Il cardinale dei poveri, degli emarginati, degli immigrati, delle periferie, dei lavoratori. Di chi ha sbagliato ma è stato perdonato e di chi soffre per una malattia, una difficoltà economica, un momento di disagio. Di chi è anziano e solo e di chi è giovane ma vede con incertezza il futuro. In poche parole dei deboli, degli indifesi, degli ultimi. E’ ricordato così, con commozione, dai fedeli, questa sera, Dionigi Tettamanzi, l’arcivescovo di Milano, che vede la città intera simbolicamente riunita nel Pontificale in Duomo, che segna il termine del suo ministero episcopale dopo nove anni. Al suo posto arriva da Venezia Angelo Scola che domani, venerdì, prende possesso canonico dell’Arcidiocesi tramite un procuratore.
(video di Giovannij Lucci)
Nella cattedrale gremitissima sono presenti circa 10 mila persone, tra cui 500 preti: oltre ad almeno un migliaio di altri milanesi che hanno visto la celebrazione da un maxischermo allestito in piazza sotto il sagrato. Era il 29 settembre 2004 quando Tettamanzi arrivò alla guida della Diocesi che ora gli tributa un sentito saluto, che va ben oltre la celebrazione ufficiale del rito. “E’ un uomo che ha saputo scaldare i cuori”, ha detto una credente. “Ricorda per semplicità e umanità Papa Giovanni XXIII‘, le ha fatto eco un anziano. E della figura del Papa Buono, spesso affiancata all’ alto prelato, l’arcivescovo ha sembrato tante volte avere i tratti. Per esempio nella bonomia caratterizzata però dalla capacità e dalla risolutezza nel denunciare le differenze sociali e la necessità di fare di più per gli emarginati. Facendo nascere anche polemiche soprattutto da parte della Lega Nord. E poi la concretezza: il fondo di solidarietà per i disoccupati tra i tanti fatti.
Di fronte a una ventina di vescovi concelebranti, tutte le autorità locali – il presidente lombardo Roberto Formigoni, il sindaco Giuliano Pisapia, il presidente del Tribunale, Livia Pomodoro tra gli altri -, e i tantissimi milanesi che hanno stipato la cattedrale, Tettamanzi è sembrato veramente commosso e altrettanto felice del suo rapporto con la metropoli: subito ha ringraziato il suo predecessore, il cardinale Carlo Maria Martini. “La sua è stata la prima e la più gradita telefonata della mattina”, ha sottolineato.
Nella sua omelia, intitolata ‘A te, Chiesa di Milano il Signore doni gioia e pace’, Tettamanzi ha espresso un messaggio di serenità. “In questo giorno, per me così particolare – ha affermato fra l’altro – mi rivolgo a voi per trasmettervi con il cuore pieno di fiducia e di speranza un invito alla gioia e un tributo alla nascita di Maria. Il nostro Paese ha bisogno di una Chiesa trasparente, che sia madre e maestra, comprensiva ed esigente, pronta solo a servire non a conquistare, unicamente preoccupata di far incontrare Gesù Cristo mediante la fede e la carità, capace per questo di amare ogni uomo perchè figlio di Dio”.
“Voglio ricordare – ha sottolineato – i ragazzi e i giovani che ho incontrato, con la loro freschezza e il loro entusiasmo. Vedo davanti a me tanti genitori che amano i loro figli e desiderano per essi un futuro di verità e di giustizia, in cui possano crescere accanto a qualcuno che parli loro di Dio e del suo amore per noi. Penso a tanti uomini e donne di buona volontà che lavorano per il bene comune, affrontando molti ostacoli e con straordinaria perseveranza”.
Un tema che lo trova in sintonia con il suo successore: i giovani “magari saranno fragili, ma tutte le generazioni a loro modo sono state fragili; io credo che tutti questi ragazzi abbiano già in sè la risorsa per affrontare questo periodo che per loro è delicatissimo – ha dichiarato oggi Scola a Radiovaticana -. Ho scritto mesi fa che oggi ‘la questione giovanile è la vera questione socialè. Io credo, però, che se gli adulti sapranno rinunciare a qualcosa e fare un passo indietro, questi giovani sono già protagonisti del futuro”.