Anche sul referendum che vorrebbe abrogare l’orribile porcellum di Calderoli e ripristinare il precedente mattarellum per ridare un minimo di scelta agli elettori il Pd si divide con Bersani che traccheggia: “Lo appoggio, ma non lo firmo”. E’ il solito Pd nel quale convivono almeno due partiti divisi su tutto: strategia e tattica. Per citare solo i casi più recenti: alleanze, etica, province, nucleare, caso Fiat, acqua.
Pd, forse che no, forse che sì
Sta Bersani in mezzo al guado
sempre a dir: “Vado? Non vado?
Per restare in comitiva
vado a questa o a quella riva?”
Segretario di un partito
a dir poco disunito,
mezzo figlia di Maria
educata in sacrestia,
mezzo erede di Baffone
che studiò in qualche sezione,
si può dir che Pier Luigi
veramente fa prodigi
da perfetto equilibrista
dell’indecisione artista.
Fa un saltin verso Di Pietro,
ma poi, lesto, torna indietro
per non perder l’Udc
ed un terzo del Pd,
pur s’è chiaro come il sole
che Casini non lo vuole.
Voto sul biotestamento?
E’ un difficile argomento,
ma è una scelta personale:
la disposizion papale
vale sol per chi ci crede.
Gli oltranzisti della Fede
voglion che valga per tutti,
anche i laici farabutti.
E Bersani, d’acqua intriso,
fa all’ “ognun per sé” buon viso,
rimanendo in mezzo al guado:
“Muovermi? Ma dove vado?”
Abolire le province?
Il Pd, occhio di lince,
l’ha inserito nel programma,
ma, ad un tratto, scoppia il dramma:
non son più tutti d’accordo.
“Il programma me lo scordo,
se il partito si divide…”.
E Bersani non decide,
promuovendo l’astensione.
Di Marchionne, il gran marpione
che schiavizza gli operai
e i quattrin non caccia mai
per i nuovi investimenti,
Cisl e Uil sono contenti,
la Camusso molto meno.
Il partito in un baleno
si divide: con Bonanni
stanno i vecchi barbagianni
alla Massimo D’Alema,
del Pd grave problema,
e i sodal del Ppi
che a Marchionne dicon sì.
Contro le sue marachelle
stan Landini, Cgil
e i compagni di una volta.
Vista l’unità stravolta,
Pier Luigi, da Pilato,
prontamente ha sentenziato
per non correre dei guai:
“Sceglieranno gli operai!”
Infin l’ultima frattura:
la battaglia si fa dura
sulla legge elettorale,
la porcata colossale
che fregando gli elettori
dà il potere ai servitori.
Referendum per cassarla?
“Ma nemmeno se ne parla,
la cambiamo in Parlamento,
è l’affare di un momento…”,
visto che Baffo D’Alema
contro il referendum rema.
Ma la base fa casino
ed arriva il contentino
del qual fa Bersani sfoggio:
“Non lo firmo, ma lo appoggio”.
“Ci risiamo, segretario.
Mentre corre il calendario,
il Pd sta in mezzo al guado
sempra a dir: “Vado? Non vado?”,
ostinato come un mulo.
E alla fine andrà: nel culo!”