Ecco, era tutta colpa delle Province. Il Consiglio dei ministri, non potendo abolire per decreto una istituzione storica, se non addirittura secolare, vara un disegno di legge costituzionale per passare le competenze delle Province alle Regioni (tutto il contrario di quello che si cercava di fare negli ultimi anni!). Quindi il potere di entrare nel merito di argomenti come la mobilità, i rifiuti, la cementificazione o la tutela del territorio ritornerebbe in alto alle Regioni, le quali non sarebbero più solo soggetto di finanziamento e di legiferazione, ma di vera e propria amministrazione.
Più che una riforma degli enti locali è un linciaggio del soggetto più debole, le Province. E lasciamo invece le Questure e le Prefetture in ogni capoluogo di provincia? Non avevo mai visto, forse non si è mai vista, una riforma istituzionale che parte solo dalla necessità di presunti risparmi. La Grecia – la Grecia! – ha recentemente accorpato alcune regioni e province, e soprattutto comuni. Ma non ha abolito un livello istituzionale intero. Per altro, che io sappia, in quasi tutti i paesi del mondo ci sono sia i comuni, sia le province, sia le regioni. In tutta l’Unione Europea (là dove di livelli locali ce ne sono solo due, come credo di aver capito adesso in Tunisia, le “Regioni-Province” sono più piccole che in Italia, simili a quelle che da noi sono le province più importanti.)
Certo, Roma non è un esempio logico, lì ci vorrebbe la città metropolitana e basta. E visto che i nostri opinionisti e i pochi politici che riescono ad avere un pensiero autonomo stanno a Roma o a Milano (dove appunto non hanno senso nè le Province nè gli attuali Comuni capoluogo, ma ci vorrebbe la città metropolitana) eccoci al linciaggio delle Province. Non è certo in questo modo che si razionalizzano le istituzioni necessarie per una più aggiornata democrazia.