Un'associazione americana delle vittime dei preti pedofili ha chiesto alla Corte penale internazionale di incriminare Benedetto XVI e tre alti prelati del Vaticano per aver "tollerato abusi e molestie su minori"
La denuncia è stata presentata dall’associazione Survivors Network of those Abused by Priests (Snap), con l’aiuto degli avvocati della Ong per i diritti umani, anch’essa americana, Center for Constitutional Rights (Ccr). L’accusa più grave è rivolta direttamente a Benedetto XVI, di cui si chiede l’incriminazione per la sua “diretta e superiore responsabilità per i crimini contro l’umanità degli stupri e altre violenze sessuali commesse nel mondo”. Secondo lo Snap, il Vaticano si sarebbe macchiato del crimine di aver coperto per anni queste violenze e protetto i preti responsabili. Per l’associazione si tratta di uno “storico passo” per proteggere “tutti i bambini innocenti e gli adulti vulnerabili” del mondo.
Germania, Stati Uniti, Olanda e Belgio: sono i Paesi i cui scandali su Chiesa e pedofilia sono stati presi in considerazione dai membri del Snap. Soltanto in Belgio il cosiddetto “affaire Dutroux” aveva portato a galla lo corso anno 475 denunce per reati di pedofilia commessi da preti, insegnanti e capi di movimenti giovanili. Una commissione appositamente creata dalla Chiesa belga ha rivelato che “la maggior parte delle vittime aveva all’incirca 12 anni”, ma “che una vittima ne aveva 2, cinque ne avevano 4, otto ne avevano 5 e dieci 7”. Secondo le verifiche svolte dalla commissione, 102 degli abusi sono stati commessi dai membri di una delle 29 congregazioni religiose presenti in Belgio”.
“Il papa e i gli altri tre cardinali sono responsabili direttamente occupando i gradini più alti della gerarchia ecclesiastica”, sostiene l’associazione Snap. Insomma “tutte le strade portano a Roma”, ha affermato l’avvocato del (Ccr), Pamela Spees. Per raccogliere maggiori informazioni sugli scandali pedofili in Europa, lo Snap si appresta a fare il giro delle maggiori città, si legge in un comunicato: Amsterdam, Bruxelles, Berlino, Parigi, Vienna, Londra, Dublino, Varsavia, Madrid e infine Roma, dove intende “portare la sua denuncia alle porte del Vaticano”.
Il ricorso presentato all’Aja verrà adesso esaminato dal procuratore generale della Corte, Louis Moreno-Ocampo, che dovrà decidere se accoglierlo o meno. La possibilità più probabile è che la Corte decida di aprire un’indagine preliminare per verificare se il caso è di sua competenza. La Corte penale internazionale de l’Aja è un tribunale per crimini internazionali diventata operativa nel 2002 grazie a un trattato costitutivo sottoscritto proprio a Roma. Si occupa dei crimini più gravi che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, come i genocidi, i crimini contro l’umanità, quelli di guerra e di aggressione. L’ultimo atto della Corte è stato il mandato d’arresto nei confronti di Muammar Gheddafi per la repressione della rivolta in Libia.