“Visto il grado di sviluppo della coscienza secolarizzata nel mondo occidentale; considerate le conquiste in fatto di libertà dei costumi, diritti dei lavoratori, diritti umani; ammesso e non concesso che vi sia un terreno più fertile per l’accesso ad una posizione critica nei confronti dell’esistenza; com’è possibile che la responsabilità (tanto in politica quanto nelle dinamiche relazionali) venga considerata come un peso piuttosto che nella sua natura di traccia del nostro passaggio, condizione necessaria del gesto eroico?”
Risposte:
Signor Spinelli,
la sua domanda è a mio avviso priva di fondamento nelle premesse.
Non si capisce,infatti,per quale motivo la secolarizzazione della nostra esistenza (con tutto l’apparato delle gravi conseguenze che ciò ha determinato, non per ultima l’affermazione del vizio in tutti gli ambienti in cui l’uomo poggia il proprio piede) dovrebbe aver reso la nozione di responsabilità, cioè, presumo, la consapevolezza di essere stati se medesimi a fare quello che si è fatto (non“l’abilità nel pronunciare responsi”) in contrasto con l’affermarsi di una posizione critica nei confronti dell’esistenza. Se per “peso” dobbiamo intendere il sentirsi quasi schiacciati dalla consapevolezza di aver agito, non vedo perché mai ciò dovrebbe essere considerato come il sintomo della malattia chiamata secolarizzazione, che ha portato al prevalere dell’irrazionalità e dell’istinto rispetto al vuoto piegarsi ai dettami di un‘Autorità Trascendentale.
E’anzi vero il contrario, e cioè che il merito della Dea Contingenza consiste nell’averci aiutato a comprendere che la scomparsa di ogni vizio si accompagna alla scomparsa di ogni senso di colpa, spingendo chi agisce a credersi un eroe per il semplice fatto di aver agito in conformità ai principi etici che gli sono stati impartiti (es:io sono un mezzo attraverso cui si manifesta la grandezza di Dio,ergo: ad agire è Dio non io). Il virtuoso,dunque,a differenza del vizioso,non può sentirsi in colpa per le proprie azioni,in quanto consapevole non già di avere agito semplicemente,ma di avere agito così come richiestogli dalla sua natura virtuosa.
Il virtuoso,dunque,a differenza di chi fa del vizio la costante della propria esistenza, ha un approccio decisamente meno critico riguardo all’analisi della propria azione nel mondo rispetto al vizioso, e non si capisce come lei possa credere il contrario. Le faccio un esempio:un giovanotto vota per il centrodestra, cioè per Berlusconi, perché convinto che votando per il centrosinistra avrebbe portato il proprio Paese sull’orlo del baratro. All’indomani della vittoria elettorale del partito per cui ha votato, tuttavia, si rende conto di essersi completamente sbagliato, e si sente responsabile,cioè in colpa, cioè gravato da un insostenibile rimorso, per aver concorso, col proprio voto, a condurre il proprio Paese sull’orlo di quel baratro che voleva evitare.
Perchè mai se costui non fa altro che smanettarsi dalla mattina alla sera per ingravidare centinaia di donne senza conoscerle (attraverso la fecondazione eterologa), in conformità alla secolarizzazione del tempo in cui è immerso, non dovrebbe sentirsi in colpa per aver votato per il centrodestra, anzi, dovrebbe sentirsi come chi ha lasciato traccia di un proprio gesto eroico? Avrebbe forse fatto meglio a non votare,così rimanendo estraneo alla storia del proprio Paese ma comportandosi in conformità al precetto di vita buddhista che vuole l’uomo completamente staccato dai piaceri e dalle sofferenze terreni?
Non crede che chi non ha votato per nessuno dei due schieramenti politici in lotta per il maggior numero di seggi in Parlamento più che un eroe debba sentirsi schiacciato dal peso di non avere alcun interesse ad evitare che il proprio Paese faccia delle scelte a suo avviso sbagliate, e che dunque la sua colpa sia ben maggiore rispetto a quella di chi ha votato per colui che in maniera assolutamente imprevedibile (per il giovane elettore,ovviamente) si è rivelato esattamente come la personificazione di quell’incubo che credeva si sarebbe avverato votando per l’opposto schieramento politico?
Non crede che chi ha votato per il centrodestra perché così gli era stato consigliato di fare da chi gli ha impartito i principi morali cui ispira la sua vita (e cioè perché, essendo un fervente cattolico, avrebbe così ottenuto l’indulgenza del suo confessore per le sue auto-pippe), anziché un eroe, debba sentirsi “più in colpa”di chi, pur smanettandosi, ha votato per il centrodestra perché credeva che il centrosinistra avrebbe fatto molto peggio?
E perché l’incauto elettore dedito all’autoerotismo che si sente in colpa per le proprie scelte, dovrebbe avere un approccio meno critico in ordine all’analisi della propria esistenza rispetto a chi non si sognerebbe mai e poi mai di sfiorare un organo sessuale, incluso il proprio (in quanto buddhista o membro del clero) e che dunque non si riconosce in quei valori che la secolarizzazione ha posto al centro della vita politica e relazionale?
Vito Matteo.
Data la svalutazione del gesto eroico come traccia del nostro passaggio in favore del piu istintivo, naturale e politically correct GESTO EROTICO, e’ presto spiegato come la responsabilita’ sia oggi considerata un peso non potendo piu giustificare la “responsabilita’ del buon padre di famiglia” (fondamentale per il Diritto) considerando che il nostro parlamento (e quindi chi il Diritto lo fa) prolifera di ottimi padri e puttanieri di famiglia.
Cordialmente
Matteo Barbati
Caro Spinucci, meno male che Sartre non ti può più leggere, altrimenti, immagino , che il tuo quesito- così impegnativo- gli avrebbe mandato di traverso la brioche inzuppata nel cafe au lait . A parte ciò, a me pare che forse la risposta si trovi nel diffondersi – negli adulti- di una generalizzata cultura “ludica” che era invece propria all’infanzia. Una sorta di: Peter Pan for ever . La cultura della responsibilità impone delle scelte… “l’esistenzialista” Sartriano, consapevole del dramma interiore si suicida. I” Peter Pan” italiani -più giocherelloni- preferiscono far suicidare gli altri.
P.S. ” Il gesto eroico” ? Cos’ é ? Roba che si mangia ?
Giuseppe de Rosis
Ogni ” PAESE DI MERDA “che si rispetti, ha la sua “SCUOLA DI MERDA ” che si merita.
Purtroppo noi non siamo solo quanto citato, ma anche il paese delle SPINTARELLE, SPINTONI, RACCOMANDAZIONI, DEL ” LEI NON SA CHI SONO IO “, ecc. ecc..
Per cui, per i giovani di buona volonta’ che hanno un buon curriculum scolastico fino al liceo, in caso di ” fregatura ” per l’accesso universitario (fregatura sarebbe perche’ per tredici anni ha frequentato lo stesso ordinamento ” statale italiano ” e non qello de KATANGA o giu’ di li’) non resta che farsi coraggio e valigia per andare all’estero a completare il ciclo.
Sarebbe anche un anticipo e quindi una esperienza per la futura occupazione che il ” PAESE DI MERDA ” non prevede nemmeno nella MANOVRA LACRIME E SANGUE .
E’ molto amaro ma purtroppo e’ cosi’.
Pietro Gitti
Attrae e galvanizza la teoretica sul peso accettato o rifiutato della responsabilità nell’homo e nel politico: sorprende che generi tanto distinti possono mai avere in comune qualcosa .
Si sostiene comunque , da parte di eccellenti pensatori, che in sua assenza la civiltà, sarebbe rimasta al palo primordiale. Giusto, sebbene resti alla civiltà la pecca non veniale di avere prodotto anche il politico, sub-genere di ente che, per le malelingue, infetta la crosta da secoli in orda famelica. Del quale, oziosamente si discetta, attualmente andrebbe dimezzato il numero. In effetti sarebbe assai più produttivo nell’ambito della responsabilità humana, dunque eroica, raddoppiare il suddetto numero dimezzando il politico in senso latitudinale o longitudinale a piacere.
Tornando al punto: l’astratto sostantivo divenuto però assai concreto, in quanto strettamente congiunto con lo Scilipoti, organismo mutante di ultima generazione e termine di oscure origini filologiche, non può rientrare a pieno titolo nella sfera del principio su cui dibattere in ambito concettoso sociofilosofico ed astratto; tutt’al più , se proprio anche a questo punto se ne volesse comunque approfondire nessi e funzioni, essa resterebbe riferita ad oggetti assai concreti :
a) Colatura mostosa di multiformi ed allegri contenitori, deposti in omaggio a fortunati passanti sul ciglio di sollazzevoli percorsi, allorché esalino da essi penetranti essenze volatili ;
b) Ciò che resta aderente alla bianca porcellana in assenza del prezioso liquido, ormai scemante, e resterà vieppiù allorquando la foresta amazzonica ci saluterà ;
c) Morbida matassa che si ricava frugando, con voluttà nello scarico della doccia posta in luoghi frequentati da femmine dai lunghi capelli;
d) Mucillagine condensatasi …..
tralascio il resto fino alla zeta ed oltre: del resto si può pretendere forse che chi non ha peso, né spessore – un soggetto a caso, il politico – non si lagni dovendo sopportare ingobbito la massa onerosa della responsabilità, mentre inala il suo fatale profumo inebriante? No certo, allora ne fa dono benevolo all’homo, per il quale ogni peso non può che essere lieve . Chissà mai non sia questa la sua sola virtù!
Ornella Bertacca Massa (MS)