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Caso Maran, lettera aperta a Barbacetto

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Talvolta mi sembra che l’ontologia, in lei, trovi una impulsiva ma ricercata compiutezza. Non c’è riuscito Sant’Anselmo da Aosta a provare la definitiva esistenza di Dio, ma ci riesce perfettamente lei a dimostrare che la prova ontologica, applicata alla politica, da buoni frutti.

Il caso Maran, neo assessore ai Trasporti di Milano, è l’ultimo dei suoi più recenti successi. Maran deve dimettersi perché è imperfetto. Non colpevole di reati, di forzature, di arroganza, di slealtà,  ma lo è di imperfezione. Chiaramente il grado di massima perfezione, come è giusto per tutti i credenti, lo determina chi ci crede, quindi, lei. E lei ha sentenziato che il livello di Maran sia pericolosamente basso e metta, in serio pericolo, il rinnovato “ sol dell’avvenire” rappresentato da Pisapia.

Personalmente non ho tutte queste certezze in merito all’esistenza del concetto di perfezione. Specialmente in politica dove, al contrario, esistono passioni, interessi, ideali, mediazioni e, infine, azione. Ma l’insieme di questi stati di animo e di comportamenti va vagliato alla prova di ciò che accade realmente e non di ciò che noi pensiamo possa accadere, o peggio ancora, sia accaduto. Nel suoi giudizi su Maran l’esistente semplicemente si inabissa. Si appalesa, al contrario, il frutto di sue personali fantasie, congetture, proiezioni.

Potrebbe, in realtà, fare ancora meglio. Chiedere le dimissioni di un assessore perché per strada ha salutato una persona che non le aggrada. O semplicemente perché non fa quello che lei vorrebbe facesse.

Potrebbe, in altre parole, decidere che lei è l’interprete massimo del concetto di perfezione che, insieme a quello di opportunità, nella purezza dei comportamenti, trova linfa vitale. Ma anche la purezza è concetto scivoloso come ci insegna Di Pietro, che ha trovato in Grillo uno più puro di lui.

Per ultimo mi sembra che potrebbe fare anche da garante a Pisapia il quale, evidentemente, non si è accorto delle pressioni fatte dallo stato maggiore del Partito democratico e ha pensato che Maran avesse preso i voti dei cittadini milanesi sulla base di un legame con la città. Imperfetto anche lui.

Ps: Per onestà devo anche aggiungere che Maran lo conosco personalmente e l’ho votato, ma le assicuro che non mi è stato suggerito da Penati. Peggio ancora, ho la certezza di avere contribuito, nel mio piccolo, alla sua elezione.

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