Il governatore del Lazio e il sindaco di Verona "licenziano" il Cavaliere, Alemanno li segue a ruota. Nel centrodestra tanti altri la pensano così, ma non hanno il coraggio di "dirglielo in faccia". La replica di Alfano: "E' sconfittismo, chi non crede in lui si metta in panchina". Il premier difende a spada tratta la manovra, "la più equa" possibile. Un accenno al caso escort: "Infinite falsità"
Anche se può contare su una maggioranza numerica in Parlamento, il premier “deve fare un passo indietro”, afferma Polverini in un’intervista al Messaggero. Perché “le vicende che hanno coinvolto Berlusconi nell’ultimo periodo ne hanno minato la credibilità e la reputazione”, continua, e questo si traduce “in un serio problema di credibilità per il Paese”. Il governatore del Lazio rivela che all’interno del Pdl sono tanti a pensarla così, ma n0n hanno il coraggio di fare outing: “Ne parlano, è vero in segreto. Ma è diverso affermarlo alla luce del sole, dirlo in faccia”.
A dirglielo in faccia è il leghista Tosi, sulle pagine del Corriere della Sera: ”Un ciclo è concluso. La cosa migliore sarebbe che Berlusconi decidesse di farsi da parte. Ma non nel 2013: il prima possibile”. Le colpe del premier, secondo Tosi, sono da ricercare in una “gestione della finanziaria piuttosto ondivaga” e nelle sconfitte rimediate ai referendum e a Milano”. Per il sindaco di Verona, andare alle elezioni politiche oggi sarebbe “una cosa da pazzi”. Neppure un governo tecnico lo convince, dunque “ci vorrebbe una svolta dentro la stessa maggioranza”, che così facendo potrebbe conquistare “nuovi consensi”. Ma una cosa è certa: non si può tirare a vivacchiare per un anno e mezzo”. Da motore a zavorra: questa la parabola del Cavaliere secondo un numero sempre più consistente di rappresentanti del centrodestra.
In tarda mattinata arriva la replica del segretario del Pdl Angelino Alfano, ospite ad Atreju, la festa dei giovani del partito, che se la prende “il nichilismo e lo sconfittismo” di certi “scambi di interviste sui giornali” dove si fa “a gara a chi dà la martellata più forte”. Chi non sta con Berlusconi è fuori, dice in sostanza: “Chi ci crede gioca la partita, chi non ci crede si metta a bordo campo e faccia giocare chi ha voglia di vincere”. La “questione della premiership” è rimandata “a fine 2012, inizi 2013”, cioè alla fine naturale della legislatura. Tutti i candidati di rango inferiore, invece, d’ora in poi dovranno sottoporsi alle primarie: “Entro il mese di settembre – spiega Alfano – al tavolo delle regole affermeremo il principio che tutti i nostri candidati, a sindaco, a presidente provincia, devono avere l’indicazione popolare. L’idea e’ che si deve passare dal ‘calati dall’alto’ allo ‘spinti dal basso’, questo e’ il capovolgimento di prospettiva su cui lavoriamo”.
Ma a manovra economica allarga il campo degli scontenti del centrodestra. E’ semplicemente “drammatica” per il sindaco di Roma Gianni Alemanno, Pdl, intervenuto ad Atreju insieme al collega milanese Giuliano Pisapia, di Sel (qui il video). Senza giri di parole, Alemanno ha spiegato che se non verrà cambiata “il servizio di trasporto pubblico sparirà”. Poi il sindaco si getta nel dibattito innescato da Polverini e Tosi e aggiunge il suo benservito al Cavaliere: ”Penso che per il 2013 ci sia bisogno di fare le primarie, per individuare un nuovo candidato”, dice ai cronisti durante una visita al parco acquatico Zoomarine. I toni sono quelli che si rivolgono a un capo che va in pensione: “L’importante è che vada avanti il Pdl e il suo progetto politico, ovviamente siamo tutti grati a Berlusconi per aver fondato il partito”.
Berlusconi va avanti per la sua strada, apparentemente impermeabile agli squilli di rivolta. Torna a parlare nel giorno del decimo anniversario degli attentati negli Stati Uniti contro le Torri gemelle e il Pentagono, in un audiomessaggio pubblicato sul sito dei Promotori della libertà. Che si conclude con un accenno al caso escort. E cioè, secondo il Cavaliere, alle “infinite falsità che vengono scritte in questi giorni, anche su di me come persona”. Ma il suo intervento parte dalla “crisi economica”, che “è stata insieme al terrorismo il dato preminente, saliente di questo decennio”.
Da qui la difesa d’ufficio della manovra approvata nei giorni scorsi al Senato, che definisce “la più equa possibile”. Il “necessario rigore” del provvedimento è stato chiesto “dall’Europa e dalla Bce” e “imposta in tempi molto stretti dai mercati”. Sintesi finale: “Abbiamo salvato i nostri conti, abbiamo salvato i risparmi dei cittadini italiani, abbiamo salvato l’Italia”.