L'avvertimento arriva dal Pacific Islands Forum 2011, un'organizzazione intergovernative che riunisce Australia, Nuova Zelanda e altri 14 Stati insulari. L'innalzamento del livello dei mari causato dal cambiamento climatico ha già costretto gli abitanti di alcuni villaggi a spostarsi lontano dalla costa. Ban Ki-moon: "Dobbiamo salvare il pianeta"
Il Pif è un’organizzazione intergovernativa fra 16 paesi indipendenti dell’Oceano Pacifico di cui l’Australia e la Nuova Zelanda sono i più estesi e i più ricchi. Il suo scopo è quello di aumentare la cooperazione economica fra gli Stati membri e di aumentare la visibilità e l’importanza internazionale della regione, ma da mesi era chiaro che il focus di questa sessione sarebbe stato il cambiamento climatico, che sta mettendo a rischio lo sviluppo e la stabilità delle popolazioni.
I leader dei paesi dell’area, incluso il primo ministro australiano Julia Gillard, sono stati d’accordo nel dichiarare che “i cambiamenti climatici sono l’unica grande minaccia alla sussistenza, la sicurezza e il benessere delle genti del Pacifico”. I primi ministri delle cosiddette Piccole Isole come le Marshall (poco più di 68.000 abitanti), delle 15 piccole isole Cook (poco più di 20.000 abitanti), di Kiribati (dove vivono circa 100.000 persone) e di Tuvalu (neanche 11.000 abitanti sparsi su isole e atolli) hanno insistito sul problema del pericolo rappresentato dall’alzarsi del livello del mare. Secondo il gruppo dei 16 Stati membri c’è il bisogno impellente di prendere in considerazione il finanziamento delle nazioni del Pacifico, dove la gente sarà presto costretta ad abbandonare le loro case ed emigrare a causa dell’impatto del riscaldamento globale. Gli abitanti dei villaggi di Kiribati, per esempio, hanno dovuto già spostarsi per l’innalzamento del livello marino e le famiglie dislocate hanno bisogno di aiuti economici per la casa e per iniziare nuove attività.
Se il rialzo della temperatura globale sembra un fattore inevitabile, il problema è determinare di quanto sarà e le sue conseguenze. Siccità, uragani, trombe d’aria e inondazioni sono sempre più frequenti, travolgenti ed estremi, e mettono a rischio la vita delle popolazioni colpite. Questi disastri naturali sono più frequenti di prima per i cambiamenti climatici. Le conseguenze su umani, animali, edifici, colture possono essere devastanti. I ghiacciai si stanno sciogliendo più velocemente del previsto, gli oceani si alzano e la terra si riscalda. Secondo le stime del Pannello Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici, la più grande organizzazione internazionale per la valutazione delle variazioni di clima, fondata dal Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale Meteorologica e sostenuta dall’Onu, la media dell’innalzamento globale del livello marino è stata di circa 1,8 millimetri l’anno nel periodo 1961-2003 e di 3,1 millimetri l’anno, quasi il doppio quindi, nel periodo 1993-2003, anche se non è chiaro se questa tendenza di crescita a lungo termine rimarrà la stessa. I due fattori principali che causano l’innalzamento del livello sono l’espansione termica, dovuta al riscaldamento dell’acqua dell’oceano, e il contributo dato dallo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari.
Ban Ki-moon ha ribadito che c’è bisogno di un’azione globale contro l’effetto serra, sottolineando che ha effetti devastanti non solo sul livello dell’oceano, con conseguenze sulle popolazioni che vivono nelle piccole isole del Pacifico e con le terribili inondazioni dell’Australia settentrionale, ma anche sulla spaventosa siccità che sta affamando le popolazioni del Corno d’Africa. Dopo il forum Ban Ki-moon è andato nelle Isole Salomon e a Kiribati, gli stati più colpiti dall’innalzamento del livello del mare. “Guardo l’alta marea sulle spiagge di Kiribati – ha detto – e l’alta marea ci mostra che è proprio il momento giusto di agire. Il tempo sta per finire”.
Il primo ministro della Nuova Zelanda John Key, che ha presieduto il Pacific Island Forum, ha fatto sapere che i leader hanno discusso non solo del riscaldamento globale, ma anche di altre questioni come le navi sommerse negli Stati Federati di Micronesia e gli effetti dei test nucleari statunitensi nelle Isole Marshall, che nel 1952 hanno portato alla distruzione dell’isola di Elugelab. I leader del forum si sono messi d’accordo per coordinare gli aiuti internazionali alle popolazioni delle isole e perché gli stati colpiti continuino a fare rimostranze ufficiali e richieste alle nazioni che hanno lasciato dietro di sé questi problemi nel Pacifico. Il comunicato del forum ha anche auspicato il ritorno della democrazia e il ripristino dei diritti umani nelle isole Fiji, che nel 2009 sono state sospese dal Pif dopo che il regime militare si è rifiutato di tenere le elezioni a seguito del colpo di stato del 2006.