L’Italia dei Valori dell’Emilia Romagna è di nuovo sotto l’occhio del ciclone e da qualche settimana è alle prese con un nuovo conflitto interno. L’ultimo capitolo della guerra che da un anno si consuma tra i due consiglieri regionali Liana Barbati, numero uno dell’Idv nella provincia di Reggio Emilia e Matteo Riva – che è anche consigliere comunale a Reggio (e da un mese con un piede fuori dal partito) –, riguarda il conto corrente bancario intestato al gruppo consiliare Idv in Regione. Riva, da qualche settimana contesta alla Barbati la spesa di 25 mila euro nel primo semestre 2011 per “spese allegre” e ora minaccia di rivolgersi alla Corte dei Conti.
Al centro delle accuse di Riva l’estratto conto della carta di credito del gruppo Idv in consiglio regionale, estratto riguardante il giugno scorso. Una lista di spese giunta a Matteo Riva, spiega lui stesso, “in busta chiusa” da mani anonime. Tra le “spese allegre” denunciate da Matteo Riva, un conto al ristorante Antica Pesa di Roma di quasi 400 euro. I costi della politica, si dirà. Eppure aprendo il sito internet del ristorante di Trastevere si capisce che il locale ha annoverato tra i suoi clienti personaggi come Leonardo di Caprio, Jennifer Lopez, Matt Damon, e decine di altre star di Hollywood. In tempi di austerity per la nostra politica forse la comitiva dipietrista ha beccato il locale sbagliato. Liana Barbati, dal canto suo, spiega. “A Roma qualunque bettola ha le foto col personaggio famoso. A quella cena eravamo in 8, tra consiglieri, addetto stampa e giovani dell’Idv e abbiamo speso speso meno di 40 euro a testa (quasi 50 euro a testa, per essere precisi, ndr)”, tutti soldi in carico al conto del gruppo.
I 438 mila euro messi a disposizione del gruppo consiliare in Regione, secondo Riva, dovrebbero essere utilizzati per attività istituzionali e non di partito. “Ma quella è attività istituzionale – spiega Liana Barbati –. Andiamo spesso a Roma e in altre regioni per incontrare altri consiglieri, per confrontare il nostro lavoro con il loro”.
Sempre di quella trasferta romana, risalente ai primi di giugno, è il conto di 555 euro pagato all’International palace, un hotel 4 stelle di via Nazionale a Roma, per il pernottamento di 7 persone: “Con quell’albergo abbiamo una convenzione per spendere meno. È un hotel normale. Dopo le 8 di sera non c’erano più treni per Bologna e ci siamo fermati a Roma”, spiega Liana Barbati.
Per Matteo Riva la questione è ancora aperta e qualche settimana fa ha chiesto alla stessa Barbati e ai consiglieri questori dell’Assemblea legislativa emiliano-romagnola (che si occupano dei conti) di avere un resoconto dettagliato delle spese dell’Idv: “Ancora non ho ricevuto alcuna risposta alla mia domanda sulle spese sostenute dal gruppo di cui anche io faccio parte”. Riva infatti in consiglio regionale sarebbe ancora ufficialmente membro della compagine dell’Idv. “Anche se io non li uso voglio sapere come vengono spesi quei soldi. Se con la carta di credito si spendono 25 mila euro in un semestre voglio sapere il resto dei 500 mila euro come viene utilizzato”. Alla trasparenza chiesta da Riva, Liana Barbati risponde: “I nostri conti sono noti, trasparenti e controllatissimi dai revisori della Regione. Chiunque può vederli. Se richiesto possiamo ricostruire in pochi giorni tutte le spese che abbiamo fatto. Se Riva avesse mai partecipato alle nostre riunioni saprebbe esattamente come spendiamo”. Poi Barbati conclude: “Fossimo andati alle Bahamas lo capirei, ma eravamo a cena a Roma e si parlava di lavoro”.
Appena un mese fa i dipietristi di Reggio Emilia si erano divisi anche in città. Riva, unico consigliere in quota Idv in Comune, aveva votato contro un contestato piano di privatizzazioni delle farmacie comunali portato avanti dalla giunta guidata dal sindaco Graziano Delrio del Partito democratico. Da qui la decisione della Barbati di prendere di prendere le distanze definitivamente da Riva. “Da tempo inoltre gli chiedevamo anche di rinunciare alla doppia carica di consigliere comunale e regionale”, spiega la presidente dell’Idv reggiano. Ma Riva ha tenuto le due poltrone.
Lo stesso Riva (che prima di entrare nell’Idv aveva attraversato un ampio spettro politico, dalla Democrazia cristiana ai Comunisti italiani di Diliberto), durante il congresso provinciale di partito del 2010 aveva sollevato dubbi (mai provati) sulla legittimità della elezione di Liana Barbati. Lui era stato messo fuorigioco da presunte irregolarità nella sua raccolta firme e ne era nata una bagarre che aveva messo in allarme il partito a livello nazionale. Poi, nell’estate del 2010 si era aperto un altro fronte di polemica: l’affaire Gheddafi. In occasione dell’ultima visita del raìs in Italia nell’agosto dello scorso anno, Riva era stato invitato al banchetto in onore dell’ospite. Un invito rivolto alla sua azienda Riva &Partners che si occupa di consulenza finanziaria alle imprese.
Ma c’era un precedente. Due anni fa, con un gruppo di imprenditori del reggiano, Riva aveva fatto un viaggio a Tripoli organizzato dall’Isiamed, l’Istituto Italiano per l’Asia e il Mediterraneo, un ente privato presieduto da Gian Guido Folloni, zio di Riva. Folloni, ex democristiano, fu anche Ministro per i rapporti con il parlamento, tra le file dell’Udr, nel primo governo D’Alema. Da qui l’invito a cena per la Riva & Partners, società legata all’Isiamed, in occasione della visita di Gheddafi in Italia. Del resto, in un’intervista del 2010 al giornale reggiano Reporter.it, Riva disse perfino di aver incontrato il raìs. Alla fine lo stesso Riva spedì alla cena un suo collaboratore dell’azienda placando le polemiche e togliendo dall’imbarazzo il partito di Di Pietro.
Una guerra senza fine quella interna all’Idv che rischia di finire nelle aule di tribunale, almeno a sentire le parole di Riva: “Per ora attendo risposte alle mie domande su quelle spese. Ma se non arriveranno potrei rivolgermi alla Corte dei Conti”. Liana Barbati replica: “Sono tranquillissima, e poi quei soldi li prendono tutti gruppi, mica solo noi”.
I fondi infatti, nel 2010, sono arrivati in base al numero dei consiglieri eletti: come riportato sul sito del Movimento 5 stelle, il Pd riceve 1 milione e 938 mila euro, oltre 900 mila il Pdl, Lega e Idv 438 mila euro, tanto per citare i budget più sostanziosi.