Calciatori viziati e società virtuose. È il clamoroso ossimoro scritto nei giorni scorsi dalla Spal 1907. La storica Società Polisportiva Ars et Labor, che negli anni ’60 riusciva a indispettire le grandi nei suoi sedici anni consecutivi in serie A, oggi milita mestamente in Prima Divisione di Lega Pro. Il suo campionato è appena iniziato, ma il suo piccolo scudetto può dire di averlo già vinto realizzando un’iniziativa unica tra le società professionistiche.
A Cassana, nell’immediata periferia nord di Ferrara, la società ha inaugurato ufficialmente il suo nuovo parco. Non il parco giocatori, già formato in sede di mercato, ma quello fotovoltaico. Una distesa di pannelli solari, ben 60mila, che occupano una superficie di 292mila metri quadrati. L’impianto, già attivo con la connessione alla rete avvenuta in agosto, sorge al di sopra dell’ex discarica di Hera (e quindi senza sottrarre neanche un briciolo di terreno all’agricoltura). Su questa superficie sono stati installati i 60mila pannelli inseguitori, montati su rotor meccanici capaci di seguire il movimento del sole per massimizzare l’acquisizione della luce.
Questo immenso campo dove si gioca la scommessa dell’energia rinnovabile è stato concepito per produrre 14 megawatt, pari al fabbisogno energetico di 7.000 famiglie. Detratti i costi di realizzazione, il presidente Cesare Butelli si attende un ritorno economico quantificabile in oltre il milione di euro a stagione.
Non male per un’idea “nata dalla forza della disperazione”, come confida il presidente Butelli: “eravamo alla ricerca di una opportunità per autofinanziarci e abbiamo intavolato un discorso con un imprenditore che verteva sulla costruzione di un nuovo stadio”. Dallo stadio di cemento ed erba si è passati quindi a immaginare uno stadio di vetro e fotocellule. “Era il gennaio 2010 – ricorda Butelli -; l’ipotesi ci piacque immediatamente e ora, dopo due anni di burocrazia, eccoci qua”.
Un progetto che per la sua portata innovativa farebbe impallidire anche le squadre della Premier League, capofila nelle strategie di marketing legate al mondo del pallone. Eppure la stessa Lega aveva arricciato il naso al pensiero di una attività così estranea all’ambito calcistico. “Per avere bilanci sani e non farsi tentare dal calcio scommesse – è la sferzata del presidente – servono sistemi virtuosi e noi, nonostante fino alla vigilia ci venisse rimproverato di fare solo propaganda, ci stiamo provando”.
Sistemi virtuosi per società virtuose… Questo mentre dall’altra parte del firmamento calcistico si assiste alle stelle dello sport nazionale pronte a incrociare le scarpette pur di non pagare l’ipotizzata tassa di solidarietà. E se i giocatori della Spal facessero sciopero? “È un’ipotesi alla quale non voglio nemmeno pensare, per quanto in serie C, campionato tanto più povero di quelli superiori, qualche motivo potrebbe anche esserci. Ma, se proprio devo scegliere, preferisco gli scioperi seri”.