La nigeriana da oggi è libera e non sarà costretta a tornare in patria, dove era stata condannata a morte. Molte associazioni si erano mobilitate per la sua causa chiedendo che le fosse concessa protezione in Italia
Alla fine la notizia che tutti avevano invocato è arrivata davvero: Kate Omoregbe ha ottenuto l’asilo politico, è uscita dal Cie di Ponte Galeria e, da oggi, potrà circolare in Italia da persona libera.
La donna, 34 anni, originaria del Niger, rischiava di essere rispedita in patria, dove l’aspettava la lapidazione per essersi convertita al cattolicesimo e aver rifiutato un matrimonio combinato. In Italia era stata condannata per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, e nei suoi confronti era stato emesso anche un decreto di espulsione. Due giorni fa ha finito di scontare i due anni e sei mesi di reclusione nella casa circondariale di Castrovillari, nel cosentino.
Ma già prima di uscire, Kate aveva fatto richiesta di asilo politico: sapeva che in patria l’aspettava un’altra condanna, quella alla lapidazione, per aver rifiutato di sposare l’uomo impostole dai genitori ed essersi convertita alla religione cattolica. In teoria sulla richiesta si sarebbe dovuto pronunciare il 19 ottobre il tribunale di sorveglianza, perchè la precedente condanna poteva essere un ostacolo alla protezione. Ma la mobilitazione del mondo delle associazioni, delle istituzioni e dei social network è stata tanto forte da riuscire a far accelerare i tempi.
Poi, nel pomeriggio, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni ha ufficializzato la notizia dell’ottenimento dell’asilo politico. Ma non ha noascosto che “esiste un problema che riguarda la tutela internazionale degli stranieri detenuti”, perchè “l’ingresso in carcere impedisce il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno per protezione internazionale”.
Soddisfazione è stata espressa dal Ministro degli Esteri, Franco Frattini e quello per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, che in una nota congiunta dichiarano: “L’Italia ha dato prova di essere un Paese in prima linea nella lotta per il rispetto dei diritti fondamentali, tra questi, in particolare, la tutela della vita e il rispetto della donna. Oggi aggiungiamo una bella pagina nella lotta per i diritti umani che stiamo portando avanti”.
Franco Corbelli, il leader del movimento Diritti Civili che per primo ha denunciato la vicenda della donna mobilitandosi in suo favore, ha raccontato di aver parlato con Kate al telefono: “Era felicissima. Mi ha ringraziato piangendo. Non pensava che l’asilo sarebbe arrivato così presto. Era pronta ad andare in una struttura religiosa sino al 19 ottobre, data dell’udienza per la sua richiesta di asilo”.