La strage di Ustica del 27 giugno 1980 potrebbe diventare oggetto di una commissione che fa capo al parlamento europeo. L’idea – lanciata da Daniele Osnato, uno degli avvocati del pool che supporta i familiari delle 81 vittime del Dc9 Itavia – deve ancora essere messa a punto perché possa rivelarsi il più efficace possibile. “A metà ottobre”, dice Daria Bonfietti, presidente dell’associazione che riunisce i congiunti di coloro che morirono nei cieli del Mediterraneo in quell’inizio estate di 31 anni fa, “ci riuniremo perché ne dobbiamo discutere con gli altri associati e con i legali. È necessario fare in modo che, se verrà individuato uno strumento d’indagine comunitario, questo possa raggiungere il massimo degli obiettivi”.
Lo scopo – esplicito – è quello di arrivare alla verità sull’abbattimento dell’aereo che partì da Bologna ma che non atterrò mai a Punta Raisi, in Sicilia. E per farlo il passaggio preliminare è quello di attendere le motivazioni della sentenza pronunciata nei giorni scorsi dalla terza sezione civile del tribunale di Palermo, quella che condanna ministero della difesa e dei trasporti al risarcimento di 100 milioni di euro ai familiari. Dopodiché dovranno essere studiati dal punto di vista legale i passi da compiere affinché l’azione in Europa possa riflettersi nella scelta dello strumento d’indagine più adatto.
La commissione temporanea speciale: indagò su Echelon e sulle attività della Cia. Una prima verifica, condotta a Bruxelles dall’agenzia Dire, identificherebbe nella commissione temporanea speciale la piattaforma parlamentare che potrebbe fare al caso di una vicenda come quella della strage di Ustica. Una vicenda che, oltre i nodi ancora non risolti in via giudiziaria, vede ribaditi proprio dal recentissimo pronunciamento civile di Palermo i depistaggi delle istituzioni italiane, che avrebbero operato per alterare e occultare elementi utili alla ricostruzione dai fatti. E di storie poco limpide altre commissioni temporanee si sono già occupate in passato.
Se vengono utilizzate per valutare iter più “tranquilli” come all’associazione di una nazione alla Comunità economica europea, sono state ritenute le migliori per due vicende che hanno fatto parlare parecchio di sé. La prima, all’inizio dello scorso decennio, è quella relativa a Echelon, infrastruttura di sorveglianza e di intercettazione satellitare di cui a lungo si è negato l’esistenza. Di fatto, invece, Echelon esiste da quarant’anni e ne beneficiano le agenzie di intelligence di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Nuova Zelanda e Australia.
In proposito l’11 luglio 2001, nel report della commissione temporanea del parlamento europeo, scriveva l’esponente della Spd Gerhard Schmid: “La necessaria capacità di attività di intelligence in Europa richiede un sistema di controllo politico sulle attività delle agenzie coinvolte”. Come a dire che, oltre che confermata, si attestava che l’attività di Echelon avveniva un po’ troppo al di fuori dei parametri stabiliti dalle esigenze di sicurezza all’interno del continente.
Altro caso per il quale è stata costituita una commissione temporanea speciale riguarda le attività della Cia in Europa. Era il 2006 e in Italia era ormai risaputo che il 17 febbraio 2003 uomini dei servizi statunitensi, insieme a colleghi italiani, avevano rapito a Milano l’imam Abu Omar. E forse il caso delle “extraordinary rendition” (così si chiamano queste operazioni, tutt’altro che infrequenti sia prima che dopo la fine della guerra fredda) è quello più vicino a Ustica, dato che in sede penale l’apposizione del segreto di Stato sulla collaborazione fornita da agenti del Sismi ai tempi di Nicolò Pollari non ha reso possibile arrivare a sentenze che identificassero le esatte responsabilità dei militari coinvolti.
Prodi: “La commissione d’inchiesta europea va nella giusta direzione. Ma si faccia presto”. Le prossime settimane saranno dunque decisive per capire se la discussione sulla strage di Ustica possa spostarsi dall’Italia all’Europa. L’europarlamentare Pd Salvatore Caronna ha già dichiarato la sua disponibilità a farsi carico di tutte le verifiche necessarie e ad avviare, nel caso diano esito positivo, le procedure le attivare gli strumenti necessario.
E Romano Prodi, sempre più rilevante sullo scacchiere internazionale (come ha testimoniato la recente visita in Cina che lo ha di fatto individuato come il “Kissinger” del Vecchio Continente), ha dichiarato che “la proposta di una commissione d’inchiesta va certamente nella giusta direzione. A condizione però che la commissione possa giungere rapidamente alle sue conclusioni”.