Qualche mese fa ho raccontato le vicissitudini dell’indennità d’accompagno di mio figlio ed oggi sono qui ad aggiornarvi sulla non soluzione del problema.
Ricapitolando, l’Inps, ente che eroga l’indennità di accompagnamento delle persone diversamente abili, nella Regione Lazio ha cambiato le procedure per il rinnovo dell’erogazione mensile dell’indennità. Se prima quindi comunicava alla persona disabile l’imminente scadenza (perché alcune invalidità sono soggette a revisione), oggi ha deciso unilateralmente e senza alcun preavviso di imporre l’onere della richiesta di rinnovo a carico degli utenti. Il risultato è stato che a mio figlio è stata interrotta l’erogazione dell’indennità senza alcuna comunicazione a partire da gennaio 2011.
Venuta così a conoscenza di questa novità mi sono subito attivata per provvedere al rinnovo e dopo aver presentato la richiesta al Caf, ho avuto l’appuntamento per la visita medico legale il 18 aprile scorso. Ovviamente il medico che ha visitato mio figlio non ha avuto dubbi nel confermarne lo status di disabile, visto che per la cecità di Lorenzo l’unica possibilità attualmente annoverata è il miracolo.
Oggi è il 7 settembre e l’Inps non ha ancora provveduto ad accreditare a mio figlio l’indennità. Ho cercato di avere notizie circa la sua situazione, ma mi si dice che le pratiche vengono inviate su carta, in barba alla rivoluzione informatica del ministro Brunetta e che devo attendere che vengano tolte dagli scatoloni e vengano smaltite in ordine temporale: prima le visite di dicembre poi gennaio, febbraio infine marzo. Nel frattempo io continuo a pagare regolarmente i terapisti, l’assistenza e le spese che normalmente affronto con quei soldi. Mi hanno assicurato, però, che mi daranno gli arretrati. Sì, va bene, ma nel frattempo?
Mi chiedo se sia legittimo che lo Stato interrompa un servizio dovuto a persone disabili, e alle loro famiglie, con tale facilità, senza prima verificare la sussistenza o meno di quel bisogno, senza domandarsi se quell’atto meramente burocratico non provochi danni e disagi gravi nelle famiglie, senza informare gli utenti e senza dargli l’opportunità di intervenire, anteponendo la burocrazia al dovere di assistenza e di civiltà cui uno Stato è obbligato. In questi giorni ho assistito, tutti noi abbiamo assistito, al balletto delle misure economiche che dovrebbero salvare il nostro Paese dalla crisi. Abbiamo ascoltato come sia necessario “chiedere”, direi piuttosto imporre, sacrifici alle famiglie senza che gli artefici di tali misure si siano tolti mezzo euro dalle proprie tasche. Sinceramente credo che le famiglie italiane, soprattutto quelle costrette a confrontarsi con la disabilità, di sacrifici ne facciano ogni giorno anche troppi.
Se vogliamo essere un Paese civile, moderno e democratico dobbiamo prima di ogni altra cosa occuparci delle persone in difficoltà, sostenerle e aiutarle nell’integrazione, facilitandogli la vita e la quotidianità. Se così fosse potremmo finalmente sostenere di vivere in un Bel Paese. Intanto io resto in attesa…