Dilettanti allo sbaraglio. Non ci sono altri termini per definire un governo che, per rassicurare i mercati sulla solidità finanziaria del nostro Paese di fronte all’emergenza, ha cambiato le carte in tavola almeno quattro volte in meno di un mese. È stato ottenuto l’effetto contrario, anzi ci siamo giocati l’ultima briciola di credibilità rimasta. Chi può prenderci sul serio dopo che, tra Consigli dei ministri e vertici di Arcore, tutte le misure possibili sono state prima proposte, modificate e abbandonate? E dopo aver spacciato come entrate sicure quelle della lotta agli evasori, cioè la categoria premiata con scudi fiscali a condizioni da saldo estivo?
Sono andate in pezzi anche le favole che il governo ha raccontato ai mercati negli ultimi mesi. Hanno ripetuto che la crisi non avrebbe mai toccato l’Italia perché il nostro deficit, grazie al ministro Tremonti, era sotto controllo come e più di quello tedesco. Hanno predicato che bastava la ricchezza finanziaria privata ad evitare problemi di sostenibilità del debito pubblico.
Tutto dissolto. Non a caso ieri il termometro della crisi italiana, cioè il differenziale (spread) rispetto al tasso tedesco, non si è mosso ed è rimasto intorno ai 365 punti, mentre la Borsa continuava nella sua desolante discesa. Neanche un piccolo rimbalzo di incoraggiamento. E sia ben chiaro che è inutile accusare i soliti speculatori. Semplicemente, è finito il sostegno della Bce, cioè la terapia d’urgenza sotto forma di acquisti di titoli italiani, che doveva consentire al governo italiano di presentare una manovra credibile.
Con questo livello di tassi di interesse, non solo il debito pubblico è fuori controllo, ma si uccide semplicemente l’economia privata. Nessun sistema imprenditoriale può sopravvivere, non si dice investire, con un costo del capitale doppio dei suoi concorrenti. Altro che costo del lavoro. La risposta dei mercati è dunque la dimostrazione definitiva che il governo Berlusconi sta concludendo tragicamente il suo mandato e rischia di trascinare nel gorgo l’intero Paese. L’unica speranza a questo punto è che il Parlamento abbia un sussulto di dignità e razionalità e neghi la fiducia su questa scellerata manovra. Anche una transizione politica difficile e delicata è meglio di questa banda di sedicenti governanti.
Il Fatto Quotidiano, 7 settembre 2011