Maxi adesione da tutta Italia all'iniziativa promossa dall'Anci contro i tagli ai Comuni imposti dalla Finanziaria approvata ieri alla Camera. Da Torino a Roma, da Venezia a Genova, uno sciopero bipartisan oltre ogni divisione politica
Tanti, tantissimi, circa l’85 per cento del totale secondo il vicepresidente dell’Anci, Graziano Delrio. Sono i sindaci di tutta Italia che oggi hanno aderito alla manifestazione promossa dall’Associazione nazionale comuni italiani per protestare contro i tagli agli enti locali previsti nella manovra finanziaria. Uno sciopero non solo simbolico: i primi cittadini hanno riconsegnato ai prefetti le proprie deleghe alle funzioni di anagrafe e organizzato tutta una serie di iniziative collaterali di sensibilizzazione. Da Torino a Roma, da Genova a Potenza, fino a Venezia, a Bologna e a Viggiù, in provincia di Varese, dove il primo cittadino leghista Sandy Cane ha deciso di non rispettare il diktat imposto dal partito, che aveva chiesto ai “suoi” sindaci di non partecipare alla protesta. “Non siamo in Urss e la manovra è sbagliata nelle parti sugli enti locali”, ha detto il primo cittadino di origini afroamericane, a testimonianza di un’iniziativa che ha raccolto proseliti a prescindere dal colore politico di chi vi aderisce.
A Roma, ad esempio, anche Gianni Alemanno ha deciso di schierarsi al fianco dell’Anci: “Consegnare questa protesta solo ai sindaci di sinistra sarebbe un errore per il centrodestra”, ha spiegato Alemanno che, pur non considerandosi dimissionario (come la riconsegna delle deleghe al prefetto farebbe pensare), ha spiegato che la sua adesione serve a ribadire come l’approvazione della Finanziaria metta a repentaglio i servizi ai cittadini: “Se la manovra va avanti così – ha detto il sindaco della capitale – rischiamo di non trovare più bus e tram alle fermate o di pagare i biglietti cinque euro. Rischiamo di dover tagliare i servizi sociali e di non poter chiudere i 235 cantieri aperti in città”. La presa di posizione di Alemanno, tuttavia, non è andata giù ad alcuni rappresentanti dei sindacati, che durante la protesta davanti agli uffici dell’anagrafe romana hanno cercato di consegnargli un coccodrillo gonfiabile “perché – hanno detto- le sue sono parole di coccodrillo”. L’azione provocatoria, tuttavia, è stata bloccata dalla polizia e i due sindacalisti – un uomo e una donna – portati in questura.
A Torino, invece, Piero Fassino, oltre a riconsegnare la sua delega al prefetto, ha organizzato un volantinaggio per spiegare ai suoi concittadini i motivi della mobilitazione, “alla quale – ha detto – siamo stati costretti da un governo che non ha accolto nessuna delle nostre proposte, dopo che da dieci anni si tagliano continuamente i fondi per gli enti locali. Noi non intendiamo peggiorare la qualità della vita dei nostri cittadini, al contrario vogliamo migliorare i servizi in tutti i campi e difendere i diritti delle persone e delle famiglie”. Sulla scelta della Lega, inoltre, il sindaco di Torino ha le idee chiare: “Fa male, perché anche loro subiscono i tagli e quindi hanno diritto a protestare, e poi i sindaci non prendono ordini dai partiti”.
Secondo il sindaco di Genova Marta Vincenzi – che aderito alla protesta e organizzato la distribuzione di volantini ai genovesi – , “con l’approvazione della manovra, è venuto meno il ruolo delle città, non solo dei comuni, nelle scelte della politica del nostro Paese. Dalla crisi possiamo uscire solo restituendo alle città la loro centralità, non togliendola come sta facendo il governo”. In Piazza San Marco a Venezia, invece, maxi volantinaggio dei sindaci dei comuni della provincia, che hanno consegnato ai veneziani, ma soprattutto ai turisti un documento – tradotto anche in inglese – in cui vengono spiegati i tagli e ciò che comporteranno per la quotidianità delle amministrazioni che li subiranno. “Secondo un primo calcolo – ha detto Giorgio Orsoni – , Venezia è fra le città più colpite da questa manovra economica: ad ogni veneziano, nel 2012, costerà oltre 300 euro”.
Protesta bipartisan, invece, a Potenza, dove sindaci di centrodestra e centrosinistra hanno manifestato esponendo maschere bianche con smorfie di dolore e striscioni con la scritta “Comune chiuso per manovra”.