Quarto Oggiaro? Un quartiere dell’estrema periferia di Milano. Era chiamato “Corea”, o “Barbon City”, quando fu costruito, negli anni Sessanta. Poi, nei Settanta, arrivarono le lotte operaie e perfino i gruppi della lotta armata. Infine l’eroina, le occupazioni abusive, i gruppi della criminalità organizzata. Oggi Quarto Oggiaro è un quartiere che ha una storia e un orgoglio, ve lo dice uno che ci ha abitato da adolescente.
Oggi sono molti i gruppi e le associazioni che vi operano. Alcuni di questi hanno deciso di dare nuova vita a un giornale nato negli anni Settanta, Quartorosso. E hanno celebrato l’evento con una mostra fotografica in via Capuana. Vi sono esposte le immagini di Cesare Snelli, struggenti bianchi e neri che mostrano in presa diretta “le lotte del quartiere” organizzate da uno strano gruppo di ragazzi, aderenti al Movimento studentesco dell’Università Statale anche se molti di loro non erano affatto studenti, ma giovani lavoratori. “Proletari”, si diceva allora. Un gruppo di quartiere, un gruppo di militanti politici ma, prima ancora, di amici che stavano crescendo insieme. Cesare Snelli fotografa “le lotte”, ma anche le vacanze in Grecia, le manifestazioni, ma anche i giochi, i salti. E poi i mercatini auto-organizzati, la “maratona popolare” di quartiere, i concerti musicali in piazza Capuana, la cooperativa di consumo che fu tentata per abbassare i prezzi.
All’inizio, a Quarto Oggiaro le strade non erano ancora asfaltate e quando pioveva si riempivano di fango. Non era terminata neppure la chiesa di santa Lucia, in via De Roberto: il prete diceva messa in una baracca di legno. Poi è arrivato in quartiere don Stefano, un prete del Concilio, per tanti ragazzi un maestro di vita. Erano anni in cui sembrava di dovere (e potere) cambiare il mondo. Si viveva in una dimensione collettiva. Ci si sentiva dentro un grande fiume che poteva spazzar via le ingiustizie e costruire una società più giusta. Ci si sentiva protagonisti della storia. E le foto di Cesare Snelli sembrano fissare quell’irripetibile momento storico. I gruppi politici coincidevano (come era normale in quegli anni) con i gruppi di amici: insieme si cresceva, vivendo un’adolescenza e una giovinezza come sempre inquieta, ma in più piena di voglia di cambiare il mondo. Ma fatta anche di pomeriggi al bar, di film la domenica pomeriggio a Rho, di vacanze in Calabria o in Grecia, di innamoramenti e pene d’amore. Cesare proveniva, come tanti altri, dall’oratorio di Quarto Oggiaro. La politica era il modo naturale per mettere in pratica gli insegnamenti religiosi sull’uguaglianza degli uomini e sull’amore da dare ai “fratelli”.
Così nacque il Circolo giovanile (era il nome del gruppo giovani dell’oratorio!). Così nacque il giornale Quartorosso e, più tardi, la Cooperativa di consumo. Erano anni pieni di ideologia – in fondo, erano gli anni Settanta del Novecento – ma anche di impegno concreto. Lezioni per i ragazzini che avevano problemi a scuola, proteste contro la costruzione delle torri di via Lessona, altro cemento che veniva a soffocare un quartiere dove il cemento certo non mancava. E poi i “mercatini rossi”, il centro di cultura popolare.
Le foto di Cesare Snelli hanno fermato sulla carta tutto ciò. Un pezzo della storia di Quarto Oggiaro senza il quale non è possibile comprendere la storia di Milano e del Nord, oggi irriconoscibile.
Il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2011