Occupata per ore l’anticamera del sindaco Merola, a Palazzo d’Accursio. E’ quanto accaduto nel tardo pomeriggio di oggi, quando alcuni lavoratori della cooperativa Dolce hanno deciso di entrare nelle stanze del Comune di Bologna per portare le loro proteste e le loro voci. Un’azione simbolo che voleva protrarsi fino a notte fonda con una notte bianca nelle sale di palazzo d’Accursio, per protestare contro un appalto, vinto dalla cooperativa torinese Quadrifoglio, che non garantisce continuità lavorativa agli educatori con servizi integrativi e a chi lavorerà direttamente per la cooperativa sociale Energym, la quale non rispetta il contratto nazionale del lavoro, con i cosiddetti Co.co.pro.

Ma la serata ha seguito un’altra direzione rispetto a quella già tracciata, in cui la tensione è divenuta unica protagonista. Nelle fasi più accese dell’occupazione infatti, intorno alle 20,30, dopo essere stato spintonato dalla Polizia Municipale per impedirgli di accedere all’anticamera, Massimo Betti, coordinatore Usb dell’Emilia Romagna, è caduto a terra, riportando alcune contusioni ad una gamba.  Di lì a poco l’arrivo dell’ambulanza, insieme a carabinieri e polizia, e la trasformazione della sala in un via vai diffuso di agenti e volontari del pronto soccorso. Un epilogo insomma che ha chiuso una giornata contraddistinta dalla tensione e da una voglia profonda, da parte dei lavoratori, di trovare risposte per il proprio futuro lavorativo, proprio lì, tra quelle sale antiche e imponenti di Palazzo d’Accursio.

Un ascolto ‘negato’, fin dalle prime ore della mattinata, quando alle 11 i lavoratori Dolce, insieme al sindacato Usb, si sono recati, dopo un precedente accordo con gli assessori Lepore e Pillati, alla sede comunale distaccata di piazza Liber Paradisus per incontrate alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale. Risultato? Un’attesa di tre ore perché all’incontro non si era presentato nessuno, senza dare alcun preavviso. Motivazione? Lo svolgimento in contemporanea di una riunione  a Palazzo d’Accursio tra l’amministrazione e le varie cooperative. Ma non è tutto. Perché sempre in piazza Maggiore, si era svolta un’altra riunione tra Cgil, Cisl e l’amministrazione. Una chiara, se non voluta,  separazione tra sindacati, vista la sottoscrizione di un verbale che Usb insieme ai lavoratori, a differenza degli altri sindacati, non ha accettato.

Dopo una lunga attesa infatti, con l’arrivo a Liber Paradisus di Montalto, rappresentante delle associazioni sindacali dell’amministrazione comunale, anche i lavoratori e Usb sono venuti a conoscenza del verbale sottoscritto tra cooperative e amministrazione. Ma gli educatori non hanno trovato alcuna risposta tra quelle righe a quanto chiedevano, ovvero la garanzia di tutela dei servizi integrativi che ad oggi subirebbero un sensibile abbassamento di livello, nonché il rispetto del contratto lavorativo per chi lavorerà per la cooperativa sociale Energym. Elementi che hanno portato al rifiuto del verbale, considerandolo ‘carta straccia’ poiché non conteneva alcuna soluzione effettiva  per i lavoratori.

Ma la rabbia degli indignados di Dolce, si è acuita ulteriormente quando, nella lunga attesa che arrivasse qualcuno all’incontro stabilito, alla vista nella piazzetta del sindaco Virginio Merola, gli hanno chiesto se poteva dare loro ascolto per avere alcune spiegazioni. La risposta del primo cittadino è stata lapidaria quanto inaspettata: “Ho cose più serie a cui pensare”. L’indignazione degli educatori a quel punto è salita alle stelle. I lavoratori, animati dalla rabbia e dalla voglia di vedere rispettati i propri diritti, hanno riprovato a farsi dare ascolto seguendo Merola all’interno del bar in cui si era rifugiato per un bicchiere, ma nulla da fare. Unica risposta, un silenzio tombale, avvolto da un atteggiamento di indifferenza del primo cittadino, accompagnato alla sua uscita dal locale, da alcuni suoi gesti poco educati.

Così i lavoratori hanno deciso di tornare in piazza Maggiore, nel cuore della loro città, per urlare a tutti, con i loro cartelloni, la rabbia per non vedere rispettato il loro sacrosanto lavoro. Grida che si sono scaraventate in un finale poco piacevole per gli educatori e che, con ogni probabilità, li riporterà ancora alla ribalta per proseguire la loro battaglia contro uno spezzatino di diritti.

di Carmen Pedullà

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