Cronaca

Giro di Padania, contestazioni a Savona <br> “Le proteste andranno avanti”

I ciclisti Sacha Modolo e Ivan Basso hanno denunciato di aver ricevuto sberle e insulti durante la tappa e hanno chiesto "rispetto" per il loro impegno sportivo. I manifestanti però annunciano: "Nessuna tregua". Il presidente della manifestazione: "Intolleranza dei sedicenti gruppi di sinistra". Un senatore del Carroccio: "Vili sobillatori" , mentre La Russa parla di "strategia del fischio"

Contestazioni al Giro di Padania

Un’altra contestazione sulle strade del Giro di Padania. Mentre la corsa transitava a Savona, con quattro corridori in fuga, il gruppo si è trovato di fronte a una contestazione che bloccava la strada. Gli organizzatori hanno così tentato un percorso alternativo, trovandosi però in mezzo al traffico; si è così deciso di tornare sulla strada ‘originaria’, con il confronto inevitabile con chi protestava. Prima di ripartire, il leader della classifica generale, Sacha Modolo e Ivan Basso, uno degli atleti più rappresentativi del gruppo, sono andati dal presidente della Monviso-Venezia, Michelino Davico per chiedere a nome dell’intero plotone dei partecipanti che il pubblico rispetti la corsa.

“Noi siamo dei ciclisti, siamo venuti a questa gara per correre, e chiediamo solo che il pubblico ci permetta di farlo. Siamo dei professionisti, chiediamo rispetto da parte di tutti, nei confronti del nostro lavoro – hanno detto Sacha Modolo e Ivan Basso che hanno riferito di essere stati insultati a più riprese da alcuni manifestanti lungo il percorso – Qualcuno è andato anche oltre ai fatti e ci ha rifilato delle sberle. Per noi questi comportamenti sono inaccettabili, siamo degli sportivi, ci alleniamo e fatichiamo quotidianamente per poter correre, non accettiamo che i nostri sforzi vengano resi vani in questo modo”.

La competizione, alla sua prima edizione, ha suscitato numerose polemiche: già ieri, un gruppo di attivisti capeggiati dal leader di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, si erano sdraiati sul percorso per interrompere la gara. Non si tratta dunque di episodi isolati. Lo stesso Ferrero ha fatto sapere oggi che “queste proteste continueranno nei prossimi giorni” perché “dovrebbe essere chiaro a tutti che non si tratta di un bluff”. “La Lega – ha puntualizzato il segretario di Rc – non può pensare di strumentalizzare in questo modo il mondo dello sport”.

Di parere opposto l’organizzatore del giro, Michele Davico che definisce “gravissimo” quanto accaduto oggi a Savona. “Due atleti di cui dovremmo andare fieri, sono stati aggrediti e colpiti da un gruppo di contestatori che non gradivano il passaggio di una corsa che ha il torto di avere una denominazione che non alcuni non condividono”, ha commentato il presidente della Asd Monviso – Venezia. “Abbiamo sempre dato voce a tutti, offerto a tutti uno spazio, non abbiamo ceduto agli insulti e alle provocazioni di questi sedicenti gruppi di sinistra, ma ora che Ivan Basso e Sasha Modolo sono stati colpiti chiediamo, come organizzatori e prim’ancora come sportivi, che i ciclisti siano rispettati e che questi aggressori di Savona siano identificati e denunciati”, ha continuato Davico prendendosela anche con “i vari Di Pietro, Grillo e Vendola“. “Perché – questo il ragionamento del presidente – se fossero al governo, quello che sta accadendo al Giro di Padania succederebbe alla democrazia in generale” con tanto di “minacce, scioperi e botte per chi non la pensa come loro”.

Ancora più duro il senatore della Lega Nord Paolo Franco secondo il quale “la responsabilità è di tutti i vili sobillatori che si nascondono dietro alle dichiarazioni rilasciate nei loro comodi salotti per armare il braccio dei violenti, come di quell’individuo che ha spaccato in faccia del Presidente del Consiglio una statuetta”. “Se questi sono i valori della ‘Patria italiana’ che affermano di voler difendere in contrasto, a loro dire, con la provocazione del Giro di Padania, trovo ulteriore conferma – conclude il senatore della Lega Nord – di non sentirmi affatto identificato con questa identità intollerante e oppressiva”. Per il  ministro della difesa Ignazio La Russa, le contestazioni fanno parte di “una strategia del fischio”. Da aprile ad oggi – prosegue La Russa – “io stesso ho assistito a questa strategia del fischio e un’ occasione come il Giro della Padania ha consentito a poche decine di persone di rimetterla in campo”.