L'aula entro il 19 settembre dovrà decidere sulla questione della telefonata del premier alla Questura di Milano per far rilasciare la marocchina definendola "nipote di Mubarak", dal momento che la notifica della Consulta era arrivata a Palazzo Madama il 19 luglio
La Giunta delle immunità di Palazzo Madama ha deciso a maggioranza che anche il Senato deve discutere sul conflitto di attribuzioni sollevato in primavera dalla Camera nei confronti della Procura di Milano per il caso Ruby.
La Corte Costituzionale nel dichiarare ammissibile il conflitto sollevato dalla Camera, riguardo al rinvio a giudizio del premier Silvio Berlusconi, con le accuse di concussione e prostituzione minorile aveva sostenuto che anche il Senato, entro 60 giorni, poteva intervenire sulla vicenda. L’aula entro il 19 settembre dovrà decidere sulla questione della telefonata del premier alla Questura di Milano per far rilasciare la marocchina minorenne definita “nipote di Mubarak”, dal momento che la notifica della Consulta era arrivata a Palazzo Madama il 19 luglio.
Pd e Idv sono contrari all’intervento del Senato sulla querelle con la Procura di Milano su chi è competente nel giudicare i comportamenti di Silvio Berlusconi visto che si tratta del presidente del Consiglio si sono espressi. “Il Pdl e la Lega hanno votato congiuntamente per l’umiliazione del Senato. Compattamente hanno deciso di sostenere la menzogna del premier che sostiene di aver pensato che Ruby fosse la nipote di Mubarak”, ha detto senatore del Pd Francesco Sanna. Secondo Giovanni Legnini (Pd) “dell’incredibile” il fatto che la maggioranza sostenga che sia competente il Tribunale dei ministri e non il Tribunale di Milano in quanto Silvio Berlusconi, quando chiamò la questura di Milano, intervenne nella sua funzione di presidente del Consiglio perché convinto che Karima El Mahrouh, in arte Ruby Rubacuori, fosse la nipote del premier egiziano Mubarak.
Li Gotti dell’Idv ha invece sostenuto che si getta “nel ridicolo” il Senato se passa per buona una simile versione. Il relatore Alberto Balboni (Pdl), al termine della riunione della Giunta ha spiegato che si doveva decidere subito “perché il 19 settembre scade il termine di 60 giorni concesso dalla legge al Senato per decidere se intervenire o meno nel conflitto, visto che la notifica della Consulta su quanto deliberato dalla Camera risale al 19 luglio scorso”. Secondo Balboni è possibile che l’Aula si pronunci entro “domani o giovedì”. Non a caso è stata convocata per domani la conferenza dei capigruppo che, probabilmente, modificherà il calendario per consentire all’assemblea di pronunciarsi sulla decisione della Giunta. Il leghista Sandro Mazzatorta sottolinea che ora sarà “l’aula del Senato a decidere” se far propria o meno la delibera della Giunta, anche se “l’ultima parola spetta alla Corte costituzionale che dovrà decidere nel merito”. La scelta del Carroccio di dire sì, prosegue Mazzatorta, “è una questione di rispetto istituzionale verso la Camera che ha sollevato il conflitto di attribuzione e quindi altrettanto fa il Senato”.