Silenzio. Dalla Lega Nord nessuna parola sul caso di Gianpaolo Tarantini. E sulla manovra fiscale. Nessuna dichiarazione ufficiale sull’inchiesta che riguarda l’imprenditore pugliese che presentò Patrizia D’Addario a Silvio Berlusconi e l’ex direttore de L’Avanti Walter Lavitola, accusati di avere ricattato il presidente del Consiglio per evitare la diffusione delle intercettazioni sullo scandalo delle escort a Palazzo Grazioli. E bocche cucite anche sui pasticci e gli emendamenti della finanziaria che il governo sta mettendo a punto. Se i dirigenti tacciono, nel partito però si discute. Nelle sedi locali e in Rete.
Nella sezione padana del forum Politica in rete il thread “Vedo un default dell’Itaglia molto + vicino di quanto si possa credere”, in cui il nome del Paese viene sbagliato apposta come negli striscioni dei comizi e a Pontida, serpeggia preoccupazione sull’ipotesi di bancarotta. E sul forum dei Giovani Padani il malcontento è ancora maggiore. La sensazione degli elettori, come alle scorse amministrative milanesi, è quella di essere stati traditi dai dirigenti e dall’alleanza con Silvio Berlusconi. Secondo Luca565, ad esempio, la Lega “delfina di quel ladro del Berlusca, ha gestito male l’immigrazione clandestina, suo baluardo ideologico, nel governo cambia di continuo idea, appena interviene Berlusconi” e sulla manovra vive le eterne contraddizioni. Dice “tagliamo i piccoli comuni, ma non si fa nulla. Non tocchiamo le pensioni, e si toccano. Tassiamo gli sportivi, poi no e questi casualmente annullano lo sciopero”. Una realtà che per la base leghista non corrisponde all’immagine candida voluta dai dirigenti del Carroccio. Infatti, conclude Luca565, “non è questa la Lega Nord che conosco, che se ne fotteva del potere anche a costo di fare cadere il governo”. E anche secondo Virgilio, “il tutto si vanifica con l’alleanza con Berlusconi” perché “una volta arrivati in cima, si perde il senso della scalata, si viene inghiottiti dal magna magna generale”.
A raffreddare i malumori interviene Emanuele Prataviera, vice coordinatore del Movimento Giovani Padani (Mgp) del Veneto, secondo cui il silenzio istituzionale degli esponenti leghisti su manovra e affaire Tarantini non interessa alla base che, invece, attende “i risultati della manovra”. Critico nei confronti delle posizioni espresse sul web, Prataviera sottolinea però che si tratta di “un momento di insoddisfazione generale, in cui sarebbe ipocrita negare le difficoltà. E siamo col Capo, cioè con Umberto Bossi”. Sulla questione morale e le vicende giudiziarie del premier però, sia online che offline, pare serpeggi il disinteresse. Anche se le inchieste in corso riguardano anche reati che il Carroccio hanno spesso rinfacciato a “Roma ladrona”. Ma in questo caso prevale il basso profilo: “Alla politica non spetta giudicare e alla Lega preme innanzitutto la questione economica – conclude Prataviera –. Poi, magistrati, giudici e ‘inquisitori’ accerteranno se ci sia stato il reato”.
Non è della stessa opinione Marco Pinti, vice coordinatore del Mgp Lombardia secondo cui “la questione morale contribuisce al sentimento di rabbia e rassegnazione tra gli elettori”, perché “da Claudio Scajola a Filippo Penati, aldilà del profilo giudiziario, non abbiamo esempi di buongoverno”. E sul silenzio dei leghisti da Roma? “Chi è in Parlamento sta pensando a lavorare sulla manovra. L’importante è quel che portano a casa”. Gli obiettivi per il Nord sono la stretta sulla speculazione finanziaria, la tutela delle autonomie locali e la lotta all’evasione fiscale, ovvero “a tutti quelli che hanno fatto i furbi”. Anche se da Palazzo Chigi non arriva nessuna rassicurazione? “Stiamo affrontando un dibattito importante all’interno del partito. E da Attilio Fontana, sindaco di Varese e presidente dell’Anci Lombardia che ha protestato contro i tagli ai comuni decisi dal governo, arrivano risposte alle nostre preoccupazioni”. Intanto, però, la linea ufficiale è quella del silenzio.