Ecco l’ennesima edizione della manovra. Malgrado tutti gli interventi del capo dello Stato e la disciplina parlamentare delle opposizioni, l’edizione della manovra che fingeva di perseguire l’evasione fiscale non ha convinto i mercati. Salito lo spread coi bund, scesa la Borsa. Pronto l’aggiornamento in tempo reale, con aumento dell’Iva, anticipo della pensione a 65 anni per le donne, mini tassa per ricchi e approvazione a mezzo fiducia per il controllo della maggioranza. A quando lo scioglimento delle Camere per manifesta incapacità?
Parlamentare o presidenziale? Alla napolitana
Che stupor! Lo spread che sale
ed il crollo colossale
alla Borsa di Milano
da quel giorno, ormai lontano,
nel qual ci scrisse la Ue:
“Cara Italia, bada a te:
o riordini i tuoi conti
o le conseguenze affronti
di un veloce fallimento!”
Intervenne sul momento
il buon capo dello Stato
in aiuto all’arrapato
che nel mondo ci sputtana:
“La manovra o qui si frana!
E in un amen sia approvata!”
Così nacque una porcata
e nel modo consueto
Giorgio ne firmò il decreto.
Ma la grande porcheria
perse i pezzi per la via,
sia perché era indecente
sia perché tutta la gente
destinata al sacrificio,
rifiutando il suo cilicio,
brutalmente la bocciò.
La manovra si squagliò:
tolti i ricchi, sempre immuni,
la pagavano i comuni,
le regioni e gli statali
con dei buchi colossali
nel bilancio dello Stato.
Silvio e Giulio ci han pensato
et voilà la soluzione:
“Facciam guerra all’evasione!”
Il famoso fiscalista
che ogni trucco mise in pista
per salvare i suoi clienti
e un premier che sui proventi
non ha mai pagato nulla
soffocando nella culla
tutti quanti i suoi processi,
credon di prender per fessi
non soltanto ogni italiano
e il guardian Napolitano,
ma chi specula e i mercati.
Immediati i risultati:
lo spread sal sempre più su,
le azion van sempre più giù,
mentre dice il bell’arnese
ch’è di merda il suo paese.
Interviene il presidente:
“La manovra è insufficiente
per guarire in tempi bui! –
se n’è accorto pure lui –
Il mercato non l’accetta,
va cambiata la ricetta:
tocca all’Iva e alle pensioni”.
Mentre Silvio Berlusconi
parla sol da sera a mane
coi magnaccia e le puttane,
chi non deve ci governa.
La Costutuzion squaderna
pur l’articolo 88,
dal qual non sembra un complotto
che chi è capo dello Stato
sciolga Camera e Senato.
E se qualche dubbio resta,
la domanda ingenua è questa:
“Meglio fare, presidente,
il premier, ma illegalmente
o cacciare il Cavaliere
a calcioni nel sedere?”