Comunemente il terrorismo (internazionale) viene definito come “forma di lotta politica”. Questa definizione oggi appare lacunosa e parziale. A dieci anni dal terribile attentato delle Twin Towers ancora non sappiamo dare una definizione univoca del fenomeno. Quella che a mio avviso più si avvicina alla verità riflette un’equazione: il terrorismo può essere definito come il risultato della follia sommata alla ideologia, il tutto elevato alla ragione economica.
L’11 settembre non ha di certo inventato il terrorismo (in questo caso internazionale) ma ha avuto il merito di mostrarlo al mondo in tutta la sua forza, affinché rimanesse indelebile nella mente delle generazioni future. E ha avuto anche il merito di farci fermare a riflettere sulla nostra fragilità e sulla sicurezza interna e internazionale. Nel decimo anniversario del ricordo, l’America, e il mondo intero, probabilmente avrebbe voluto commemorare questa data in maniera differente. Invece, ci troviamo a fare i conti con un nemico forse più temibile: la crisi economica.
L’attacco alle Torri è senz’altro un evento epocale anche per altri motivi, il primo dei quali quello che introduce nello scenario della storia post-bellica un nuovo modo di fare guerra. Mai, fin dai tempi dell’attacco atomico al Giappone, una nazione ha subito un tale vulnus, e in primis gli Stati Uniti mai hanno subito nella loro storia un attacco a domicilio (l’unico precedente è l’attacco di Pearl Harbor, ma lì si trattava di un evento bellico).
Il nuovo sistema di fare guerra è camaleontico, nascosto, invisibile, fondato su pochi strumenti facilmente reperibili e a costo limitato. Basti pensare che gli attentati di New York sono costati “solo” 500mila dollari. Ecco la differenza col passato: l’elemento di rottura sta proprio nella possibilità di creare presìdi, prima normativi, poi applicativi, capaci di controllare flussi finanziari, anche modesti, e tracciarne la provenienza per permettere di monitorare l’evoluzione di questo denaro, dalla fonte alla destinazione finale.
Quando dieci anni fa il mondo scopriva il terrorismo, la mia esperienza professionale mi aveva a più riprese portato a studiare il fenomeno: dopo dieci anni di studi ho raccolto le mie riflessioni in un libro sul finanziamento del terrorismo e antiriciclaggio, nel quale ho potuto indagare, insieme all’aiuto di ragguardevoli autori, sui sistemi normativi di contrasto e sulle prassi operative messe in atto dalle organizzazioni internazionali e dall’Italia. Da questi studi emerge come quello che è cambiato da quel fatidico martedì di dieci anni fa sia l’approccio al terrorismo.
Se volessi semplificare direi che il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo si muovono sullo stesso filone, per evolvere su finalità differenti: se il riciclaggio è la linfa della mafia, elemento essenziale e propedeutico alla realizzazione di azioni criminali, il terrorismo necessita del riciclaggio come strumento atto alla produzione di capitali da investire nell’evento criminoso. Quello che assimila il terrorismo al riciclaggio è la sua fase centrale: infatti, se il riciclaggio genera fondi attraverso il compimento di un misfatto (in diritto penale, reato presupposto), il terrorismo si nutre di denari totalmente leciti, generati attraverso raccolta fondi, donazioni, lasciti, talvolta beneficenza. La fase finale del riciclaggio (denominata integration) consiste nel reimpiego dei capitali nell’economia legale grazie alle prestazioni fornite da professionisti altamente specializzati; la fase finale del terrorismo è il compimento dell’atto terroristico. Anche il movente è differente: per il riciclaggio il movente è creare denaro con altro denaro (concetto finanziario applicabile alla fattispecie criminale); nel terrorismo il movente è la realizzazione di atti terroristici legati a dimostrazioni politiche, ideologiche, religiose, sovversive.
Per questo oggi controllare i flussi finanziari è di primaria importanza se si vuole combattere il “riciclaggio a finalità terroristica”, fattispecie assente in qualsiasi ordinamento, ma che forse, allo stato attuale, meriterebbe un trattamento penalistico a sé stante.
Attualmente il Gafi o Financial Action Task Force (Fatf), l’Autorità internazionale preposta allo studio delle normative nazionali sugli strumenti antiriciclaggio e antiterrorismo, è presieduta dall’Italia nella persona del dott. Giancarlo Del Bufalo. E’ un’occasione importante per il Paese, perché fornisce l’opportunità di ergerci a prima voce nella lotta al terrorismo e al riciclaggio. E’ notizia di pochi mesi fa che lo stesso Gafi abbia indicato i due decreti di riferimento italiani (d.lg. 231/2007 e d.lg. 109/07) come esempio per tutti gli Stati che intendano riformare o istituire una normativa completa sui due fenomeni. Sulla scorta dell’esperienza maturata dall’Italia, alcuni Paesi hanno iniziato a studiare la nostra normativa per fronteggiare il riciclaggio.
Anche su questo, se ci verrà richiesto, faremo – come Aira – la nostra parte.
Con la collaborazione di Mirko Barbetti
Ranieri Razzante
Presidente Aira
Giustizia & Impunità - 13 Settembre 2011
Le nuove armi del terrorismo
Comunemente il terrorismo (internazionale) viene definito come “forma di lotta politica”. Questa definizione oggi appare lacunosa e parziale. A dieci anni dal terribile attentato delle Twin Towers ancora non sappiamo dare una definizione univoca del fenomeno. Quella che a mio avviso più si avvicina alla verità riflette un’equazione: il terrorismo può essere definito come il risultato della follia sommata alla ideologia, il tutto elevato alla ragione economica.
L’11 settembre non ha di certo inventato il terrorismo (in questo caso internazionale) ma ha avuto il merito di mostrarlo al mondo in tutta la sua forza, affinché rimanesse indelebile nella mente delle generazioni future. E ha avuto anche il merito di farci fermare a riflettere sulla nostra fragilità e sulla sicurezza interna e internazionale. Nel decimo anniversario del ricordo, l’America, e il mondo intero, probabilmente avrebbe voluto commemorare questa data in maniera differente. Invece, ci troviamo a fare i conti con un nemico forse più temibile: la crisi economica.
L’attacco alle Torri è senz’altro un evento epocale anche per altri motivi, il primo dei quali quello che introduce nello scenario della storia post-bellica un nuovo modo di fare guerra. Mai, fin dai tempi dell’attacco atomico al Giappone, una nazione ha subito un tale vulnus, e in primis gli Stati Uniti mai hanno subito nella loro storia un attacco a domicilio (l’unico precedente è l’attacco di Pearl Harbor, ma lì si trattava di un evento bellico).
Il nuovo sistema di fare guerra è camaleontico, nascosto, invisibile, fondato su pochi strumenti facilmente reperibili e a costo limitato. Basti pensare che gli attentati di New York sono costati “solo” 500mila dollari. Ecco la differenza col passato: l’elemento di rottura sta proprio nella possibilità di creare presìdi, prima normativi, poi applicativi, capaci di controllare flussi finanziari, anche modesti, e tracciarne la provenienza per permettere di monitorare l’evoluzione di questo denaro, dalla fonte alla destinazione finale.
Quando dieci anni fa il mondo scopriva il terrorismo, la mia esperienza professionale mi aveva a più riprese portato a studiare il fenomeno: dopo dieci anni di studi ho raccolto le mie riflessioni in un libro sul finanziamento del terrorismo e antiriciclaggio, nel quale ho potuto indagare, insieme all’aiuto di ragguardevoli autori, sui sistemi normativi di contrasto e sulle prassi operative messe in atto dalle organizzazioni internazionali e dall’Italia. Da questi studi emerge come quello che è cambiato da quel fatidico martedì di dieci anni fa sia l’approccio al terrorismo.
Se volessi semplificare direi che il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo si muovono sullo stesso filone, per evolvere su finalità differenti: se il riciclaggio è la linfa della mafia, elemento essenziale e propedeutico alla realizzazione di azioni criminali, il terrorismo necessita del riciclaggio come strumento atto alla produzione di capitali da investire nell’evento criminoso. Quello che assimila il terrorismo al riciclaggio è la sua fase centrale: infatti, se il riciclaggio genera fondi attraverso il compimento di un misfatto (in diritto penale, reato presupposto), il terrorismo si nutre di denari totalmente leciti, generati attraverso raccolta fondi, donazioni, lasciti, talvolta beneficenza. La fase finale del riciclaggio (denominata integration) consiste nel reimpiego dei capitali nell’economia legale grazie alle prestazioni fornite da professionisti altamente specializzati; la fase finale del terrorismo è il compimento dell’atto terroristico. Anche il movente è differente: per il riciclaggio il movente è creare denaro con altro denaro (concetto finanziario applicabile alla fattispecie criminale); nel terrorismo il movente è la realizzazione di atti terroristici legati a dimostrazioni politiche, ideologiche, religiose, sovversive.
Per questo oggi controllare i flussi finanziari è di primaria importanza se si vuole combattere il “riciclaggio a finalità terroristica”, fattispecie assente in qualsiasi ordinamento, ma che forse, allo stato attuale, meriterebbe un trattamento penalistico a sé stante.
Attualmente il Gafi o Financial Action Task Force (Fatf), l’Autorità internazionale preposta allo studio delle normative nazionali sugli strumenti antiriciclaggio e antiterrorismo, è presieduta dall’Italia nella persona del dott. Giancarlo Del Bufalo. E’ un’occasione importante per il Paese, perché fornisce l’opportunità di ergerci a prima voce nella lotta al terrorismo e al riciclaggio. E’ notizia di pochi mesi fa che lo stesso Gafi abbia indicato i due decreti di riferimento italiani (d.lg. 231/2007 e d.lg. 109/07) come esempio per tutti gli Stati che intendano riformare o istituire una normativa completa sui due fenomeni. Sulla scorta dell’esperienza maturata dall’Italia, alcuni Paesi hanno iniziato a studiare la nostra normativa per fronteggiare il riciclaggio.
Anche su questo, se ci verrà richiesto, faremo – come Aira – la nostra parte.
Con la collaborazione di Mirko Barbetti
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Damasco, 16 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Difesa siriano ha accusato domenica il gruppo libanese Hezbollah di aver rapito e ucciso tre soldati in Libano. Lo hanno riferito i media statali.
"Un gruppo della milizia di Hezbollah... ha rapito tre membri dell'esercito siriano al confine tra Siria e Libano... prima di portarli in territorio libanese ed eliminarli", ha affermato il ministero della Difesa, citato dall'agenzia di stampa Sana.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha dichiarato che un colpo d'arma da fuoco proveniente dal Libano ha colpito un veicolo all'interno di un centro residenziale nel nord di Israele. "Stamattina, uno sparo ha colpito un veicolo parcheggiato nella zona di Avivim. Non sono stati segnalati feriti. Lo sparo è molto probabilmente partito dal territorio libanese", ha affermato l'esercito in una dichiarazione. "Qualsiasi fuoco diretto verso Israele dal territorio libanese costituisce una palese violazione degli accordi tra Israele e Libano", ha aggiunto l'esercito.
Kiev, 16 mar. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostituito il capo di stato maggiore delle forze armate, con un decreto emesso oggi, mentre le truppe in prima linea di Kiev continuano ad essere in difficoltà. Secondo un comunicato, Anatoliy Bargylevych è stato sostituito da Andriy Gnatov, a cui "è stato affidato il compito di aumentare l'efficienza della gestione".
"È un combattente", ha detto Zelensky parlando di Gnatov. "Il suo compito è quello di apportare maggiore esperienza di combattimento, l'esperienza delle nostre brigate nella pianificazione delle operazioni, difensive e offensive, nonché uno sviluppo più attivo del sistema dei corpi d'armata", ha aggiunto. "Tutto ciò che le nostre brigate hanno imparato dalla guerra dovrebbe essere implementato al cento per cento a livello di pianificazione".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Un uomo di 45 anni è stato dato alle fiamme nel bel mezzo di Times Square, a New York, la scorsa notte. Lo ha riferito la polizia. Le immagini delle telecamere hanno immortalato il momento in cui l'uomo, a torso nudo e gravemente ustionato, è stato trasportato d'urgenza dalle autorità in ambulanza dopo che le fiamme erano state spente.
La polizia afferma che il 45enne è stato soccorso alle 4 del mattino ed è stato portato in un ospedale vicino in condizioni stabili. Il suo aggressore sarebbe fuggito dalla scena ed è ricercato dalle autorità. Non sono state in grado di dire se l'attacco fosse casuale o mirato.
Gli investigatori hanno riferito che l'uomo era stato cosparso con un liquido infiammabile prima che qualcuno appiccasse il fuoco. La vittima, avvolta dalle fiamme, si era messa poi a correre, quando qualcuno è uscito da un'auto e ha spento il fuoco con un estintore a polvere.
Skopje, 16 mar. (Adnkronos) - La Macedonia del Nord ha dichiarato un periodo di lutto nazionale di sette giorni per l'incendio in una discoteca che ha causato almeno 59 morti e decine di feriti, mentre le autorità hanno arrestato 15 persone per interrogarle e il ministro degli Interni ha affermato che un'ispezione preliminare ha rivelato che il club stava operando senza la licenza necessaria.
Al termine di una giornata in cui il piccolo Paese balcanico è stato alle prese con un disastro mai visto da decenni, il ministro degli Interni Panche Toshkovski ha dichiarato che il club nella città orientale di Kočani, dove si è verificato l'incendio prima dell'alba, sembrava operare illegalmente.
Più di 20 persone sono sotto inchiesta, 15 delle quali sono sotto custodia della polizia, mentre altri sospettati di coinvolgimento si trovano in ospedale, ha aggiunto Toshkovski. La maggior parte delle vittime dell'incendio, che ha devastato il nightclub Pulse durante un concerto hip-hop, erano adolescenti e giovani adulti. Circa 155 sono rimasti feriti, molti in modo grave.
Mosca, 16 mar. (Adnkronos) - Il desiderio della Gran Bretagna di rubare i beni russi è legato alla lunga tradizione inglese della pirateria, diventata un segno distintivo della corona britannica insieme a "rapine e omicidi". Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
"Questa è una delle tradizioni inglesi, come bere il tè e le corse di cavalli. Il fatto è che la pirateria è stata legalizzata in Inghilterra", ha scritto la diplomatica sul suo canale Telegram. "Ai pirati era proibito attaccare le navi inglesi, ma era loro permesso derubare le navi dei concorrenti. Moralità immorale".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - I media libanesi riferiscono di un morto in un attacco aereo israeliano nella città meridionale di Aainata. Ulteriori raid sono stati segnalati a Kafr Kila. Non ci sono commenti immediati da parte delle Idf.