Politica

Bocchino Boccalone

Qualcuno dica al recidivo onorevole Bocchino che il mondo è pieno di donne: non sono tutte ministri o “amiche dell’anima” del bunga premier, teoricamente suo avversario politico. Sono frequentazioni nocive (anche per noi che dobbiamo sorbirci gli strascichi pseudo giudiziari). Lo sputtanamento era, come si dice, in re ipsa.

Allora: all’inizio dell’estate Bocchino – che si è separato dalla moglie (la quale non ha gradito di essere pubblicamente cornificata con la ministra più bella del mondo) – incontra in un ristorante romano Sabina Began. L’ape regina del circolo ellenico di Arcore ha un famoso tatuaggio: “S. B. la persona che mi ha cambiato la vita”. C’è anche la farfallina, marchio indelebile delle papi girl: impossibile confonderla con altre. Ma Bocchino s’infatua e getta il testosterone oltre il pungiglione.

I due si frequentano, poi le foto escono sui settimanali. E lì comincia una tiritera infinita di dichiarazioni e smentite, sputtanamenti reciproci, minacce. “Siamo solo amici, no lui mi ha chiesto un bacio, ma io non glielo ho dato, gli ho dato solo il cellulare. Eravamo a una cena con altre persone, è tutta una macchinazione, non è vero e siamo perfino andati a Ravello con la sua auto blu”: come direbbe Rino Gaetano, Nuntereggaepiù.

Finché lei non rivela gli sms “cuore di panna” ricevuti dal finiano: “All’improvviso mi aggredisci senza ragione. Io mi sono aperto con te, sto bene con te e mi piaci. Ma sono sensibile e quando mi tratti male soffro”. Ma i particolari non finiscono lì: “Italo mi ha implorato. Tu che sei la regina, mi diceva, parla con Berlusconi. Penso che fosse disposto a lasciare Fini per tornare con il premier”. La faccenda è diventata pubblica e Bocchino non l’ha presa bene.

Così la racconta Sabina: “‘Quello s… di Berlusconi’, urlava Italo. Ma io ti mangio vivo se parli male del mio presidente”. Perché, spiega la signora, Berlusconi è come uno sciamano, è un uomo spirituale e io gli devo tutto. È un santo” (per questo le ospiti delle cene eleganti si vestono da suore). Diversa la versione di Bocchino: “La Began è una diffamatrice, ha detto cose incredibili di Berlusconi. Ma io non le rivelo perché non ci credo”.

Querele, denunce, avvertimenti: il massimo sarebbe che Bocchino venisse denunciato per stalking, reato previsto da una legge voluta dalla Carfagna. Il non molto onorevole di Fli si sfoga con un video-messaggio sulla sua pagina Facebook: “Da Lavitola all’ape regina, ecco la macchina del fango. La macchina del fango è sempre al lavoro, al posto di Lavitola viene utilizzata la cosiddetta ape regina, una persona che avrei fatto bene a non frequentare, sebbene questo sia accaduto attraverso amici comuni”. La video-lagna non è piaciuta ai fan di Italo, questi i commenti più gentili su Facebook: “Fai pena”; “Ti accorgi adesso che era una trappola? Dovremmo mettere l’Italia in mano a questi abboccolani”; “Ti assicuro che non c’è stata nessuna operazione di distrazione di massa, agli italiani che non arrivano a fine mese delle tue modeste questioni private non gliene importa un fico secco”.

Ma non si può mettere del bromuro nei piatti del ristorante del Parlamento? Oppure ritirare il cellulare ai politici? Non sono in grado di usarlo. E sono talmente sciocchi da non aver intuito che alla gente non frega un tubo dei loro fatti e dei loro piselli: o si danno da fare per salvare il “Paese di m…” dalla catastrofe economica o i cittadini ricominceranno a tirare pomodori, uova marce e le poche monetine che sono rimaste loro. Se gli va bene.

Il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2011