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La Tunisia è alle prese con la prima<br>campagna elettorale da Paese libero

Sono in arrivo le prime elezioni libere in un paese arabo dopo l’ondata democratico-rivoluzionaria che, a partire dall’inverno scorso, ha decapitato i regimi nordafricani. Succede in Tunisia, dove si vota il 23 ottobre. Il paese è in pieno fermento pre-elettorale, anche se le strade non sono tappezzate di manifesti elettorali perché dal 12 settembre sono vietati in nome della “par condicio”. La visita del premier turco Erdogan a Tunisi ha dato ulteriore solennità all’appuntamento elettorale, ed è suonata a mo’ di spot in favore degli islamisti locali di Ennadha (La verità), che si richiamano esplicitamente all’esperienza di Giustizia e sviluppo, il partito del leader turco. “Dimostrerete come si conciliano Islam e democrazia”, ha detto Erdogan ai tunisini.

Per capire come le varie formazioni politiche si daranno battaglia, è importante capire come funzionano i meccanismi dell’Assemblea costituente. Dopo un lungo dibattito, la commissione istituita dal governo provvisorio all’inizio di primavera ha optato per un proporzionale “alla spagnola” che di fatto favorirà i partiti o le liste di coalizione più forti. I seggi infatti verranno attribuiti – in numero variante da 4 a 10 a seconda dei residenti – in ciascuna delle 27 circoscrizioni nazionali. Per le 6 circoscrizioni estere – riservate ai tunisini residenti fuori dalla madrepatria – gli eletti possono essere ancora meno. E’ il caso dell’Italia, i tunisini residenti in Italia eleggeranno il 23 ottobre 3 deputati per l’Assemblea costituente. Per entrare in Parlamento, in pratica , bisogna almeno tendere ad avvicinarsi al 10 per cento dei voti in una circoscrizione popolosa che elegge 10 deputati.

Ma la grande e novità di queste elezioni è che per legge la metà dei candidati dovrà essere di sesso femminile. Questo non significa un Parlamento con metà donne perché nella maggioranza dei casi infatti le liste eleggeranno solo il capolista di circoscrizione che spesso è maschio (con la donna al secondo posto). Fa eccezione la mini-coalizione elettorale del Polo democratico modernista che ha scelto metà capilista donne.