Negli anni dell’ascesa il cattolicissimo Totò Cuffaro non aveva mai fatto mistero della sua profonda religiosità. Da governatore siciliano aveva consacrato l’intera isola al cuore immacolato di Maria e aveva addirittura affidato pubblicamente alla preghiera la soluzione di una difficile crisi idrica nell’isola.
Nel 2007 poi – come testimonia la targa – non ha resistito alla tentazione di auto qualificarsi come “interprete autentico della devozione del popolo siciliano alla Madonna delle lacrime”. Peccato però che il simbolo della devozione dei siciliani sia oggi rinchiuso dentro una cella del carcere romano di Rebibbia. Il 22 gennaio scorso infatti la Corte di Cassazione lo ha condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio. Secondo gli ermellini Cuffaro “era perfettamente consapevole che la condotta di favoreggiamento posta in essere era oggettivamente e funzionalmente diretta all’agevolazione dell’associazione mafiosa“. L’interprete autentico del sentimento di devozione del popolo siciliano alla Madonna delle lacrime è quindi un soggetto che ha consapevolmente favorito la mafia, e cosa ancora più grave, lo ha fatto ricoprendo l’incarico di presidente della Regione.
Un‘aperta contraddizione come la definisce il cattolicissimo direttore di Antimafia Duemila Giorgio Bongiovanni dalle pagine della sua rivista. “Da cittadino italiano che crede nella giustizia e soprattutto da uomo di fede che pretende coerenza dai propri rappresentanti religiosi – scrive Bongiovanni – insisto nel ribadire che si tratta di un’aperta contraddizione mantenere una targa firmata da un condannato per mafia che non può in alcun modo rappresentare il popolo siciliano”. Bongiovanni, che è nato nella provincia di Siracusa. era in visita con alcuni amici, quando si è imbattuto in quella targa. “Nessun mafioso può definirsi “interprete autentico della devozione del popolo siciliano alla Madonna delle lacrime – continua il direttore di Antimafia Duemila – Chi consente la sua legittimazione attraverso la pubblicizzazione di un messaggio tale si carica di una gravissima responsabilità. Soprattutto se rappresenta un Culto religioso”.
Armato di carta e penna Bongiovanni ha scritto all’arcivescovo di Siracusa Salvatore Pappalardo, chiedendo l’immediata rimozione della targa. E in attesa della risposta del prelato, spiega che “io e Cuffaro potremmo anche andare in pellegrinaggio insieme a pregare la Madonna ma non dev’esserci quella targa. Un condannato per un reato così grave non può rappresentare il sentimento religioso dei siciliani, quindi anche mio”.