situazione per lunedì, quando si svolgerà un incontro tra lavoratori e l’assessore Frascaroli. Insomma parole, parole, parole. E l’amara barzelletta di promesse e risposte che si fanno attendere per troppo tempo, quasi fino allo sfinimento,  continua a ripetersi soprattutto tra la sostanziale indifferenza degli alti vertici.

Marco Martucci, educatore di Dolce e delegato Usb esprime tutta la sua indignazione: “All’interno di questa fase storica e sociale del nostro Paese gli enti locali e le istituzioni bolognesi che, da tanti anni si pregia del proprio welfare, oggi si smentisce e, vergognosamente davanti agli occhi di tutti disperde denaro pubblico indirizzando i soldi con investimenti che non sono utili ai cittadini. Quello che chiediamo a gran voce è di rivedere la politica di quest’amministrazione comunale. Quando si vedrà la campagna elettorale nella realtà? Il tempo delle chiacchiere è scaduto e la rabbia dei cittadini non può rimanere inascoltata e taciuta”.

Non meno amara la situazione dei lavoratori Geco, che, come più volte Il Fatto Quotidiano Emilia Romagna ha denunciato, non vedono i loro stipendi da ormai quattro mesi.  Dopo l’ennesimo tavolo di trattative, tenutosi mercoledì scorso presso la sede di Legacoop tra la responsabile all’area welfare di Legacoop, Doriana Ballotti, Confcooperative e i sindacati Cgil e Usb, gli educatori di Geco hanno potuto tirare un leggero sospiro di sollievo.

Pare  infatti si sia giunti ad un accordo con l’assorbimento dei lavoratori da parte di più cooperative per cui i lavoratori con contratto a tempo indeterminato dovrebbero essere assorbiti da più cooperative con un contratto che resterà a tempo indeterminato, mentre i lavoratori con contratto a tempo determinato dovrebbero mantenere il loro profilo contrattuale con la possibilità di passare a tempo indeterminato. Uno spiraglio, però, con un grosso punto interrogativo legato agli ultimi quattro mesi di stipendio arretrato, uno dei motivi della lotta, non ancora versati ai lavoratori come dovuto.

di Carmen Pedullà

Il video è di Giulia Zaccariello

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

San Marino, pericolo scampato: Little Tony (forse) non scende in politica

next
Articolo Successivo

Da Berlusconi al Bergamo Sex: per Nadia Macrì futuro hard

next