Austria travolta dalla corruzione. Wolfgang Schüssel, ex Premier e leader del partito popolare austriaco (Övp), ha abbandonato la vita politica per gli scandali che stanno scoppiando attorno a lui e ad altri esponenti di spicco del suo precedente governo. Troppe le ombre che offuscano la privatizzazione di Telekom Austria, la maggiore impresa di telecomunicazioni del Paese, dove si sospettano bustarelle per svariati milioni di euro.
Schüssel, pur negando ogni coinvolgimento personale, ha preferito rimettere il suo attuale mandato di deputato al parlamento federale austriaco per agevolare le indagine della magistratura. “Voglio contribuire affinché venga fatta piena luce su questa faccenda senza alcuna influenza politica e pregiudizio mediatico”. Parole all’apparenza sagge ma che vengono viste dall’opposizione austriaca come “un’ammissione di colpevolezza” per il controverso ex premier popolare. Accuse simili sono rivolte a Karl-Heinz Grasser, ex ministro delle finanze e compagno si partito di Schüssel dopo gli anni passati a fianco dello xenofobo Jörg Haider. Nell’occhio del ciclone anche l’ex ministro degli interni Ernst Strasser, l’ex ministro dei Trasporti Hubert Gorbach e l’ex ministro delle infrastrutture Mathias Reichhold. Anche per loro la magistratura austriaca sta investigando su privatizzazioni truccate, provvigioni e tangenti.
Ma a far più scalpore è il presunto coinvolgimento, o tacito assenso, dell’ex Premier Schüssel, cancelliere federale dell’Austria dal 2000 al 2007 e alla guida di due governi molto controversi nel corso della sua oltre trentennale carriera politica. Schüssel è reputato infatti il politico austriaco più influente degli ultimi vent’anni.
Proprio la privatizzazione di Telekom Austria, presieduta da Hannes Ametsreiter e della quale lo Stato possiede oggi solo il 28 per cento, costituisce il capitolo meno chiaro del fascicolo Schüssel & C., ma di certo non il solo. Sotto la lente dei magistrati anche la privatizzazione della compagnia Buwog, dove, secondo la stampa austriaca, due uomini d’affari vicini a Grasser avrebbero ricevuto 10 milioni di euro nel 2004 per “agevolare” l’operazione. Ma se per favorire il corso delle indagini è stato disposto a lasciare la politica, Schüssel non sembra assolutamente intenzionato a mollare il suo posto nel consiglio di Rwe, il gigante elettrico tedesco con sede ad Essen, né tanto meno, secondo i Verdi austriaci, il lautissimo stipendio che ne deriva. Un posto che gli è già costato molte critiche vista la propensione al nucleare della Rwe, malvista in un Paese storicamente avverso a questa forma d’energia come l’Austria.
Per il Partito Popolare Austriaco (Övp) non fa altro che piovere sul bagnato. Le dimissioni di Schüssel coronano una crisi di popolarità ormai cronica del partito che attualmente governa in forzata coabitazione con i social-democratici dello Spö, mentre i due partiti di estrema destra, il Partito della Libertà (Fpö) e l’Alleanza per il futuro dell’Austria (Bzö) fondato da Jörg Haider, continuano ad guadagnare terreno. Il risultato delle ultime elezioni nazionali del 2008 ha presentato un Paese ancora più diviso dove nessun partito da solo era in grado di formare un governo stabile. Le prossime elezioni sono previste per il 2013, e la brutta uscita di scena di Schüssel rischia di assestare il colpo di grazia all’ormai decadente Övp.
Franz Fiedler, presidente di Transparency International ha parlato di situazione “scoccante”. “A stupire non è la riprova della connessione di corruzione tra affari e politica, ma la dimensione di questi scandali. Assolutamente sorprendente”. Più caustico il commento dello scrittore austriaco Karl-Markus Gauß, che sul Der Standard ha scritto: “Mai come ora persone così tanto stupide hanno ricoperto posizioni così alte”.