Una tassa sui super-ricchi per ridurre il deficit e il debito. Il presidente Barack Obama si appresta a presentare il proprio piano per risanare i conti pubblici americani e prende di mira i paperoni: la pressione fiscale su chi guadagna più di 1 milione di dollari dovrà essere in linea con quella della classe media.
La Buffett Rule, la regola di Buffett sarà uno dei punti centrali del piano anti-deficit che punta a tagli per almeno 2.000 miliardi di dollari: un obiettivo più alto di quello della commissione creata nell’accordo sull’aumento del tetto sul debito con l’obiettivo di determinare entro novembre tagli per 1.000-1.500 miliardi di dollari per evitare riduzioni automatiche alla spesa. La nuova tassa prende le mosse dal guru della finanza e advisor di Obama, Warren Buffett, che più volte ha denunciato che i ricchi americani pagano una quota inferiore sul reddito in tasse federali rispetto alla classe media, perchè i guadagni sugli investimenti sono tassati meno degli stipendi. Buffett è stato advisor del presidente nella campagna presidenziale 2008 e lo ha consigliato prima del discorso al Congresso in settembre per il piano sul lavoro. Buffett ha organizzato per il 30 settembre una cena di raccolta fondi a New York per l’inquilino della Casa Bianca.
Il piano anti-deficit dell’amministrazione democratica prevede inoltre azioni per aumentare le entrate fiscali, limiti agli sgravi per i più abbienti e l’eliminazione dei sussidi per le società petrolifere. Il piano aumenterà la pressione sul Congresso, con i repubblicani contrari ad aumenti delle tasse. Le misure di Obama favoriranno – affermano alcuni rappresentanti della Casa Bianca – la crescita economica, che è debole. A sostegno della ripresa americana potrebbe scendere in campo in settimana la Fed, con nuove iniziative. Gli strumenti a disposizione della Fed sono tre. La prima è l’’operation twist’, ovvero l’estensione della scadenza del portafoglio titoli, un misura controversa con la quale la Fed cederebbe i bond a breve termine per acquistare quelli a più lunga scadenza. La seconda è “la riduzione o l’eliminazione” dei tassi di interesse che la banca centrale americana paga alle banche sulle riserve depositate alla Federal Reserve. Una terza è rendere più chiari i piani per i tassi di interesse, con alcuni membri della Fed secondo cui l’impegno a mantenere i tassi bassi fino al 2013 non è stato abbastanza specificato e vorrebbero che la Fed indicasse a quale livello di disoccupazione e di inflazione i tassi aumenteranno.