Lo ha chiesto Sonia, una ragazza, una stagionale, precaria, che lavora come personale di sala in una struttura alberghiera sulla costa brindisina. Lavora lì da quando aveva 15 anni, ora ne ha circa dieci in più.
D’inverno, fa la commessa in un negozio di abbigliamento. Diciamo che si arrangia tra più lavori, come tanti ragazzi, che d’estate cercano lavoro e non la vacanza. Sonia, pur essendo della zona, forse non aveva fatto neanche un giorno di mare, visto il candore della sua pelle.
“Come ti trovi?” le chiedo. “Insomma, non male. Sono fortunata: qui ci trattano bene. Da queste parti, ultimamente, il turismo tira e il lavoro, seppur stagionale, si trova. Ma non basta per fondarci una famiglia, né ci intravvedi un futuro.”
Mi sono ricordata di una signora cinquantenne che conobbi in un campeggio sul Gargano, tempo fa. Lavorava lì da una quindicina di anni: puliva i bagni durante la stagione. Mi disse: “C’era solo questo lavoro e mi serve per far studiare le mie figlie.”
Sonia è una ragazza minuta, sottile, dal sorriso dolcissimo. Non le ho mai visto uno sguardo di stanchezza, anche se inizia prestissimo la mattina e va via verso le 22. 30 la sera. Mi ha fatto tanta tenerezza (forse perché somiglia molto alla fidanzatina di mio figlio). È contenta che lì, nell’albergo, c’è pienone fino a metà settembre e così ha ancora lavoro.
“Ma tu lo fai lo sciopero il 6 settembre?”
“E come faccio? Questo sciopero è giusto, perché si vive male, si sta male. Ma non posso permettermi di fare sciopero.”
Ovviamente, è facile capire perché. Non tutti i ragazzi impegnati come stagionali nel turismo sono “fortunati” come Sonia. Ci sono alcuni, specie gli animatori, che stanno malissimo. Ho contattato l’arguta autrice del blog Malafemmina, impegnata proprio come animatrice in un villaggio vacanze fino al 21 settembre (ma non in Puglia); lei, che non ama i sindacati e le lotte fagocitate dai sindacati, mi ha fatto una richiesta: “Dagli spazio, ai ragazzi che lavorano, perché non staranno meglio di come sto io e abbracciali per me se li vedi! Ciao.” (Bel blog questo di Malafemmina. Anche io un tempo volevo scrivere un libro sulla sociologia dei villaggi vacanza.)
Come l’anno scorso, anche quest’estate, in Puglia c’è stato un boom di presenze. Caparezza ci ha invitato cantando,e anche Vendola si è speso molto per incrementare il turismo nella sua regione, così tantissimi italiani per le loro vacanze hanno scelto proprio la Puglia. (Chi scrive non fa testo: sono pugliese per metà e non parlo da turista!)
Ho sentito tanti discorsi dei turisti, invece, in tutti i dialetti delle altre Italie. Ho sentito pure due (settentrionali), i quali, a mollo nell’acqua, si scambiavano “consigli” su come “evitare le tasse esagerate”. Così, en plein air, senza vergogna e proprio durante i giorni delle polemiche sull’evasione fiscale.
Una ragazza al desk dell’albergo dove lavora Sonia ha confessato un po’ stizzita: “Che diamine! I turisti spesso ci disprezzano, dicono che a casa loro – al nord — tutto funziona bene, che i meridionali sono straccioni e delinquenti, che il meridione è invivibile… ma poi tutti ci vengono in vacanza.”
Il pensiero della ragazza del desk è una costante che sento spesso dalle mie parti. È ovvio che raccoglie solo dei luoghi comuni e dei pregiudizi, ma il dato delle presenze turistiche nel meridione è inconfutabile. Enrico Finzi, un guru della comunicazione è convinto che occorra fare un’operazione di verità: se lo conosci, t’innamori (del sud e della sua gente).
A tutte le Sonie e le Malafemmine, ai precari, agli animatori, agli stagionali d’Italia (tutta) e a quelli che la trattenuta dello sciopero in busta paga non se la sono potuta permettere.
di Marika Borrelli