In Cgil c’è una certa apprensione sulla riuscita dello sciopero generale che si terrà oggi. L’organizzazione guidata da Susanna Camusso si gioca gran parte delle sue carte in una mobilitazione cui è stata “costretta” dal governo e che non aveva messo in agenda. Difficilmente, infatti, si è visto uno sciopero generale proclamato agli inizi di settembre con le scuole chiuse, le fabbriche che hanno appena riaperto, gli uffici ancora non al completo. Eppure la Cgil sente che il consenso attorno alle sue proposte esiste ed è in crescita anche se nessuno sa quanto potrà tradursi in una partecipazione attiva.
Ieri su Repubblica è apparso un sondaggio in cui il 44 per cento degli italiani si dice favorevole alla mobilitazione (e in cui spicca il 65 per cento degli elettori Pd ma anche il 28 per cento degli elettori della Lega o il 39,5 per cento degli elettori Udc), Alcuni segnali, sia pure parziali, vengono anche dal mondo Cisl e Uil a disagio per il sostegno di Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti al governo. Ieri, ad esempio, il segretario della Uilm ha chiesto al governo di stralciare l’articolo 8, che di fatto aggira lo Statuto dei lavoratori e ha comunque affermato che il suo sindacato “non lo applicherà”.
Ma quanto influirà tutto questo nella giornata di oggi? La Cgil, in fondo, si ritrova un po’ isolata rispetto alle alleanze che aveva privilegiato fino all’estate: la Confindustria si è defilata e lo stesso Pd si è spaccato sulla decisione di scioperare. Ieri il responsabile economico del partito, Stefano Fassina, ha annunciato “la partecipazione” in piazza, ma tutti sanno che non rappresenta l’intero Pd. Accanto a sé, la Cgil avrà invece la Fiom (che ha iniziato ieri con le “notti bianche” e che terrà un presidio nel pomeriggio davanti al Senato) e, addirittura, il sindacalismo di base che sia pure su una piattaforma diversa, sciopererà oggi con l’Usb.
Il punto è che il sindacato di Corso Italia è rimasto vittima dell’offensiva del governo, avallata da Confindustria, Cisl e Uil, e oggi si trova nella stessa situazione in cui si è trovata la Fiom contro la Fiat: isolata da tutti con a disposizione solo l’arma dello sciopero e della mobilitazione. Solo che, a differenza della Fiom, la Camusso ha firmato l’accordo del 28 giugno che il ministro del Welfare Maurizio Sacconi vuole a ogni costo ritorcerle contro. Lo sciopero serve anche a risolvere questa contraddizione.
Uno sciopero di otto ore che potrebbe avere ripercussioni importanti sui trasporti. Dalle 10 alle 18 si fermeranno gli aerei, mentre dalle 9 alle 17 il trasporto ferroviario. Bus, metro, tram e ferrovie sciopereranno a livello locale: a Roma e a Napoli dalle 9 alle 17; a Milano dalle 18 a fine turno; a Torino dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18; a Bologna dalle 19.30 a fine turno; a Firenze dalle 16 a fine turno e a Palermo dalle 8.30 alle 17.30. Come sempreassisteremo a una ridda di dichiarazioni sulla riuscita o meno dello sciopero.
Come il 6 maggio scorso la Cgil ha dato vita a un “Osservatorio sull’andamento dello sciopero” realizzando un campione statistico dei luoghi di lavoro. Ma anche la Cisl si sta organizzando, come risulta al Fatto, per una propria rilevazione con tanto di circolare “ai segretari regionali e territoriali” per avere “un primo report entro le ore 10 e un secondo report entro le ore 12.30”. Un’iniziativa che in Cgil avvertono come “ostile” finalizzata a sconfessare i dati di Corso Italia.
Le “100 piazze per una manovra alternativa” si svolgeranno comunque in tutta Italia con cortei, comizi, flash-mob e altro. Contro la manovra viene proposta la Patrimoniale, la lotta all’evasione, i tagli ai costi della politica e “misure per la crescita”. Ma un posto particolare lo avrà il no all’articolo 8 del decreto che stravolge il contratto nazionale e lo Statuto dei lavoratori (vedi articolo qui sotto). Il segretario generale Camusso che oggi parlerà a Roma al termine di un corteo che da piazza dei Cinquecento si dirigerà al Colosseo, ha denunciato l’atteggiamento “autoritario” del governo e ha annunciato che ricorrerà alla Corte costituzionale e che la Cgil è pronta ad “aprire il conflitto in tutte le aziende e i territori” dove si tenterà di applicare la norma.
da Il Fatto Quotidiano del 6 settembre 2011