Silvio Berlusconi non riceverà i pm di Napoli che lo vogliono interrogare come testimone e parte lesa della presunta estorsione subita da Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola. Nella giornata di martedì, che i pm avevano proposto per l’incontro, il presidente del Consiglio sarà a Strasburgo a discutere della manovra finanziaria italiana con il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso.
L’annuncio arriva dal portavoce di Barroso, e a stretto giro arriva il commento del procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore: “Non è detto che non verrà all’incontro, può anche fare entrambe le cose, magari va la mattina e ritorna il pomeriggio”, ha affermato, sottolineando di non aver ricevuto ancora alcuna comunicazione ufficiale. Poi il procuratore ha usato toni distensivi: “Se ci dovesse essere il legittimo impedimento, sarà fissato un nuovo incontro. Su questo non c’è alcun problema”. E comunque “Berlusconi viene sentito come persona offesa e non come indagato quindi non c’è nessuna norma che lo obbliga a essere presente martedì”.
Movimenti ai massimi livelli, intanto, nel palazzi romani. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale il governatore della banca d’Italia Mario Draghi, mentre a palazzo Grazioli lo stesso Berlusconi ha convocato lo stato maggiore del Pdl per discutere, a quanto si sa, degli “ultimi sviluppi della situazione politica”.
La nota del Quirinale non specifica i contenuti dell’incontro tra Draghi e Napolitano, che arriva dopo altre giornate di passione per l’economia italiana. A quanto si sa, il colloquio è durato circa due ore e ha riguardato le dimissioni del rappresentante tedesco nell’esecutivo della Banca centrale europea, Jurgen Stark, avvenute ieri in disaccordo con la scelta di continuare il riacquisto di titoli di Stato dei paesi in crisi di fiducia, in particolare Spagna e Italia. Le improvvise dimissioni di Stark hanno provocato un tracollo dei mercati: le Borse europee hanno bruciato 157 miliardi di euro, Milano 15,6. Dal primo novembre sarà proprio Draghi a presiedere la Bce.
Napolitano avrebbe chiesto delucidazioni sulla disponibilità della Bce a proseguire il programma di acquisto dei bond. Inoltre il presidente e il governatore avrebbero discusso l’atteggiamento dei mercati e della loro reazione a partire da lunedì mattina (a fine seduta, Piazza Affari ha riportato perdite del 5%), dopo il venerdì nero seguito al terremoto provocato dalle dimissioni di Stark. Nessun accenno invece, sempre secondo indiscrezioni, sulla manovra economica ora all’esame della Camera.
Nessun dettaglio ufficiale neppure sul vertice nella residenza privata di Berluscioni a Roma, a cui partecipano il segretario Angelino Alfano, i coordinatori Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini e il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. Tra le preoccupazioni più pressanti del presidente del consiglio in questi giorni, la deposizione al processo di Bari contro Gianpaolo Tarantini sul caso escort, chiesta dai pm, e la possibile pubblicazione di intercettazioni a luci rosse scaturite da quell’inchiesta.
Un’eventualità che ha riaperto nel Pdl la corsa ad approvare in tempi rapidi la cosiddetta “legge bavaglio” che limita appunto la possibilità dei media di pubblicare conversazioni telefoniche e ambientali emerse da inchieste giudiziarie. Al vertice si è poi aggiunto l’ex ministro Antonio Martino, parlamentare Pdl, che in una intervista a Il Mattino aveva spiegato che non voterà la manovra economica.
Oggi il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, a margine del vertice G7-G8 di Marsiglia, ha detto che “Se ci sarà qualcosa da cambiare nei provvedimenti sulla crescita del governo lo faremo e, se necessario, ne aggiungeremo altri. La prossima settimana, dopo aver in questa affrontato il pareggio di bilancio, faremo un tagliando all’economia e ai provvedimenti per la crescita: la strada è il pareggio di bilancio e l’automobile è la crescita”.
Che la situazione del paese sia grave lo dice anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ospite alla festa dell’Udc a Chianciano: “Il nostro paese è in pericolo, abbiamo un problema di credibilità”, ha esordito di fronte alla platea casiniana. E a sostegno del suo allarme cita le dimissioni di Stark e l’aumento degli spread tornati ai livelli precedenti alla manovra: “O il governo dimostra molto velocemente, nei prossimi giorni, che è in grado di fare una grande operazione in termini di quantità ma anche di equità, superando i veti, oppure penso che dovrebbe trarne le conseguenze, perché non possiamo restare in questa incertezza, il paese rischia molto».
A proposito di manovra, il presidente degli industriali italiani apre all’imposta patrimoniale, autentica bestia nera di Berlusconi, che più volte ha affermato di non voler mettere la propria firma sotto una tassa del genere: “Siamo disposti a fare più sacrifici, non siamo neanche contro una patrimoniale, purché non vada nel calderone della spesa pubblica”.