Circa mille persone, in testa uno striscione con la scritta “Lega ladrona”. Il corteo organizzato da centri sociali, partiti e associazioni anti-razziste a Venezia arriva a meno di ventiquattr’ore dalla Festa del popolo padano. E, fin da subito, la tensione è alta, con la polizia in assetto antisommossa che blinda le strade. Le tensioni cominciano davanti al Ponte degli Scalzi, non lontano dalla stazione ferroviaria, quando alcuni manifestanti tentano di forzare il cordone delle forze dell’ordine, che rispondono con una carica. Da lì partono dal corteo fumogeni e una bomba carta. Il risultato è che ci sono una ventina di feriti: 12 tra polizia e carabinieri e una mezza dozzina tra i manifestanti; tra questi il consigliere comunale Beppe Caccia che, insieme ad altri esponenti del parlamento cittadino, procedeva nella prima fila del corteo con le mani alzate.
E che ci sarebbero stati tafferugli forse lo si poteva prevedere, visto che solo poche ore prima che cominciasse la manifestazione Questura e Prefettura avevano negato la possibilità di sfilare lungo il percorso richiesto, da Strada Nova a Santa Margherita passando per Rialto e San Marco. Ma gli organizzatori hanno deciso di dire no al divieto imposto dalle istituzioni.
Nel pomeriggio sono stati occupati per circa mezz’ora anche i binari della stazione di Santa Lucia. Il traffico dei treni ha poi ripreso intorno alle 18:50 con pesanti ritardi.