Primo album solista per Michele Bitossi, vecchia conoscenza per chi frequenta questo blog. Infatti l’avevamo già incontrato in occasione dell’uscita dell’album I love you fortissimo registrato con la sua band, i Numero6. A distanza di pochi mesi, dietro lo pseudonimo “Mezzala” (termine dal significato chiaro e inequivocabile) ha dato alla luce Il problema di girarsi, titolo scelto attingendo dallo sterminato vocabolario pizzuliano, quello di Bruno Pizzul, mitico telecronista sportivo Rai, in ricordo di quando il calcio era molto più genuino, meno televisivo e sicuramente più appassionante. Con dodici brani dalle tinte vintage, Il problema di girarsi mette in evidenza le capacità del “fantasista” Bitossi, stanco dei tatticismi esasperati che uccidono la fantasia, risaltandone l’estro grazie a melodie irresistibili ed evocative. Di musica e naturalmente di calcio abbiamo parlato con Michele “Mezzala” Bitossi, intervistato per il Fatto Quotidiano in occasione del lancio ufficiale del disco.
Il problema di girarsi è un album dalle tinte vintage: al di là del nome “mezzala” che richiama i bei tempi andati, emerge, da parte tua, una certa malinconia per un recente passato: tu che sei un tipo “sanguigno” cosa salvi degli anni Ottanta-Novanta?
Mi fa molto piacere il tuo riscontrare un mood in un certo senso retro nell’album. In effetti, il mio intento era di realizzare un lavoro che avesse nel ‘calore’ e nella sincerità, caratteristiche imprescindibili, sia dal punto di vista della musica sia per quanto riguarda i testi. Lo pseudonimo Mezzala, che ho scelto da grande appassionato di calcio, purtroppo deluso dal calcio attuale, significa sia approccio ironicamente nostalgico alle cose, sia amore incondizionato per l’estro, la fantasia, l’invenzione in barba a tatticismi spesso veramente esasperati e asfissianti, nel calcio e nella vita di tutti i giorni. Degli anni Ottanta-Novanta salvo tantissime cose, valanghe di dischi, libri e film che mi hanno formato e ispirato enormemente, il Genoa che vince ad Anfield Road contro il Liverpool, sesso goffo e indimenticabile, una dolcissima inconsapevolezza, montagne di incoscienza e tanto altro ancora.
Come nasce questo disco e qual è stata la scintilla che ha fatto scattare l’idea di realizzarlo?
Da tempo covavo l’idea di intraprendere un percorso musicale da solista, parallelamente a quello coi Numero6, peraltro attualmente più che mai vivi e carichi. Sentivo l’esigenza, forse anche la maturità artistica, per gestire in toto un progetto prendendomi tutte le responsabilità del caso. Far parte di una band ha aspetti fantastici, ma a volte limita e stressa oltremodo. E io vivevo un periodo in cui non avevo voglia né di limitarmi né di stressarmi. Credo in ogni caso che l’esperienza solista come Mezzala, che mi auguro continui a lungo, porti fatalmente dei vantaggi anche ai Numero6. Il nuovo disco del gruppo, che abbiamo appena finito, ha visto maggiore democraticità rispetto al passato, evidentemente anche perché ho sufficientemente sfogato il mio ego e le mie tendenze accentratrici ne Il problema di girarsi, le cui canzoni sono nate in maniera assai fluida e spontanea.
Impossibile, non parlare di calcio: la tua “genoanitudine” – consentimi il termine – emerge chiara. Credi davvero che il calciomercato sia solo un palliativo? Quanto è difficile restare fedeli alla propria squadra del cuore quando ogni anno si susseguono scandali calcistici?
Ho visto la mia prima partita a Marassi in gradinata nord nel 1979. Avevo quattro anni, mi ci portò mio padre buon’anima, un grande e tipico genoano. Da allora la malattia non ha fatto che aggravarsi e, nonostante il calcio di oggi faccia schifo per tantissime ragioni, non riesco a fare a meno del Genoa, che ha un ruolo centrale nella mia esistenza. Nel disco, oltre al titolo di chiara matrice ‘Pizzuliana’, faccio alcune citazioni calcistiche che per me hanno un valore metaforico. Il calciomercato attuale per come viene gestito e comunicato, è l’emblema della spasmodica volontà di spettacolarizzare ogni più insignificante str…ata accada nel mondo del calcio. La gara è a spararla ogni giorno più grossa e quando non c’è niente da sparare si inventa. ma potremmo tranquillamente applicare questo discorso a ciò che in Italia sta accadendo in altri ambiti, non credi? Per quanto mi riguarda essere genoano prescinde sia dai giocatori, che dai presidenti e dai dirigenti che negli anni si sono susseguiti e si susseguiranno. Qualunque cosa succeda (e di cose brutte ce ne sono successe anche di recente) rimane la fede per una maglia, per un simbolo, per la nostra lunga storia. Il prof. Scoglio era un grandissimo e ho anche avuto il piacere e l’onore di conoscerlo. Oltre che una persona di intelligenza raffinata e brillante era un buon allenatore che a “Genoa” (così lui chiamava Genova) diventava il miglior tecnico del mondo. Ci sono tanti periodi che nel bene e nel male ho nel cuore. Di getto ti dico che la vittoria in extremis contro la Salernitana ai play-off di Serie C del 2005 con gol della meteora Dante Lopez fu qualcosa di enormemente importante sulla via di una rinascita che di lì a poco fortunatamente si concretizzò.
Quale prevedi sarà il futuro della musica? E internet ci renderà più stupidi o più all’avanguardia?
Questa è una domanda affascinante che esigerebbe una riposta sociologicamente all’altezza, che francamente mi interesserebbe molto ascoltare o leggere. Dal canto mio posso solo dirti, da fruitore quotidiano di internet (per lavoro e per sollazzo) che per alcune pericolose derive che stanno prendendo alcuni social network e, in generale, alcuni approcci estremi, parecchia gente se non si dà una regolata rischia di procurarsi gravi danni mentali a causa del web. Detto questo, parlando di consumo di musica, ma anche di creazione musicale, è evidente come le odierne tecnologie abbiano mutato radicalmente il modo di porsi davanti alle canzoni e agli album. Credo che l’antidoto contro il rischio di istupidimento risieda nel senso di responsabilità e nel buon gusto di ciascuno di noi. Essere acriticamente onnivori, accumulare file a e più non posso non spegne il senso critico e la tendenza ad innamorarsi della bella musica, magari presa poco alla volta, dandosi il tempo di capirla, metabolizzarla, apprezzarla.
Come pensi di promuovere il tuo cd? Hai una tournée in programma?
Da novembre inizierò a portare il disco dal vivo in tutta Italia. Almeno in un primo momento si tratterà di un concerto acustico in duo, dove reinterpreteremo i pezzi di Il problema di girarsi, ma anche canzoni dei Numero6 in chiave intimista e raccolta. Più avanti porteremo in giro un concerto più rock a ranghi completi. Personalmente non vedo l’ora di andare il giro a suonare il più possibile.
Pasquale Rinaldis
Giornalista
Cultura - 13 Settembre 2011
Mezzala, il calcio è una metafora
Il problema di girarsi è un album dalle tinte vintage: al di là del nome “mezzala” che richiama i bei tempi andati, emerge, da parte tua, una certa malinconia per un recente passato: tu che sei un tipo “sanguigno” cosa salvi degli anni Ottanta-Novanta?
Mi fa molto piacere il tuo riscontrare un mood in un certo senso retro nell’album. In effetti, il mio intento era di realizzare un lavoro che avesse nel ‘calore’ e nella sincerità, caratteristiche imprescindibili, sia dal punto di vista della musica sia per quanto riguarda i testi. Lo pseudonimo Mezzala, che ho scelto da grande appassionato di calcio, purtroppo deluso dal calcio attuale, significa sia approccio ironicamente nostalgico alle cose, sia amore incondizionato per l’estro, la fantasia, l’invenzione in barba a tatticismi spesso veramente esasperati e asfissianti, nel calcio e nella vita di tutti i giorni. Degli anni Ottanta-Novanta salvo tantissime cose, valanghe di dischi, libri e film che mi hanno formato e ispirato enormemente, il Genoa che vince ad Anfield Road contro il Liverpool, sesso goffo e indimenticabile, una dolcissima inconsapevolezza, montagne di incoscienza e tanto altro ancora.
Come nasce questo disco e qual è stata la scintilla che ha fatto scattare l’idea di realizzarlo?
Da tempo covavo l’idea di intraprendere un percorso musicale da solista, parallelamente a quello coi Numero6, peraltro attualmente più che mai vivi e carichi. Sentivo l’esigenza, forse anche la maturità artistica, per gestire in toto un progetto prendendomi tutte le responsabilità del caso. Far parte di una band ha aspetti fantastici, ma a volte limita e stressa oltremodo. E io vivevo un periodo in cui non avevo voglia né di limitarmi né di stressarmi. Credo in ogni caso che l’esperienza solista come Mezzala, che mi auguro continui a lungo, porti fatalmente dei vantaggi anche ai Numero6. Il nuovo disco del gruppo, che abbiamo appena finito, ha visto maggiore democraticità rispetto al passato, evidentemente anche perché ho sufficientemente sfogato il mio ego e le mie tendenze accentratrici ne Il problema di girarsi, le cui canzoni sono nate in maniera assai fluida e spontanea.
Impossibile, non parlare di calcio: la tua “genoanitudine” – consentimi il termine – emerge chiara. Credi davvero che il calciomercato sia solo un palliativo? Quanto è difficile restare fedeli alla propria squadra del cuore quando ogni anno si susseguono scandali calcistici?
Ho visto la mia prima partita a Marassi in gradinata nord nel 1979. Avevo quattro anni, mi ci portò mio padre buon’anima, un grande e tipico genoano. Da allora la malattia non ha fatto che aggravarsi e, nonostante il calcio di oggi faccia schifo per tantissime ragioni, non riesco a fare a meno del Genoa, che ha un ruolo centrale nella mia esistenza. Nel disco, oltre al titolo di chiara matrice ‘Pizzuliana’, faccio alcune citazioni calcistiche che per me hanno un valore metaforico. Il calciomercato attuale per come viene gestito e comunicato, è l’emblema della spasmodica volontà di spettacolarizzare ogni più insignificante str…ata accada nel mondo del calcio. La gara è a spararla ogni giorno più grossa e quando non c’è niente da sparare si inventa. ma potremmo tranquillamente applicare questo discorso a ciò che in Italia sta accadendo in altri ambiti, non credi? Per quanto mi riguarda essere genoano prescinde sia dai giocatori, che dai presidenti e dai dirigenti che negli anni si sono susseguiti e si susseguiranno. Qualunque cosa succeda (e di cose brutte ce ne sono successe anche di recente) rimane la fede per una maglia, per un simbolo, per la nostra lunga storia. Il prof. Scoglio era un grandissimo e ho anche avuto il piacere e l’onore di conoscerlo. Oltre che una persona di intelligenza raffinata e brillante era un buon allenatore che a “Genoa” (così lui chiamava Genova) diventava il miglior tecnico del mondo. Ci sono tanti periodi che nel bene e nel male ho nel cuore. Di getto ti dico che la vittoria in extremis contro la Salernitana ai play-off di Serie C del 2005 con gol della meteora Dante Lopez fu qualcosa di enormemente importante sulla via di una rinascita che di lì a poco fortunatamente si concretizzò.
Quale prevedi sarà il futuro della musica? E internet ci renderà più stupidi o più all’avanguardia?
Questa è una domanda affascinante che esigerebbe una riposta sociologicamente all’altezza, che francamente mi interesserebbe molto ascoltare o leggere. Dal canto mio posso solo dirti, da fruitore quotidiano di internet (per lavoro e per sollazzo) che per alcune pericolose derive che stanno prendendo alcuni social network e, in generale, alcuni approcci estremi, parecchia gente se non si dà una regolata rischia di procurarsi gravi danni mentali a causa del web. Detto questo, parlando di consumo di musica, ma anche di creazione musicale, è evidente come le odierne tecnologie abbiano mutato radicalmente il modo di porsi davanti alle canzoni e agli album. Credo che l’antidoto contro il rischio di istupidimento risieda nel senso di responsabilità e nel buon gusto di ciascuno di noi. Essere acriticamente onnivori, accumulare file a e più non posso non spegne il senso critico e la tendenza ad innamorarsi della bella musica, magari presa poco alla volta, dandosi il tempo di capirla, metabolizzarla, apprezzarla.
Come pensi di promuovere il tuo cd? Hai una tournée in programma?
Da novembre inizierò a portare il disco dal vivo in tutta Italia. Almeno in un primo momento si tratterà di un concerto acustico in duo, dove reinterpreteremo i pezzi di Il problema di girarsi, ma anche canzoni dei Numero6 in chiave intimista e raccolta. Più avanti porteremo in giro un concerto più rock a ranghi completi. Personalmente non vedo l’ora di andare il giro a suonare il più possibile.
Articolo Precedente
Dc, la balena bianca
col senso dello Stato
Articolo Successivo
Roma, parte “Body worlds”
Corpi umani “plastinati” in mostra
I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.
FQ Magazine
Simba La Rue fermato a Milano sul Suv a noleggio e senza patente. A bordo con se hashish e marijuana: aveva il divieto di ingresso in città per tre anni
“Ho paura di mio padre, tu me lo ricordi”: Mary di MasterChef Italia piange davanti ad Antonino Cannavacciuolo. Lo chef replica: “Dovevi dirmelo”
Crozza, il monologo sulla situazione internazionale: “L’Europa? Inutile, è la Tajani del pianeta”
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - Ansia e depressione, nei pazienti con cancro, peggiorano la risposta alle cure e riducono la sopravvivenza. Lo evidenziano i risultati di uno studio (Stress Lung) pubblicato su 'Nature Medicine' e condotto su 227 pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato e trattati in prima linea con farmaci immunoterapici. A 2 anni, solo il 46% dei pazienti con distress emozionale, in particolare ansia e depressione, era vivo rispetto al 65% delle persone colpite dal carcinoma polmonare, ma senza segni di disagio psicologico. In Italia lo psicologo dedicato all'oncologia è presente, sulla carta, in circa la metà dei centri, in realtà solo il 20% delle strutture dispone di professionisti formati per affrontare il disagio mentale determinato dal cancro. Per contribuire a colmare questa lacuna nasce 'In buona salute', la prima piattaforma online di psiconcologia in Italia (inbuonasalute.eu), presentata ieri a Milano, in un incontro con la stampa. Si tratta di un luogo sicuro, accessibile e altamente professionale - riporta una nota - dove pazienti, caregiver e operatori sanitari possono ricevere un aiuto qualificato, senza limiti di tempo o spazio.
"Si stima che più del 50% dei pazienti oncologici sviluppi livelli significativi di distress emozionale che hanno un impatto negativo sulla qualità di vita, sull'adesione ai trattamenti e, quindi, sulla sopravvivenza - spiega Gabriella Pravettoni, responsabile scientifico di 'In buona salute', direttrice della divisione di Psiconcologia dell'Istituto europeo di oncologia e professoressa di Psicologia delle decisioni all'Università degli Studi di Milano - Il sostegno psiconcologico è fondamentale prima, durante e dopo le cure. Sono contenta che ci siano iniziative di questo genere dove si possa offrire un supporto concreto e personalizzato a chi affronta il tumore, attraverso un percorso di cura psicologica mirato e focalizzato al miglioramento del benessere mentale durante ogni fase della malattia".
Dopo aver completato un questionario online, la piattaforma suggerisce lo specialista più in linea con le necessità di ogni persona. E' infatti disponibile un team di psiconcologi certificati, impegnati a fornire un aiuto prezioso a pazienti, caregiver e operatori sanitari. Nella piattaforma è possibile trovare risorse, supporto emotivo e informazioni affidabili. E' consigliato un ciclo di 10 sedute online di 50 minuti.
"Troppo spesso i risvolti psicologici di una diagnosi di cancro sono lasciati in seconda linea, rispetto ai bisogni strettamente clinici - continua Pravettoni - Vanno considerate le difficoltà dei medici a discutere di questi argomenti durante la visita, anche per mancanza di tempo, e la riluttanza dei pazienti a confidarli, talvolta per lo stigma ancora associato ai problemi legati alla salute mentale. Anche quando i problemi psicologici vengono riconosciuti, non è facile gestirli nella pratica clinica. Non esiste, infatti, un modello di valutazione e intervento adatto a tutte le circostanze. Anche il supporto psiconcologico deve adeguarsi e rispondere ai bisogni dei pazienti, adottando tutti gli strumenti utili, incluse le sedute online".
Nel 2024, nel nostro Paese, sono stati stimati 390.100 nuovi casi di tumore. Grazie ai programmi di screening e ai progressi nelle terapie, aumenta il numero di persone che vivono dopo la diagnosi: nel 2024 erano circa 3,7 milioni. "La cura a 360 gradi di questi cittadini deve implicare una maggiore attenzione alle conseguenze psicologiche della malattia - afferma Lucia Del Mastro, professore ordinario e direttore della Clinica di Oncologia medica dell'Irccs Ospedale policlinico San Martino, Università di Genova - Il distress emozionale nelle persone colpite dal cancro è una condizione frequente, che ha un impatto negativo sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza. I pazienti oncologici con sintomi depressivi mostrano, inoltre, una minor aderenza ai protocolli terapeutici. Uno studio retrospettivo ha indagato il grado di accettazione della chemioterapia adiuvante in donne con carcinoma della mammella: tra le pazienti con depressione che non hanno richiesto aiuto psicologico, solo il 51% ha accettato di sottoporsi alla chemioterapia. L'associazione tra sintomi depressivi e riduzione della sopravvivenza può essere dovuta non solo alla mancata aderenza terapeutica, ma anche alla risposta allo stress cronico e ai meccanismi immunitari implicati".
Per garantire "servizi adeguati di psiconcologia - prosegue Del Mastro - serve non solo un potenziamento delle risorse, ma anche riconoscere il ruolo dello psiconcologo all'interno del team multidisciplinare. Inoltre, i pazienti devono essere informati di più e meglio sull'opportunità di beneficiare di questi servizi. Ad esempio, la norma che ha istituito in Italia le Breast unit ha stabilito che, all'interno dei team multidisciplinari, siano inclusi gli psiconcologi, ma troppo spesso nei centri di senologia mancano professionisti strutturati, sostituiti da figure che lavorano con contratti precari. Ecco perché sono importanti progetti come 'In buona salute', che possono rispondere alle esigenze di supporto emotivo dei pazienti. Va considerata anche la facilità di accesso al servizio online, perché non è necessario spostarsi per accedere alle strutture, vantaggio importante soprattutto quando si tratta di pazienti fragili in trattamento".
Aggiunge Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia: "Già dalla diagnosi la donna si trova a affrontare una serie di problematiche che afferiscono all'ambito psicologico. Stress, disturbi d'ansia, depressione, immagine corporea alterata, difficoltà nella sfera emotiva, familiare e di coppia, sono le più comuni di un elenco purtroppo molto lungo. Grazie anche all'aiuto dello psiconcologo, è possibile per la paziente sviluppare una capacità di adattamento e di autogestione di fronte alla malattia, arrivare cioè a quello stato di resilienza necessario a superare le difficoltà nel percorso di cura. Lo psiconcologo dovrebbe essere presente, insieme all'oncologo medico, fin dall'inizio, ad ogni colloquio, anche se siamo ben consapevoli della carenza di personale dedicato e della precarietà degli incarichi".
"Mentre ci impegniamo con forza affinché questi limiti vengano superati e si rispettino le linee guida europee che prevedono la presenza dello psiconcologo in tutte le Breast Unit, accogliamo con favore la disponibilità di una piattaforma online con figure specializzate - conclude - a cui pazienti e familiari possano rivolgersi con la certezza di trovare un supporto qualificato".