Dal palco allestito al Colosseo, il leader della Cgil si scaglia contro la manovra di governo. "È un pacchetto di misure che il Paese non si merita è possibile fare una manovra strutturale, più equa che non coinvolga solo i pubblici dipendenti e i lavoratori a reddito fisso". Poi chiede l'eliminazione dell'articolo 8. Intanto i dati del sindacato di corso Italia parlano di un'adesione del 58% allo sciopero
L’incipit del discorso è chiaro con voce ferma, davanti a chi protesta il segretario parla di “un’Italia in carne ed ossa, di chi non vuole rinunciare ad avere un Paese migliore, di chi non da cedibilità a certi politicanti che sta non cercando di affossare il Paese”.
Ne ha anche per gli altri sindacati, Cisl e Uil, ai quali si rivolge, tra un folla fischiante, con toni in apparenza pacati, ricordando le polemiche dei giorni scorsi: “Qualcuno mi è sembrato sull’orlo di una crisi di nervi”, un chiaro riferimento a Raffaele Bonanni, leader della Cisl, che aveva definito l’iniziativa della Cgil di oggi “demenziale”, accusando la Camusso di aver abbandonato il tavolo delle trattative con il governo.
“Io dico che occorre la volontà politica di rinunciare ad una serie di privilegi – continua dal palco il numero uno della Cgil – fare quadrato contro una manovra irresponsabile, che tocca tutte le classi di lavoratori tranne i privilegi e i privilegiati” e aggiunge “l’Italia ha toccato il fondo – prosegue – con un governo che vuole portarci al baratro, al quale diciamo a gran voce che se approverà la manovra così come è, non ci fermeremo davanti a niente per cambiare le cose, continueremo a lottare con ogni strumento a disposizione”. Poi ribadisce: “La nostra idea di Paese è quella in cui nessuno paga il prezzo degli errori della classe politica. E’ necessario – afferma – tassare le grndi ricchezze e i grandi patrimoni, senza mettere in pieni una manovra depressiva che taglia ciò che serve alla nazione”.
Infine chiede la cancellazione dell’art. 8 della manovra, che prevede la possibilità di licenziare in deroga all’art.18 dello Statuto dei lavoratori. “E’ una norma vergognosa e ingiusta. Se il Parlamento non lo stralcia useremo tutte le strade e le iniziative possibili. Lo diciamo anche a Confindustria“.