Inaugura oggi a Roma (fino al 12 febbraio) una mostra che sta facendo discutere tutto il mondo. “Body Worlds” del Dr. Gunther von Hagens, che resterà esposta negli spazi delle Officine Farneto, uno spazio di archeologia industriale nella zona del Foro italico , è infatti una provocazione non solo nei confronti dell’arte in generale ma all’umanità tutta. I numeri parlano da soli: 33 milioni di visitatori, di cui 11 milioni solo in Europa, 12 in America e 7 milioni in Asia. Ma la cosa più sconvolgente è che, in più di sessanta città del mondo, circa 13mila persone sono attualmente registrate come “donatori di corpo” all’Istituto di Plastinazione di Heidelberg. Di cosa si tratta? La tecnica della “plastinazione”, inventata e brevettata da von Hagens, permette di conservare tessuti e organi del corpo umano, sostituendo ai liquidi corporei polimeri di silicone. In mostra infatti ci sono, insieme ad più di 200 organi e sezioni, 20 corpi umani interi plastinati.
Il percorso della mostra è dedicato al cuore, dall’inizio della vita alle patologie che possono alterarne e minarne il funzionamento, fino alla morte. Il cuore – spiega il dottore – è il primo organo a formarsi all’interno dell’embrione umano ed è quello che, nel corso dell’esistenza, lavorerà di più, pompando oltre 200 milioni di litri di sangue in media nella vita di una persona: una quantità in grado di riempire più di tre superpetroliere. Von Hagens ha dichiarato fieramente alla stampa capitolina: “Il mio è un modo diretto di divulgare ed educare sui temi della salute, del benessere, della corretta alimentazione. Portare “Body Worlds” a Roma somiglia a un ritorno a casa perché la mostra si pone fermamente nella tradizione dello studio dell’anatomia umana, iniziato nel Rinascimento”. E’ infatti dai disegni anatomici del XV secolo che l’anatomopatologo si è ispirato per movimentare in pose dinamiche i corpi plastinati. “‘Body Worlds’ ha contribuito in maniera sostanziale a determinare nel pubblico una nuova consapevolezza del proprio corpo e a sensibilizzarlo attivamente sul tema della donazione di sangue e di organi, per salvare altre vite umane”. Il 68% dei visitatori intervistati dopo aver visto la mostra ha ammesso di aver deciso di prestare in futuro maggiore attenzione alla propria salute; circa il 23% si è detto più disponibile rispetto al passato alla donazione degli organi.
Per alleggerire, suggeriamo un altro paio di appuntamenti. “PAPERPARKing“, l’installazione eco-poetica di Nicoletta Boris a cura di Elisa Pincelli e Katia Mattioli, prenderà vita dal 16 al 18 settembre al Festival della Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo nel suggestivo spazio della Cavallerizza ducale di Sassuolo. Un albero al centro dello spazio, spoglio e ignorato dagli esseri umani, lancia il suo messaggio di rinascita, trasformandosi in uno albero in carta riciclata, coperto di foglie e fiori di cartone, nutrito da un corso d’acqua disegnato e solcato da barchette anch’esse di carta, immerso in un mondo in continua trasformazione fatto di opere create da bambini e adulti. L’ambiente ridefinito dall’intervento dell’artista fiorentina recentemente scomparsa, completamente realizzato in carta riciclata, sarà un work in progress, dove per tre giorni grandi e piccini interverranno con le creazioni realizzate durante i Laboratori Creativi Bruno Munari. Al termine di ogni sessione laboratoriale, i lavori di questi nuovi giovani artisti verranno esposti come parte integrante dell’installazione, che crescerà intorno al simbolo dell’albero.
Infine, “Short Theatre. Politiche della visione. Se non vedi, non credi”: fino al 18 settembre, il teatro India accoglie una comunità di attori, registi, performer, spettatori, operatori, studiosi per offrire un diritto di cittadinanza temporanea ad alcuni percorsi artistici legati alla drammaturgia contemporanea, alla scrittura scenica in tutte le sue declinazioni più o meno contaminate di generi e formati. “La nostra – spiega l’organizzazione, Area06 – è una manifestazione di idee, di modalità, di temi, di strategie per cercare un nuovo modo di stare in scena oggi”. Per Fabrizio Arcuri, direttore artistico, l’edizione 2011 ha una dedica particolare: “a quelle generazioni che sono nate e cresciute nella speranza che qualcosa accadesse, immerse in un presente che sempre rimanda la soluzione di sé, condannate all’eterna giovinezza da un sistema sordo e muto”.